Libri sulla Cambogia

Una selezione di libri sulla Cambogia. Moltissimi testi sono stati scritti sulla tormentata storia del Paese, questi consigli di lettura non vogliono essere esaustivi.

Libri sulla Cambogia

Fantasmi di Tiziano Terzani

Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia di Tiziano Terzani la raccolta degli articoli pubblicati da Terzani, sui giornali italiani e sul tedesco Der Siegel, durante gli anni in cui “copre” la Cambogia, come inviato, dal marzo 1973 al marzo 1993. Attraverso gli articoli si racconta la storia del Paese del sudest asiatico, povero, ma libero, in cui il riso non manca mai e le condizioni di vita sono buone, grazie al suo eccentrico Re Sihanouk. La situazione cambia radicalmente con la guerra in Vietnam, infatti il re permette il passaggio dei vietcong in territorio cambogiano, questo attegiamento agli Stati uniti non piace e nel 1970 la monarchia viene rovesciata, con l’appoggio della Cia, a favore di una dittatura del Generale Lon Nol. I vietnamiti invadono la Cambogia e lo stesso fanno gli americani. Inizia il bombardamento con i B-52. Questo rafforza enormemente il potere di un piccolo gruppo, rivoluzionario e marxista, i khmer rossi, che lentamente ottengono l’appoggio dei contadini rovinati dai bombardamenti americani.

La guerra, che dal marzo del 1970 in seguito al colpo di stato dilagò qui dal Vietnam e dal Laos.. continua in Cambogia senza che sia possibile indovinare una fine. Le condizioni del paese sono disperate ed i cinque milioni di dollari che settimanalmente gli Stati Uniti pompano in Cambogia, assume alle centinaia di tonnellate di riso che gli aerei americani scaricano all'aeroporto bastano appena a tenere in vita questo paese, un tempo autosufficiente.

La guerra che ne scaturisce è lenta e devastante, i khmer rouge avanzano, seguendo il ciclo dei monsoni, verso la capitale, Phnom Penh. Gli americani, alle strette, nel 1975, interrompono il ponte aereo di rifornimenti alla capitale e abbandonano il paese. Il 17 aprile 1975 i khmer rossi entrano in città. Nasce la Kampuchea Democratica di Pol Pot, uno dei peggiori regimi totalitari della storia con il genocidio di oltre due milioni di cambogiani su una popolazione di otto.

La Cambogia sarà liberata nel gennaio 1979 dall’invasione vietnamita che pone fine al regime di Pol Pot. Molto lontana dal trovare però la pace, la democrazia e la giustizia per quanto accaduto. Trascorrono anni complessi di dominazione vietnamita, intervento dell’Onu con la creazione del UNTAC, autorità transitoria delle Nazioni Unite per la Cambogia, il ritorno di Sihanouk, il khmer rossi che mantengono il seggio alla Nazioni Unite fino al 1991 e l’avvio dei processo contro di essi.

Terzani racconta lucidamente questi anni. Nell’articolo Pol Pot non mi piaci più pubblicato su La Repubblica racconta le atrocità commesse da Pol Pot e l’idea che si aveva di questo uomo in Occidente, in particolare la stima che la sinistra aveva per il leader cambogiano .

Altrettanto significativi i tre articoli Urla dal silenzio in cui raccoglie le testimonianze dei massacri operati sulla popolazione inerme, affamata, malata e terrorizzata.

Il libro si conclude con un capitolo sulle meraviglie di Angkor, quasi a voler portate un poco di speranza nella sventurata Cambogia.

Libri sulla Cambogia di Rithy Panh

Rithy Panh
Rithy Panh immagine tratta dal Libro L'eliminazione

Rithy Panh, apprezzato e pluripremiato regista cambogiano, ha vissuto personalmente l’orrore dei Khmer rossi, perdendo la sua intera famiglia. Dedica la sua vita a portare non solo la sua, ma tutte le testimonianze dei sopravvissuti all’orrore, attraverso film e libri sulla Cambogia.

