Un altro piccolo segreto della moschea di Solimano si nasconde sotto il pavimento, percorso da lunghi canali di ventilazione che la proteggono dall’umidità e che, al tempo della costruzione, servivano da condutture per l’acqua potabile.
Solimano creò inoltre, un enorme complesso attorno alla moschea che ospitava un ospedale, sei scuole, un bagno turco, una locanda, un forno e una scuola di medicina. Tutto questo per rendere il luogo di culto centrale nella vita di Istanbul.
L’imaret, la cucina pubblica, anch’essa in epoca ottomana, annessa al luogo di culto, sfamava ogni giorno circa mille poveri di ogni credo religioso: musulmani, cristiani ebrei. Gli indigenti ricevevano il loro pasto attraverso una feritoia nel muro, così chi serviva non vedeva chi avrebbe ricevuto il piatto, per evitare favoritismi. D’altro canto chi veniva servito non sapeva chi lo stesse aiutando, evitando ogni imbarazzo. Una relazione di completa uguaglianza. Oggi l’imaret è un ristorante in cui tutti possono mangiare.
Tutto attorno alla moschea c’è una zona chiamata il mercato dei drogati, perché in passato le sale da te vendevano oppio. Ora, ovviamente, non ci sono più, al loro posto invece molti locali sui tetti che offrono, oltre al delizioso te turco, una vista da mille e una notte sul Corno d’oro.