
Ciao, sono Paola, lettrice da sempre e viaggiatrice da molto. Libri e viaggi, più che passioni per me sono due vere ossessioni.
I miei articoli pubblicati su riviste e online.
Una selezione di libri su Marrakech
La libraia di Marrakech di Jamila Hassoune una storia vera, di grande coraggio e intelligenza. L’autrice nasce e vive a Marrakech. Cresce in una famiglia dove la cultura è importante. Il padre, dapprima insegnante, poi libraio. Jamila, cresce in mezzo ai libri, che le sono familiari ed amici. Una volta adulta, è lei a gestire la libreria del padre, oramai anziano.
Sono sempre stata interessata più a quelli che non entrano che a quelli che vevivano in libreria.
Jamila Hassoune
Attraverso il racconto della sua infanzia e giovinezza Marrakech, si ripercorre un pezzo di storia del Marocco. Non sempre lieto.
Negli anni Settanta un giorno la polizia venne a prendere mio zio, sentii mio padre agitarsi per la casa dicendo che bisognava nascondere i libri... quella scena mi è sempre rimasta nella mente fino a spingermi alla convinzione opposta che bisognava mostrare i libri, ovunque e a tutti perché non ci sia chi deve nasconderli.
Jamila Hassoune
Finite le superiori, oltre alla gestione della libreria di famiglia, fonda, con il fratello ed alcuni amici, il club del libro e della letteratura, un modo per favorire lo scambio, la lettura e la discussione intorno alla parola scritta. Tuttavia nemmeno questo porta un grande successo di pubblico nella libreria. Nota come molti studenti considerano i libri solo come strumenti di studio. Molto preziosi, perché spesso costosi visto il loro stato di difficoltà economica. Organizza incontri con autori, tra cui Fatema Mernissi, di cui parlerò più avanti.
Il desiderio di Jamila Hassoune è però quello di far scoprire i libri a chi ne è escluso, nel 1996 nasce il Rural School Book Project, mette i libri sulla sua Renault 4 e parte per l’Alto Atlante, la catena montuosa che circonda Marrakech. Si mettono i libri su dei banchetti e vengono dati in prestito oppure venduti a prezzo ridotto, suscitando grande interesse nella popolazione locale.
La lettura aiuta a sviluppare interessi non corrisposti dalla scuola, ad ampliare le conoscenze, fino a scoprire vocazioni capaci di orientare il senso di una vita.
Jamila Hassoune
Il progetto ha successo, con la collaborazione di Fatema Mernissi, nel 1997, diviene Carovana Civica. in questo tipo di incontri si mettono in contatto degli esperti: scrittori, medici, avvocati, ingegneri e cosi via con la gente del luogo per dare un sostegno concreto ai problemi pratici. Nel 2005 l’esperienza giunge al termine e la Hassoune desidera tornare a occuparsi di lettura per i ragazzi in età scolare. Il tasso di analfabetismo in Marocco è altissimo , sfiora il 50% della popolazione, e raggiunge l’80% nelle aree rurali, inoltre l’alfabetizzazione femminile arriva malapena al 40% (dati relativi al 2012, anno di pubblicazione del libro).
Nel 2006 nasce la Carovana del libro concepita come uno spazio culturale mobile, che rompe la rigidità della libreria. Riprendono in viaggi in Alto Atlante per promuovere la lettura, ma non più solo con associazioni, ma nelle scuole per dare continuità al progetto. Da allora ogni anno in primavera, la carovana parte con un gruppo sempre nuovo di esperti su un tema specifico.
Jamila Hassoune racconta non solo la sua esperienza, ma il Marocco, la sua storia, fatta anche di molte ombre specialmente negli anni di piombo. Un Marocco fuori dagli stereotipi turistici con importanti riflessioni sulla condizione femminile, la riforma del codice dalla famiglia , gli attentanti di matrice islamica, la visione granitica che l’Occidente ha del mondo arabo.
Un ampio spazio è dedicato anche alla riforma del codice di famiglia nel 2004, la moudawana.
