
Asia, Birmania, Destinazioni / by PaolaVignati / Lascia un commento
Mandalay è la capitale culturale, religiosa e artistica della Birmania.
Mi è impossibile pronunciare ad alta voce il nome "Mandalay" senza provare una leggera emozione. Inevitabilmente, a molti stranieri quel nome evoca immagini di perduti regni orientali e di splendore tropicale.
Emma Larkin, Sulle tracce di George Orwell in Birmania
Situata nella parte piatta e arida della dell'alta Birmania, Mandalay è la seconda città del Paese.... Durante la seconda guerra mondiale, violente battaglie tra le forze alleate e l'esercito giapponese distrussero varie aree della città. A fare piazza pulita di quello che restava in piedi furono prima gli incendi e poi le demolizioni successive all'arrivo del commercio cinese... Che Mandalay si stia trasformando in una sorta di enclave cinese che l'incanto della vecchia capitale sia ormai svanito è un motivo di insoddisfazione molto comune in Birmania.
Emma Larkin, Sulle tracce di George Orwell in Birmania
Lunghi da me il voler criticare un popolo nella sua interezza, ma quello che i cinesi hanno fatto e stanno facendo a Mandalay e all’intera Birmania mi fa rabbia. E’ in corso una pesante colonizzazione cinese del Myanmar: Cina e Birmania sono confinanti, i turisti cinesi arrivano in gruppi numerosi per visitare il paese. Molto spesso il loro comportamento non è rispettoso verso la nazione che li accoglie e ancora meno verso la popolazione locale, nota per essere estremante accogliente.
A questo si aggiunge che la Birmania è un paese molto povero, ma con grandi risorse naturali come teak, petrolio, gas e rubini. La Cina investe molto in Myanmar creando infrastrutture, ponti e strade di collegamento tra i due paesi. E’ evidente che l’intento non è umanitario, ma commerciale. All’aeroporto di Mandalay campeggiano in bella vista cartelloni pubblicitari delle nuove vie di comunicazione aperte gentilmente da cinesi.
La Kuthodaw Paya custodisce il più grande libro del mondo in marmo.
Le 729 stele della pagoda di Kuthodaw riportano la versione definitiva del Tripitaka, il canone buddhista. Si racconta che 2.400 monaci di si diedero il cambio per sei mesi al fine di recitare il canone nella sua interezza.
Christine Jordis, Passeggiate in terra buddhista, Birmania
Le 729 stele in marmo sono racchiuse ognuna all’interno di un piccolo stupa bianco, l’effetto scenico è notevole.
Le stupa si raccolgono tutte attorno alo stupa centrale dorato della metà del XIX secolo.
La Sandamuni Paya si trova vicino alla Kuthodaw Paya e continua la tradizione delle lastre di marmo. Qui incisi ci sono i commenti, in lingua pali, al canone buddhista. Ogni singola stele occupa uno stupa, proprio come alla Kuthodaw paya.
La pagoda di Mahamuni, il santuario più sacro di Mandalay, il secondo di tutto il paese, dopo la pagoda di Shwedagon.
Christine Jordis, Passeggiate in terra buddhista, Birmania
Si ritiene che la statua del Buddha abbia poteri soprannaturali, questo è il motivo di tanta venerazione per la Mahamuni pagoda.
A Mandalay, nel grande tempio di Mahamuni, ogni giorno centinaia di uomini (le donne non sono ammesse) salgono sul piedistallo del grande Buddha al centro del tempio e con cura appicciano preziose foglie d'oro sul corpo della statua sperando così di guarire dai loro malanni.
Tiziano Terzani, In Asia
La pagoda Mahamuni espone i famosi dvarapala, guerrieri guardiani (con tre leoni e un elefante a tre teste), che un tempo vegliavano sul tempio di Angkor Wat in Cambogia. Quegli sventurati guerrieri khmer, che oggi si vedono mutilati e inoffensivi, furono inizialmente rubati dal Siam nel 1431. Ma nel 1564 fu il Siam ad essere saccheggiato dal re birmano Bayinnaung... che fece man bassa dei trenta guerrieri di bronzo... Infine, nel 1784.. il re Thibaw ne farà fondere ventiquattro per costruire cannoni destinati a sbaragliare gli inglesi.
