On the road to Mandalay

Ho percorso in auto la Yangon- Mandalay highway, che attraversa buona parte della Birmania, nel tratto da Bagan a Mandalay, On the road to Mandalay, appunto. Appena fuori dai centri abitati, il Myanmar che si svela agli occhi del viaggiatore, è un paese rurale, povero, che sembra essere fermo a cinquanta o più anni fa. Risaie, coltivazione di girasoli, banane cipolle. Quasi assenti i macchinari agricoli, al loro posto al lavoro, nei campi, uomini e buoi.

On the road to Mandalay

Anche le strade vengono costruite con il lavoro manuale dell’uomo e spesso tristemente dei bambini, che portano cesti colmi di pietre per creare il sottofondo del manto stradale.

Il fascino della Birmania sta nel fatto che davvero qui la storia s'è fermata; la sua tragedia, che è stata forata per odine dei disposti che hanno soffocato nel sangue ogni tentativo di farla progredire.

Il terribile regime militare che ha soffocato e terrorizzato la Birmania per oltre quarant’anni è finito, ma gli strascichi del passato hanno ancora il loro effetto sulla parte più povera della popolazione.

Nel febbraio 2021 con un colpo di stato i militari hanno ripreso il potere facendo nuovamente piombare la Birmania in uno stato di violenza e terrore. 

On the road to Mandalay

Lungo il tragitto alcuni luoghi di interesse:

Il Monte Popa

Il Monte Popa, questo vulcano spento alto 1500 metri, si erge in verticale, come un gigantesco molare solitario, piantato nella paura di Pagan...è interamente consacrato al culto dei trentasette nat.

Monte Popa On the road to Mandalay

La località più importante del culto animista è il monte Popa... considerato la dimora di due fra i trentasette nat. Vi sitine una grande festa annuale che attira gente da tutto il paese, sia credenti che curiosi.

I nat

Nat

Questi spiriti che si incontrano dappertutto tra le rocce, gli alberi o le nuvole e che vivono in un mondo parallelo: sono spesso uomini deceduti di morte violenta, che continuano ad essere turbati da quel trauma irrisolto, come una sorta di giusto risentimento nei confronti dei primi simili. Ecco perché queste vittime della cattiveria umana saltano fuori per prendersi la loro rivincita o chiedere un risarcimento. Sono di umore instabile e, a meno che non si trovi il modo per placarle, sono sempre pronte a manifestare il proprio dispiacere. Così la popolazione cerca in tutti i modi di ricordare i loro gusti e le loro manie. Non bisogna ledere la suscettibilità dei nat: se si arrabbiano, sono capaci di rovinarti la vita. Entrare nello loro grazie è particolarmente utile, perché i birmani non possono chiedere al Buddha, né dio né salvatore, di intercedere in loro favore. Per le loro esigenze quotidiane si devono quindi rivolgere a creature inferiori , più vicine alla natura umana con i loro voltafaccia, le loro contraddizioni e i loro abbandoni.

Il fiume Ayeyarwady o Irrawaddy

Il fiume Ayeyarwady o Irrawaddy On the road to Mandalay

L'Irrawaddy, un fiume di dimensioni colossali. Nasce ai confini con l'India e la Cina, sulle catene himalaiane che in quel punto salgono a più di 5.800 metri; poi, lasciando quelle cime coperte di ghiacci eterni, per circa 2500 chilometri attraversa la rovente Birmania.

Navigarlo, specialmente al tramonto è un’esperienza che aggiunge magia ad un viaggio in Myanmar.

Il fiume Ayeyarwady o Irrawaddy

Vedere il sole tramontare sulle rive dell'Irrawaddy e l'acqua tingersi di rosa, poi diventare malva e viola.

On the road to Mandalay, la celebre poesia di Kipling

Mandalay, sillabe cariche di nostalgia, forse per via di Kipling, che in verità non ci mise mai piede - si fermò per qualche giorno a Rangoon nel 1889 e visitò la pagoda di Moulein- , ma scrisse una poesia rimasta celebre, Mandalay, una canzone dice lui, in cui si mescolano i ricordi di un soldato ritornato a Londra, nel freddo e nella nebbia, e la descrizione incantata del golfo del Bengala, un paradiso perduto. On the road to Mandalay concentra in sé il desiderio di un altrove perduto per sempre.