Una delle legislazioni più avanzate del mondo arabo, è diventata un modello per l'affermazione della parità giuridica della donna.
Jamila Hassoune
Le voci di Marrakech. Note di un viaggio di Elias Canetti Un classico della letteratura di viaggio: Canetti giunge a Marrakech nel 1954 e vagando per la città, non solo la esplora, ma ne coglie l’anima immortale e vecchia di secoli avvolti dalla sabbia del deserto e dalla mura rosse che la proteggono sia dall’esterno che dall’interno. In ogni racconto, un angolo di città e un pezzo dell’umanità variegata che la abita. Seppur un libro datato, offre ancora oggi, visioni attuali della città. Piazza Jema el Fna non è cambiata per niente, ogni sera va in scena lo stesso rituale, la cui memoria si perde nel tempo. Ancora, il profumo di pane venduto per strada è lo stesso che anche oggi inebria la città di primo mattino.
Ero solito rientrare dalle mie passeggiate notturne per le vie della città attraversando la Djema el Fna. Faceva uno strano effetto camminare per la piazza che ora era quasi vuota. Non c'erano più gli acrobati e neanche i ballerini; nessun incantatore di serpenti e non un mangiatore di fuoco.
Elias Canetti
Il capitolo dedicato ai souq è la descrizione precisa del souq che si incontra ai nostri giorni a Marrakech, compresa l’estenuante contrattazione..
C'e aroma nei suq, e freschezza, e varietà di colori. L'odore, che è sempre piacevole cambia a poco a poco secondo la natura delle merci.
Elias Canetti
La Mellah, il quartiere ebraico, con il suo cimitero e la sinagoga, oggi trasformati in musei dato che la comunità ebraica, è quasi del tutto scomparsa dalla città.
Il suo stile è asciutto, pulito, ma estremamente arguto, le sue sensazioni e le sue opinioni emergono senza bisogni di giudizi. Questo rende il libro un vero reportage di viaggio.
Quando si viaggia si prende tutto come viene, lo sdegno rimane a casa. Si osserva, si ascolta, ci si entusiasma per le cose più atroci solo perché sono nuove. I buoni viaggiatori sono gente senza cuore.
Elias Canetti
La terrazza proibita. Vita nell’harem di Fatema Mernissi una delle più famose scrittici marocchine, racconta cosa sia realmente un harem. L’autrice è nata negli anni Quaranta del ‘900.
Imprigionate dietro a delle mura, le donne misuravano coi passi il loro spazio ristretto, e intanto sognavano orizzonti illimitati.
Fatema Mernissi
Prima di trattare del libro occorre una doverosa precisazione su cosa sia realmente un harem, per andare oltre la percezione occidentale di un luogo favoloso nel cui vivono le mogli e le concubine del sultano. L’immagine conosciuta in Occidente è questa. L’harem così descritto è un harem imperiale nato con le dinastie reali musulmane estremamente ricche. Il più famoso è di certo quello di Istanbul. Ma nella vita quotidiana in Marocco non si fa riferimento a questo harem, bensì all’harem domestico. Una sorta di famiglia allargata, senza schiavi ed eunuchi a guardia delle concubine, ma con coppie monogame. Le famiglie composte da più generazioni, alle quali si aggiungono le donne vedove o ripudiate dai mariti, che all’epoca rimanevano senza mezzi di sussistenza se non l’accoglienza della famiglia di origine. Lo scopo di questo tipo di harem non è la poligamia, ma le segregazione delle donne, oltre a voler vivere come una famiglia allargata, piuttosto che concentrasi sulla propria.
Fatemi Mernissi racconta la sua infanzia in un harem domestico, racconta delle lotte, più o meno forti, delle donne per riuscire ad uscire di casa, dei tentativi di superare un portone strettamente sorvegliato dal portinaio Ahmed.
I bambini delle varie famiglie giocano insieme, senza distinzione di sesso, passano da un appartamento all’altro, ma sempre e solo all’interno del cortile, a loro è consentito uscire per frequentare la scuola, ma alle donne non è consentito uscire se non accompagnate dai proprio mariti.