Non cerco la verità, ma la conoscenza.

L'eliminazione di Rithy Panh

L’eliminazione di Rithy Panh il libro è in gran parte autobiografico e intreccia la storia personale con l’intervista a Duch, il tremendo capo dell S-21 di Phnom Penh responsabile di tutte le torture e le morti che sono avvenute in quella prigione. Duch non mostra segni di pentimento, tende a sminuire le sue colpe con la solita scusa del “obbedivo a degli ordini”, inventa, nega e soprattutto mente sul suo ruolo. Tentando infine di chiedere un compenso economico per rilasciare l’intervista.

Pahn racconta la sua vita sotto i khmer rossi, l’evacuazione da Phnom Penh, la divisione dalla famiglia, i consigli della madre gli hanno salvato la vita almeno due volte, la fame, la paura, il dolore, la vita che ha perso ogni aspetto umano.

Tutti i nomi furono cambiati. Cosa c'è di più individualista di un nome? Cosa di più pericoloso di un'identità? Una sola sillaba può bastare, visto che l'individuo non esiste.

S-21 la macchina di morte dei khmer rossi di Rithy Panh

S-21. La macchina di morte dei Khmer rossi di Rithy Panh tentando come in tutti i suoi lavori la comprensione dell’olocausto, Rithy Panh indaga le storie dei pochissimi sopravvissuti all’S-21, il terribile carcere dei Khmer rossi, creato in un ex liceo a Phnom Penh. Sette persone sono uscite vive dall’S-21 su un totale di oltre quattordicimila detenuti. Entrare all’S-21 significa essere condannati a morte, le torture per estorcere una confessione fasulla e avere nuovi nomi di persone da portare alla distruzione. La condanna a morte viene eseguita a Choeung Ek, il campo di stermino poco fuori Phnom Penh, oggi trasformato in museo, cosi come la prigione divenuta Museo del Genocidio. I crimini tutti fasulli, di cui sono accusati i prigionieri sono totalmente inventati come sabotaggio, collaborazione con la CIA e gli USA, sabotaggio della Kampuchea Democratica. Rithy Panh fa incontrare gli ex khmer rossi con i sopravvissuti, proprio all’S-21.

Sono entrato nell'amministrazione dell 'S-21 e all'inizio sono stato educato per rafforzare la mia base, la mia posizione ideologica. L'ufficio S-21 era il cuore della nazione, il suo muro maestro. Noi eravamo il braccio destro del Partito. Davanti a un nemico non potevi esitare, eravamo determinati, che fosse fratello, madre o padre. Se era qui , si faceva la distinzione tra il nemico e l'amico, non c'era da esitare.

La carta non può avvolgere la brace di Rithy Panh

La carta non può avvolgere la brace di Rithy Panh una delle conseguenze meno note delle atrocità commesse dai Khmer rossi è l’incremento esponenziale della prostituzione. Dopo la fine del regime la miseria spinge moltissime ragazze delle campagne, figlie di famiglie poverissime a lasciare le risaie per prostituirsi Phnom Penh. Rithy Panh le segue per alcuni mesi nell’appartamento dove vivono, ascolta i loro racconti, non interviene, vive la loro vita, da schiave del sesso drogate di ma, un tipo di anfetamina da cui sono tutte dipendenti. La droga le aiuta superare l’orrore quotidiani, ma le indebita sempre di più con la maîtresse che in questo modo si assicura la forza lavoro.

La parola non serve solo a testimoniare, ma a curare le ferite. La parole riempie il vuoto devastante in fondo a se stessi, cuce i brandelli dei ricordi, ridà vista a tempo sospeso. In queste pagine, la loro parola si leva contro la negazione dell'essere umano.

L'anarchico di Soth Polin

L’anarchico di Soth Polin uno dei libri più recenti sulla Cambogia, di uno scrittore cambogiano. E’ una nuova edizione del libro uscito, per la prima volta, in Francia nel 1979. L’anarchico è composto da due racconti. Il primo, scritto originariamente in Khmer, e tradotto con il titolo Senza pietà, le chiappe all’indietro nel 1967 e il secondo pubblicato a dodici anni di distanza in Francia nel 1979.

Soth Polin è tra i pochissimi scrittori sopravvissuti al genocidio cambogiano, fuggendo a Parigi. Poi, per lunghi anni scomparso dalla scena letteraria, è stato rintracciato nella west coast americana e ha acconsentito alla ripubblicazione del suo testo. Nipote del poeta Nou Kan, gloria della Cambogia, Polin è considerato da molti uno scrittore di culto e da altrettanti volgare e dissacrante. Il romanzo attinge a piene mani dalla sua vita, tra gli episodi più assurdi basti ricordare che Polin ha avuto come insegnante di francese, alle medie, Saloth Sar, più conosciuto come Pol Pot.

L’anarchico è un libro duro: mescola Buddhismo, psicanalisi e nichilismo alla ricerca di risposte, che l’autore non trova, così come i suoi personaggi.Eros e thanatos guidano i personaggi. In Senza pietà, le chiappe all’indietro il protagonista, con una formazione occidentale è un insegnante di Phnom Penh, depresso, frustrato e molto arrabbiato. La sua frustrazione proviene forse dalla sua istruzione che non sembra essergli di nessun aiuto per combattere il dolore e il senso di vuoto:

Eppure avrei dovuto essere temprato dall'orrido contatto del quotidiano grazie alla mia educazione di stampo occidentale: una profonda comprensione dell'esistenza attraverso la lettura dei grandi filosofi.

Oppure questo dolore è il risultato di un amore non ricambiato per una parente? I sogni e la loro interpretazione, sia in chiave buddhista che freudiana, giocano un ruolo importante nella narrazione, che, solo alla fine, diventa chiara con un colpo di scena.

La seconda parte racconta di cambogiano, ex direttore di un quotidiano a Phnom Penh, fuggito a Parigi poco prima dell’arrivo dei khmer rossi, dove lavora come tassista. Dopo quattro anni di questa vita, ormai svuotato dal dolore per aver abbandonato genitori, amici e colleghi al genocidio causa un’incidente in cui muore una giovane turista. Davanti alla morte di questa innocente sente il desidero di raccontarle la sua storia personale di morte e dolore per le sorti del suo Paese ormai distrutto.

Un pellegrino ad Angkor di Pierre Loti

Un pellegrino ad Angkor di Pierre Loti Pierre Loti grande esploratore francese visita il sito di Angkor nel 1901, agli albori della sua scoperta, un vero viaggio avventuroso, partito da Saigon raggiunge via fiume le rovine. Qui tutto è ancora avvolto nella giungla. Egli visita Ankor Wat, Angkor Thom e il Bayon, molto resta da scoprire ancora nascosto nella fitta vegetazione. Le sue sono le impressioni di un viaggiatore occidentale dell’epoca, ma le descrizioni sono calzanti ancora oggi. Il privilegio unico di aver visitato Angkor, prima di chiunque altro in un’atmosfera che non esiste più, soggiornando presso i templi in baracche di fortuna costruite per lo scopo. Il racconto della visita ai templi intrecciato con le sue sensazioni, con le molte domande su una cultura scomparsa da secoli. Un vero libro viaggio, o meglio un libro scritto da un vero viaggiatore, in cui il tempo gioca ancora un ruolo, il viaggio sul fiume dura molti giorni, un avvicinamento lento che invoglia la riflessione.

Le rovine di Angkor mi erano già apparse nelle visioni dell'infanzia, erano già parte del mio museo.