Christine Jordis, Passeggiate in terra buddhista, Birmania
La pagoda di Kyauktawgyi custodisce un Buddha alto otto metri del peso di novecento tonnellate. Si narra che ci siano voluti diecimila uomini per trasportare la statua, scolpita in unico blocco di marmo, nella pagoda.
Mandalay è il centro spirituale della Birmania. E qui che ci sono i più importanti monasteri buddhisti del Paese, è qui che si trovano alcune delle pagode più sacre.
Tiziano Terzani, In Asia
Il monastero Shwenandaw Kyaung o Golden Place è un magnifico monastero buddhista costruito interamente in teak. Inizialmente all’interno del palazzo reale e poi spostato. La storia di questo spostamento è la storia della sua salvezza.
Nel 1878 il re Mindon morì nel suo padiglione d'oro, all'interno della città dorata. Allora, suo figlio, re Thibaw, fece trasportare lo Shwenandaw più lontano, fuori dalla cinta muraria. Voleva evitare che i cattivi ricordi lo perseguitassero all'infinito... Non so se riuscì a sottrarsi l'influsso del padre, ma quella decisione salvò il padiglione d'oro dalle bombe alleate e dall'incendio che distrusse il palazzo.
Christine Jordis, Passeggiate in terra buddhista, Birmania
Il re venne qui a lungo a meditare... In seguito donò il padiglione alla comunità monastica.
Christine Jordis, Passeggiate in terra buddhista, Birmania
Il Monastero di Shwe In Bin Kyaung è ancora in attività, una comunità monastica e una scuola. Costruito interamente in teak.
Mandalay è un centro religioso tra i più importanti della Birmania, ma non è solo questo.
Per cinque dollari i turisti possono acquistare un biglietto per il palazzo di Mandalay e ricevere in omaggio un opuscolo patinato. Del vasto complesso di quattrocento ettari all'interno delle mura si può visitare solo il palazzo, che si trova al centro. I terreni vengono usati dalla giunta come base militare e sono un'area di massima sicurezza. Per accedere, i turisti devono indicare nome e numero di passaporto.... Il palazzo per cui si paga l'ingresso non è quello originale, la cui costruzione iniziò nel 1857, ma una copia recente.
Emma Larkin, Sulle tracce di George Orwell in Birmania
La dittatura della giunta militare è finita. Ma le modalità di accesso al Mandalay Palace sono identiche. Occorre il passaporto per accedevi. Così come è possibile visitare solo il palazzo: Il lungo tratto che si percorre a piedi attraverso il parco, è tutt’oggi presidiato dai militari, l’accesso è vietato e controllato. Questo è stato l’unico luogo in Myanmar in cui non mi sono sentita libera, in cui ancora si avvertono gli echi della dittatura.
Quando occuparono l'alta Birmania, nel 1885, gli inglesi esiliarono il re in India, presero possesso del palazzo e del suo parco, e lo ribattezzarono Fort Dufferin... quindi convertirono il parco in una base militare.... Durante la seconda guerra, quando invasero la Birmania, i giapponesi collocarono una guarnigione dentro le mura del palazzo, che andò distrutto in un incendio durante i combattimenti contro le forze inglesi.
Emma Larkin, Sulle tracce di George Orwell in Birmania
Intorno alle mura del palazzo di Mandalay corre un fossato largo quasi settanta metri e profondo più di tre. Prima che il regime inaugurasse la sua campagna internazionale per attirare i turisti in Birmania, l'area fu sottoposta a una cura di bellezza. Migliaia di cittadini vennero costretti a lavorare gratis per dragare e ripulire il fossato. Gli strumenti dovevano procurarseli da soli, pena l'obbligo di usare le mani.
