
Asia, Destinazioni, Malaysia / by PaolaVignati / Lascia un commento
La George Town dei Peranakan la storia di un popolo che ha reso unica una città.
George Town è la capitale dello stato di Penang in Malaysia. Dal 2008 il centro storico della città è patrimonio Unesco. George Town evoca l’atmosfera di altri tempi, di un’Asia dimenticata e scomparsa. Il sapiente mix di tre civiltà, malese, inglese e cinese ha dato origine ad una città unica nel sud est asiatico.
Per comprendere l’unicità di George Town è necessario ricordare brevemente la sua storia: l’isola di Penang è il più antico insediamento coloniale britannico in Malaysia, lo testimonia il primo accordo con la Compagnia delle Indie Orientali risalente al 1770.
Penang aveva una posizione invidiabile che la poneva al centro dei commerci marittimi dell’epoca.
A questo si aggiunge la forte presenza cinese, una comunità molto importante in tutta l’isola e soprattutto a George Town frutto di costanti migrazioni nel corso dei secoli.
Nel 1800 George Town deve la sua ricchezza al commercio dell’oppio cinese, oltre alle bische clandestine e ai bordelli, tutti gestiti dai clan cinesi. Ancora oggi Penang è l’unico stato della Malaysia ad avere un premier cinese.
Questa forte commistione di culture diverse ha dato origine ad un mix unico dal punto di vista architettonico, artistico e religioso.
Si passa dallo stile coloniale della City Hall e alle ricche dimore Penarakan senza dimenticare i maestosi templi buddhisti.
L’indipendenza dalla Gran Bretagna arriva solo nel 1946, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nel 1948 Penang entra a far parte della Federazione della Malesia; per diventare, nel 1963, uno dei tredici stati della Malaysia.
Si passa dallo stile coloniale della City Hall e alle ricche dimore Penarakan senza dimenticare i maestosi templi buddhisti.
ll Chew Jetty è il più grande, meglio conservato e più turistico dei moli di George Town.
Lungo i moli, sul mare, Jetty significa appunto molo, si sviluppano veri e propri villaggi su palafitte, costruiti dai migranti cinesi proventi dalla provincia di Fujian. Queste costruzioni storiche di oltre cento anni d’età, hanno contribuito all’inserimento di George Town nel Patrimonio Unesco.
Il clan Chew dà il nome al Chew Jetty, che è costituito da una settantina di abitazioni su palafitte e templi cinesi Il tutto collegato da passerelle. La famiglia Chew non è la sola ad abitare sui moli, molti altri clan vivono in questo villaggio.
I Peranakan conosciuti anche come Baba-Nyonya dal cinese Baba ovvero padre e Nyonya dama. Chiamati anche cinesi dello stretto sono i discendenti dei primi cinesi immigrati nella penisola malese, tra il XV e il XVII secolo. Questa cultura è molto diffusa a Penang, Malacca, Singapore e si trovano tracce anche a Phuket Town.
Il termine Peranakan fa riferimento ai matrimoni misti tra cinesi e malesi.
La Pinang Peranakan Mansion, oggi museo, era una residenza privata di un ricco commerciante cinese peranakan Chung Keng Quee, capoclan e punto di riferimento della comunità. Costruita alla fine del XIX secolo nonché uno dei più ricchi dell’epoca.
Il suo colore verde attira immediatamente dalla strada, ma la vera bellezza è all’interno. Ogni stanza è riccamente decorata in legno con intarsi in madreperla. Completamente arredata con oggetti di antiquariato e con molte foto in bianco e nero della famiglia.
Sempre nella casa si trova il il Chung Keng Kwi Temple
Così come la Sala degli antenati, il luogo deputato deputato al ricordo, in cui sono conservate le ceneri dei defunti della famiglia.
La Blue Mansion è uno degli edifici più fotografati di George Town. Sarà per il suo colore blu cobalto. Sarà per la sua storia: il proprietario Cheong Fatt Tze, un poverissimo mercante hakka divenne un ricco commerciante creando un vero e proprio impero finanziario.
La Blue Mansion è il dono di Cheong Fatt Tze alla settima moglie, si dice la favorita.
Oggi la struttura è un boutique hotel, tuttavia è aperta a tutti per le visite.