Un Dragone apparente di Norman Lewis

Un dragone apparente. Viaggi in Cambogia, Laos e Vietnam di Norman Lewis Ho apprezzato Norman Lewis in Napoli ’44, l’autore raccontando di una Napoli devastata dalla guerra, ma capace di risollevarsi mette in luce le sue grandi qualità di reporter di viaggio. Il suo sguardo ironico, poco politically correct, ma di sicuro impatto si trova anche in questo testo. Il racconto di viaggio nella vecchia Indocina, nel 1949. il Sud est asiatico, sta vivendo grandissimi cambiamenti: il colonialismo è prossimo alla fine, la seconda guerra mondiale ha declinato nuovi equilibri geopolitici, che finiranno per avere un enorme impatto su questa aerea . L’Indocina, luogo di magia e mistero, simbolo di un Oriente distante e mitizzato dall’Occidente, sta sparendo sotto le pressioni economiche e politiche. Siamo ancora lontani dalle guerre che distruggeranno alcune di queste civiltà straordinarie (Vietnam, su tutte, ma anche Cambogia e Laos). Lewis viaggia come un vero esploratore alla ricerca di un Oriente non mitizzato, ma reale. Quanta invidia prova un viaggiatore leggendo i suoi racconti. Invidia perché l’autore ha potuto vivere un’ Asia di cui oggi è rimasto ben poco, distrutto sotto la pressione oppressiva della globalizzazione e della ricerca del modello di sviluppo occidentale. Lewis è interessato a come il Buddhismo regoli la vita quotidiana di ogni cambogiano:

I cambogiani sono buddhisti praticanti e ogni uomo, re compreso, deve passare un anno della sua vita come novizio mendicante in un monastero buddhista.

La bellezza dei reportage di Lewis sta nella fatto che difficilmente descrive un luogo con dovizia di particolari, ma ne coglie l’essenza, l’atmosfera, l’aria che si respira. Nel capitolo dedicato a Angkor, va oltre la descrizione dei templi quando cerca di sondare il motivo di tanta magnificenza.

Il re faceva erigere templi e consacrare statue ai genitori divinizzati e nel contempo lasciava ai posteri iscrizioni che decifrate imploravano i propri successori di seguire il suo esempio.

I giorni del riso e della pioggia di Tito Barbini

I giorni del riso e della pioggia dal delta del Mekong alle sorgenti del Tibet di Tito Barbini L’autore racconta un viaggio epico, spirituale, non solo fisico, lo si evince già dal titolo poetico, dal delta del Mekong alle sue sorgenti. Dal Vietnam all’Everest. Un percorso al contrario, dalla fine all’inizio. In questo viaggio, in solitaria, incontra luoghi, persone, ma è il fiume il filo conduttore di tutto il racconto.

Questo fiume è la dimostrazione che esistono posti che si impongono per la loro fisicità, ma poi dialogano con la nostra interiorità, in qualche modo si gonfiano della nostra interiorità.

Il Mekong che diventa metafora di un lento procedere, che lascia spazio alla riflessione, personale e filosofica; viaggio lungo il corso d’acqua più importante del Sud est asiatico ,ma anche viaggio dentro se stessi. Due temi che guidano ogni vero viaggiatore.

La lezione più grande che si impara viaggiando è quanto siano piccole, provvisorie e provinciali le cose che consideravo universali. Il mondo aiuta sempre a esplorare ciò che dentro di te è ancora terra incognita.

La Cambogia raccontata dagli expat

Due libri sulla Cambogia contemporanea raccontata da occidentali che hanno scelto di vivere in Asia.

Notturno Cambogiano di Philip Coggan

Notturno cambogiano di Philip questo romanzo che viene definito giallo, è molto di più. Ambientato a Phnom Penh, racconta della città e della Cambogia contemporanea. Un omicidio inizia la narrazione, ma attraverso la ricerca dell’assassino, si viaggia per Phnom Penh, la si scopre, i luoghi famosi e quelle meno noti, L’autore, anche solo con rapidi accenni, racconta il triste passato cambogiano. Ma soprattutto narra la Phnom Penh di oggi, i cambogiani e i loro desideri, il loro modo di vivere. Ci si immerge nella vita quotidiana del Paese.