Fatema è ossessionata dalla domanda cos’è un harem? la pone a tutti, adulti e bambini poco più grandi di lei, ottenendo sempre e solo risposte evasive, che le fanno presto capire che è meglio smettere di chiedere. Comprende però che nella sua casa ci sono i favorevoli all’harem, gli uomini e le donne anziane, e i contrari tutte le donne mamme e mogli di nuova generazione.
Se le donne fossero libere di andarsene per strada gli uomini smetterebbero di lavorare perché vorrebbero divertirsi. Il divertimento non aiuta la società a produrre cibo e merci che servono alla sopravvivenza. Così si evita la carestia, le donne devono stare al loro posto, ovvero in casa.
Fatema Mernissi
La madre dell’autrice non perde occasione per lottare per una vita migliore, non tanto per se stessa, si è purtroppo rassegnata alla sua condizione, ma per la figlia.
Almeno le mie figlie avranno una vita migliore, piena di opportunità, avranno un'istruzione e viaggeranno. Tu cambierai questo mondo, non è vero? Tu costruirai un pianeta senza pareti e senza frontiere, dove i portinai come Ahmed faranno vacanza tutti i giorni dell'anno.
Fatema Mernissi
Questo accade realmente, Fatema Mernissi, oltre ad essere autrice di best seller che raccontano la condizione della donna nel mondo arabo è anche docente di sociologia all’università di Rabat.
La terrazza proibita, che da il titolo al libro è la terrazza più alta dell’harem, ovvero il tetto della casa in cui le donne sono segregate, l’accesso a tale area è vietato perché da quell’altezza si vede la città e le altre abitazioni, quindi c’è la possibilità di interazione con degli uomini.
Marrakech di Esther Freud un cognome importante per l’autrice, che è la pronipote di Sigmund Freud. Siamo nella Marrakech degli anni Sessanta, una giovane madre single di due bambine, scappa dalle convenzioni borghesi di Londra, alla ricerca di una vita hippie in Marocco. La voce narrante è la figlia minore che attraverso gli occhi di una bambina di cinque anni racconta Marrakech, il desiderio di conoscere il padre, l’inesperienza della madre nel ruolo di genitore, la mancanza di mezzi di sussistenza e la vita improvvisata.
Quella sera, mentre mamma ci leggeva una storia... mi appoggiai a lei e le chiesi: "siamo arrivati?" "sì" ripose "siamo arrivati. E' come pensavi che fosse?". Non lo sapevo. Non avevo pensato a come potesse essere. "Quanto ci fermiamo? domandò Bea. "oh non ne ho idea. Quanto vogliamo".
Esther Freud
Potrebbe essere tutto molto triste, ma non lo è. Marrakech diviene la mamma di queste due bambine, che imparano ad amarla nella sua stranezza e diversità, finendo cosi per diventare un luogo familiare, una vera e propria casa.
La nostra casa era semplice e imbiancata a calce, con tre camere da letto al piano superiore e cucina e soggiorno al pianterreno. C'era un cortile con i fiori che crescevano tra le pietre del selciato. I pavimenti erano ricoperti di piastrelle che arrivavano fino a metà parete. Non c'erano mobili.
Esther Freud
La piazza Jema El Fna diviene il loro punto di riferimento, gli spettacoli degli acrobati dei saltimbanchi, il cibo consumato al caffè e l’esperienza dell’hamam, diventano la vita delle due bambine. Marrakech le accoglie e le travolge, passa rapidamente dall’essere un luogo misterioso ed esotico al loro punto di riferimento. L’unica certezza in un’esistenza che ne ha ben poche.
Avrei tanto voluto sdraiarmi acconto a lei, ma pensai che fosse più sicuro restare sul sedile, nel caso mamma cambiasse idea e, invece di tornare a casa, decidesse all'ultimo minuto di saltare giù dal treno in una delle stazioni del tragitto.