Emma Larkin, Sulle tracce di George Orwell in Birmania
Le sottili lamine in foglia d’oro, della grandezza di pochi centimetri, che vengono applicate sulle statue del Buddha nelle pagode, sono prodotte a mano a Mandalay. Nel quartiere degli orafi di Mandalay è possibile vedere al lavoro i muscolosi operai che a forza di battere l’oro con pesanti martelli e una notevole maestria lo trasformano in lamine.
Visitare il mercato della giada di Mandalay è un’esperienza molto interessante in città. Si pagano pochi dollari per l’ingresso, ma una volta entrati si è catapultati in un altro mondo.
Una folla in costante movimento di compratori è alla ricerca della preziosa pietra sia in piccole quantità che in blocchi.
Nelle piccole viuzze enormi bidoni per sputare il betel. Tale usanza non è di immediata comprensione per un occidentale. Il betel, è un composto di tabacco e noce di betel appunto, cioè una pianta dal colore rosso intenso. Nota per gli effetti energizzanti e come anti fame. Molto consumata in Myanmar, sia dagli uomini che dalle donne. Inutile spiegare che questa abitudine non è sana, anzi. I consumatori di betel si riconoscono dai denti macchiati di rosso e dalla bocca che sembra sanguinare. Masticare betel fa produrre molta saliva, quindi i consumatori sono costretti sputare di frequente e al mercato della giada sono attrezzati per questa necessità tutta birmana.
Il tè è una parte integrante della vita culturale birmana, e le sale da tè di Mandalay hanno la fama di essere tra le migliori del Paese.
Emma Larkin, Sulle tracce di George Orwell in Birmania
Fermarsi a bere una tazza di tè a Mandalay è un obbligo per ogni viaggiatore. Qui il tempo scorre lento ci si rilassa e spesso si condivide il tavolo con altri clienti.
Proprio mentre mi trovano in una sala da tè, nei pressi del mercato della giada, ho avuto modo di assistere alla vendita della pietra, in un ‘atmosfera più rilassata rispetto al frenetico mercato.
La Mandalay Hill la collina che con i suoi 230 metri di altezza domina Mandalay e regala una vista unica sulla pianura verdeggiante in cui sorge la città.
Ci sono vari modi per raggiungere la collina, a piedi, dalle scalinate che la circondano, prendendo un bus collettivo oppure un tuk tuk.
In cima alla collina si trova la pagoda Su Taung Pyi.
U Bein Bridge è il ponte pedonale in teak più lungo del mondo, circa 1200 metri.Si regge su 1068 pali. Le acque del lago Taungthaman, sono poco profonde, specialmente nella stagione secca, lo fanno apparire molto alto.
Passeggiate in terra buddhista. Birmania di Christine Jordis, un racconto di viaggio, spesso una guida. Ma anche riflessioni sul buddismo, su come è percepito in Occidente, su come l’occidente sia diventato il metro di misura per l’intero mondo. Un racconto di incontri con molti birmani. Sono proprio i birmani a rendere straordinario questo Paese.
Sulle tracce di George Orwell in Birmania di Emma Larkin Capacità di analisi, inchiesta giornalistica, racconto di viaggio e reportage. L’autrice si occupa di Birmania da più di vent’anni. La Larkin si mette alla ricerca, viaggiando per il Myanmar, durante il regime della giunta militare, di quello che che ha raccontato George Orwell in Giorni in Birmania.
In Asia di Tiziano Terzani (1994) una raccolta degli scritti di Terzani inviati ai giornali italiani e al tedesco Der Spiegelnel corso della sua lunga carriera in Asia. Si tratta di argomenti politici e cronaca, con lo stile che lo ha reso famoso, non tanto un elenco di fatti quanto un punto di vista originale.
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Ciao, sono Paola, lettrice da sempre e viaggiatrice da molto. Libri e viaggi, più che passioni per me sono due vere ossessioni.
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