I Kongsi sono dei clan, delle associazioni create dai cinesi immigrati per mantenere vivo il senso della comunità e permettere l’integrazione a George Town, tra il XVIII e il XIX secolo. I Kongsi aiutavano i nuovo arrivati a trovare casa e lavoro e mantenendo vivo il legame con le tradizioni lasciate in Cina. Inoltre avevano anche una funzione religiosa e spirituale con il culto degli antenati.
Gli inglesi all’epoca li definivano società segrete. I Kongsi grazie alle donazioni dei Peranakan benestanti diventarono molto prosperi, tanto da gareggiare tra loro per il tempio più sontuoso e riccamente decorato.
Grazie a questa competizione del passato oggi George Town vanta il più alto numero di Kongsi fuori dalla Cina.
Il più famoso è sicuramente il Khoo Kongsi.
Il Khoo Kongsi, sede del clan dei Khoo, è uno delle più straordinari di George Town. La struttura risale al 1906 , decorato con sculture di draghi, carpe e serpentiL’interno è decorato con pitture che ritraggono nascite, matrimoni e, oltre ai trentasei guardiani celesti.
Kek Lok Si Temple, il Tempio della Suprema Beatitudine è il tempio buddhista più grande alla Malaysia. Si trova sulle colline di George Town, qualche chilometro fuori città. Il complesso offre anche una notevole vista sulla città. Il tempio si può raggiungere anche grazie ad una funicolare che si risale la Penang Hill.
Costruito tra il 1890 e il 1905 su una collina terrazzata che domina Air Itam, voluto dalla comunità sino-malese che ha finanziato la realizzazione e i successivi ampliamenti ancora in atto. Il tempio è un vero e proprio complesso di molteplici padiglioni.
Il Buddhismo Mahayana e il Buddhismo Theravada si uniscono con i rituali cinesi creando un sincretismo non solo religioso, ma anche architettonico.
La Ban Po Thar, la Pagoda dei Diecimila Buddha per via delle migliaia di statue di Buddha al suo interno, rappresenta al meglio questo sincretismo: la base ottagonale è cinese, il livello intermedio in stile thailandese e la cupola è birmana.
Ancora un laghetto che ospita le tartarughe liberate come preghiera di buon auspicio per forza e longevità secondo la tradizione cinese.
Nel 2002 è stata aggiunta la statua più alta al mondo, circa trenta metri, della Dea della Misericordia Kuan Yin, la dea è molto venerata dalle donne che sperano in una gravidanza.
Il tempio è anche un luogo di pellegrinaggio da tutti gli stati del sud est asiatico, ma in particolare da Hong Kong, Singapore e Filippine. I pellegrini compiono donazioni atte ad ampliare il complesso di templi, non è raro vedere all’opera degli scrivani che vergano il nome del benefattore che ha acquistato delle tegole per la costruzione di nuove pagode.
Nel 1795 la Regina Vittoria concede un pezzo di terra a due comunità resistenti a Penang: la birmana e la siamese, su questo appezzamento si trovano ancora oggi due templi che testimoniano la ricchezza culturale di Penang: il tempio Dhammikarama Burmese e il Tempio del Buddha Disteso.
Il Dhammikarama Burmese è un raro tempio di tempio buddista burmese, costruito al di fuori della Birmania. Costruito nel 1805, è il primo tempio buddhista di Penang.
Nel XIX secolo infatti una piccola comunità birmana viveva alle porte di Penang, il tempio nasce inizialmente come luogo di ritiro per i voti buddhisti
Moltissime le statue del Buddha presenti al suo interno oltre alle chimere alate Panca Rupa i guardiani del mondo.
La parte più antica del tempio è lo stupa consacrato nel 1805, l’intero complesso fino al 2011 è stato ampliato con artigiani e maestranze proventi dalla Birmania per garantire appunto lo stile Burmese.
Il Wat Chayamangkalaram o Tempio del Buddha Disteso, edificato nel 1845, è un complesso tipicamente thailandese con lo stupa a forma di campana e le classiche statue dei guardiani all’esterno del tempio per proteggere dagli spiriti negativi.
La statua del Buddha disteso è lunga trentatré metri e avvolta in una tunica color zafferano con decorazioni in foglia d’oro.
La statua è anche un colombario, ospitata le urne contendenti le cenere dei fedeli.
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