Esther Freud
Ultimo tè a Marrakesh e nuovi racconti di Toni Maraini L’autrice italiana ha vissuto in Marocco dal 1964 al 1986, docente all’università di Rabat e profonda conoscitrice della storia e cultura del Marocco e del Maghreb. In questi quattordici racconti descrive il Paese, attraverso il concetto del viaggio, non solo geografico, ma anche simbolico. Racconti di dialoghi con studiosi marocchini, così come uomini del popolo e spesso lunghi monologhi con se stessa.
Soltanto chi è uscito veramente dal proprio continente, quale che sia, a qualsiasi latitudine egli appartenga, sa che vivrà ormai conteso tra universi e orizzonti, tra pensieri, ricordi e sensazioni contrastanti, talvolta inconciliabili. Anche una volta tornato indietro. Vivrà la tragedia del non appartenere più interamente a qualcosa.
Toni Maraini
L’autrice tratta del rapporto tra modernità e islam.
Per noi nessuna modernità è condivisa. Ci è offerta la libertà di portare il ciador come fosse un meraviglioso diritto da conquistare. Quando ci presentiamo diversi dall'immagine oscurantista, musulmani laici come ce ne sono sempre stati, a frotte, figli a tutti gli effetti della nostra terra e dei nostri popoli, ci è detto invece che siamo occidentalizzati, che non rappresentiamo le nostre storie, che non rappresentiamo l'islam.
Toni Maraini
Del Marocco creato per i turisti, basato su una serie di luoghi comuni e stereotipi.
Eppure, il Marocco degli europei- piatto, a compartimenti stagni, sovrapposizione di cartoline deformate dagli stereotipi e dall'ignoranza stessa degli osservatori- io l'ho rifiutato.
Toni Maraini
Dei primi occidentali che l’hanno raggiunto con un significativo capitolo sul colonialismo.
Le migliori terre vennero espropriate per i coloni: negli anni Quaranta, le proprietà marocchine erano infime. Spesso meno di un ettaro. Quelle dei coloni variavano da una media di 190 ettari a 650 ettari.... Ad ogni passo ci imbattiamo in Marocco nella miseria, causata dallo sradicamento. Rifugiatisi sulle montagne, i contadini avevano tentato di sopravvivere lavorando la terra rocciosa sinché, ridotti alla fame, sono ridiscesi verso le pianure dove una volta possedevano le terre e dove poi cercheranno lavoro presso i coloni.
Toni Maraini
Lettere a Yves Saint Laurent di Pierre Bergé un libro splendido, intimo personale, che ripercorre la storia d’amore tra lo stilista Yves Saint Laurent e il compagno Pierre Bergé. Sotto forma di epistolario, Bergé scrive allo stilista dopo la sua morte avvenuta il 1 giugno 2008. Cinquant’anni insieme, un rapporto intenso fatto di grande passione, ma anche di periodi di profonda infelicità. Marrakech è parte integrante della vita della coppia. La loro scoperta, il loro rifugio, la città più amata; Marrakech come il luogo della loro felicità più profonda.
Sono a Marrakech nella casa che è stata nostra e che è solo mia ormai, dove ogni cosa mi ricorda la nostra vita, mi racconta la nostra storia.
Pierre Bergé
Ancora, il grande progetto di riportare allo splendore i Jardin Majorelle, per donarli alla città, e la scelta di Yves Saint Laurent di far dispendere le sue ceneri proprio nel giardino.
Sono andato a sedermi -ci vado ogni giorno- davanti al monumento alla memoria che ho fatto erigere per te. C'erano molti turisti, molti visitatori. Alcuni intenti a scattare foto. Non mi disturbano. Sono contento che leggano il tuo nome, che pensino a te. E' questo che ho voluto.
Pierre Bergé
Lonely Planet Marrakech. Con carta estraibile la mia guida preferita, quella che dopo ogni viaggio non è in buone condizioni, ma racconta più di quello che si trova nelle sue pagine. La guida che, quando riposa nella libreria, evoca viaggi ed emozioni passate.
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