Sai cos'è il Karma. Significa che hai quello che ti meriti. O che ti meriti quello che ti succede.

Phnom Penh, come tutte le città dell’Asia sudorientale, è in rapida ascesa, la sua crescita è esponenziale, i più deboli pagano, come sempre il prezzo più alto, i pochi potenti si arricchiscono attraverso enormi business con gli occidentali.

Poi ci sono i barang, occidentale in cambogiano, che arrivano in città per una vacanza, alcuni vengono fagocitati dal suo fascino e sognano di vivere lì per sempre. Pochi ci riescono e divertano expat, con una loro attività. Proprio come il nostro protagonista Burl, australiano, in cerca di pace e di una nuova vita in città.

Cacciatori nel buio di Lawrence Osborne

Cacciatori nel buio di Laurence Osborne Osborne è l’0ccidentale che, a mio parere, racconta meglio l’ Asia sudorientale. Ci riesce molto bene non solamente perché vive a Bangkok, ma soprattutto perché coglie certe atmosfere, certe sensazioni che questa parte di mondo regala ai barang più esperti, non ai viaggiatori che si avvicinano per la prima volta al sudest asiatico. Chi in Asia c’è stato, attraverso i libri di Osborne la ritrova.

Cacciatori nel buio racconta il viaggio in Cambogia di un giovane insegnante inglese, educato, civile ed ingenuo, la Cambogia diventa un’insegnante di vita, spesso spietata, ma che permette al giovane Robert di confrontarsi con se stesso e con la vita che ha lasciato in Inghilterra.

Sto aspettando che arrivi la nostalgia di casa, ma non succede: prima o poi arriverà, credo, o forse no. I vecchi barang di qui non hanno l'aria di provarla.

Ma in Cambogia un’ altra vita è possibile.

Andavi alla deriva fra i giorni e le notti e dimenticavi l'Unione Europea, le tasse comunali, i primi peli grigi delle sopracciglia e la tristezza che affiorava negli occhi. O anziché dimenticare queste cose semplicemente non riuscivi più a ricordarle. Saltavi da un'ora all'altra, e all'interno di quelle ore c'erano tutti i piaceri di cui avevi bisogno e che altrove erano molto più difficili da ottenere.

Osborne pur non trattando nello specifico del genocidio cambogiano, inserisce alcuni riferimenti: uno dei protagonisti cita i testi di Rithy Panh. Molti personaggi soffrono ancora per quello che hanno vissuto negli anni Settanta, le conseguenze son visibili sulla società contemporanea.

Alla fine del testo, in una breve nota, l’autore racconta del suo incontro con Vann Nath, a cui dedica Cacciatori nel buio. Vann Nath era il pittore dei Khmer rossi, imprigionato all’S-21, uno dei sette usciti vivi da lì per la sua capacità di dipingere ritratti di Pol Pot.

Cacciatori nel buio è un romanzo di viaggio e anche di formazione, non è detto che il suo protagonista alla fine diventi più saggio o trovi quello che sta cercando, ma la Cambogia gli dona una nuova visione della sua vita.

Il girovago sa sempre quando è arrivato abbastanza lontano dal sistema per assaggiare il brivido di avercela fatta contro le probabilità.

Lonely Planet Cambogia

Lonely Planet Cambogia la mia guida preferita, quella che dopo ogni viaggio non è in buone condizioni, ma racconta più di quello che si trova nelle sue pagine. La guida che, quando riposa nella libreria, evoca viaggi ed emozioni passate.

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Ciao, sono Paola, lettrice da sempre e viaggiatrice da molto. Libri e viaggi, più che passioni per me sono due vere ossessioni.

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