On the road to Mandalay di Kipling

Presso la vecchia pagoda di Moulmein che pigramente guarda il mare,

c’e’una ragazza birmana, e so che a me sta pensando,

giacche’ il vento e’ tra le palme e dicono le campane del tempio:

“Ritorna qui, soldato inglese! Ritorna a Mandalay!”.

Qui ritorna a Mandalay, dove sta la flottiglia:

non senti tonfar le  pale da Rangoon a Mandalay?

Sulla via di Mandalay

Dove giocano i pesci  volanti,

e l’alba balza dalla Cina come un tuono per la baia!

Era gialla  la sua gonna, verde il cappellino,

e il suo nome era Supiyolat – si’, come la regina di Thiboo,

e la vidi per la prima volta che fumava un sigaro bianco,

sprecando baci cristiani su un piede d’idolo pagano:

dannato idolo fatto di fango…

che loro chiamano il Gran Dio Buddha –

ma poco bado’ agli idoli quando la baciai li’ dov’era!

Sulla via di Mandalay…

E quando sui campi di riso c’era nebbia e il sole calava lento,

lei prendeva il banjo e cantava “Kulla –lo- lo!”.

Con il braccio sulla mia spalla e la guancia sulla mia

guardavamo i vaporetti e gli elefanti che ammassavano il tek.

Ammassavano il tek gli elefanti

nel  torrente basso e fangoso

dove era tale il silenzio che avevo paura di parlare!

Sulla via di Mandalay…

Ma tutto questo e’ sepolto nel passato – lontano e tempo fa,

e neppure c’e’ un autobus dalla riva a Mandalay;

e comprendo ora a Londra quel che dice il veterano:

“Se t’ha l’Oriente chiamato, piu’ non baderai ad altro”.

No, piu’ non vorrei badare ad altro

Che all’acuto odore dell’aglio e delle spezie,

e al sole e alle palme e alle tinnule campane del tempio,

sulla via di Mandalay…

Sono stufo di consumare le suole su questo selciato grigio,

la maledetta pioggerella inglese mi sveglia la febbre nelle ossa;

anche se vado a spasso con 50 servette da Chelsea allo Strand,

che chiacchierano d’amore: ma cosa ne capiscono?

Facce bovine e mani sporche –

Oh, Signore, che cosa mai ne sanno?

Ho una ragazza carina e dolce, in una terra verde e pulita!

Sulla via di Mandalay…

Speditemi in qualche posto a est d Suez, dove il meglio e’ come il peggio,

dove non ci sono Comandamenti e uno puo’ togliersi la sete;

giacche’ le campane chiamano, ed e’ la’ che vorrei  stare….

Presso alla vecchia pagoda di Moulmein, che pigramente guarda il mare;

sulla via di Mandalay,

dove sta la flottiglia,

coi malati sotto le tende quando andammo a Mandalay!

Sulla via di Mandalay,

dove giocano i pesci volanti,

e l’alba balza dalla Cina come un tuono per la baia!

 

Consigli di lettura

Passeggiate in terra buddhista. Birmania di Christine Jordis, un racconto di viaggio, spesso una guida. Ma anche riflessioni sul buddismo, su come è percepito in Occidente, su come l’occidente sia diventato il metro di misura per l’intero mondo. Un racconto di incontri con molti birmani.

Liberi dalla paura di Aung San Suu Kyi qui sono racchiusi alcuni degli scritti più importanti della San Suu Kyi,oltre a descrizioni del suo Paese e riflessioni sulla democrazia, sul Buddhismo, descritto da chi lo pratica dalla nascita.

Per tutti gli altri libri sulla Birmania

Disclaimer

All’interno del post trovate i link Amazon per l’acquisto dei libri. Se cliccate sul link ed acquistate il libro, io ricevo una piccola percentuale sulla vendita, ma voi non avrete nessun costo aggiuntivo.

Acquistando da questi link contribuirete a supportare il mio blog, permettendomi di ampliare i contenuti di cui godete gratuitamente.

Grazie!

Ti potrebbe interessare

Ciao, sono Paola, lettrice da sempre e viaggiatrice da molto. Libri e viaggi, più che passioni per me sono due vere ossessioni.

I miei articoli pubblicati su riviste e online.

 

 

Una valigia piena di libri

unavaligiapienadilibri@gmail.com

©PAOLAVIGNATI 2019 - 2023 E' VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE DI IMMAGINI TESTI E CONTENUTI SENZA AUTORIZZAZIONE

error: Questo contenuto è protetto da copyright
Ricevi gli ultimi articoli

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER