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Luang Prabang Patrimonio Unesco dal 1995, questa piccola città, conserva ancora una buona parte del suo fascino, la descrizione di Un dragone apparente. Viaggi in Cambogia, Laos e Vietnam di Norman Lewis resiste ancora oggi. Arrivare a Luang Prabang e non volersene più andare. Il tempo scorre lento, seguendo il corso del Mekong e del suo affluente Nam Khan e i buon ( le buone azioni per il karma) nelle pagode. Qui ci si riconcilia con se stessi e il mondo.
Luang Prabang si trova sulle rive del Mekong alla fine di una lunga e sinuosa discesa dalle montagne attraverso macchie fumanti di bambù. E' costruita su una lingua di terra formata dalla confluenza di un affluente con il fiume... Una via principale presenta svolte verso il fiume su ogni lato e pagode a pochi passi l'una dall'altra, con un tetto scintillante e porte e pilastri intagliati a fitti motivi dorati e dipinti. C'è un infallibile senso del colore, una miscela di oro antico, di turchese e di molti grigi.
Norman Lewis, Una dragone apparente

Al momento basta ancora metterci piede per sentire che nel Laos c'è qualcosa di unico e di poetico nell'aria: le giornate sono lunghe e lente e la gente ha una quieta dolcezza che non si trova nel resto dell'Indocina.
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse
Con questo, purtroppo, non voglio dire che non sia invasa dai turisti e lascio queste considerazioni a Un indovino mi disse di Tiziano Terzani
Che brutta invenzione il turismo! Una delle industrie più malefiche! Ha ridotto il mondo a un enorme giardino d'infanzia, a una Disneyland senza confini. Presto anche nella vecchia, remota capitale reale del Laos sbarcheranno a migliaia, questi nuovi invasori, soldati dell'impero dei consumi e, con le loro macchine fotografiche, le loro implacabili videocamere, gratteranno via quell'ultima naturale magia che lì è ancora dovunque.
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse
Il Tak Bat a Luang Prabang
Sono sbarcati. Oggi sono davvero sbarcati, a frotte questi turisti. Molti della peggior specie. Senza nessun rispetto per una delle cerimonie più dense di significato del Buddhismo il tak bat. La processione dei monaci per l’elemosina mattutina.
Donne che stendono stuoie su marciapiedi. Dispongono i panieri di bambù con dentro il riso ancora caldo. In un attimo la strada è piena di gente che distribuisce pugni di riso ai bonzi. Monaci giovani e anziani che in una fila composta e silenziosa, raccolgono le offerte nelle loro ciotole.
Tito Barbini I giorni del riso e della pioggia

Il rito dei tak bat, una delle esperienze più intense a Luang Prabang, può essere vissuto ogni mattina, prima dell’alba, nella magia della città. I monaci escono dai monasteri con le vesti arancioni, a piedi nudi, con le loro ciotole per ricevere le offerte per il loro sostentamento.
La pacifica invasione arancione attraversa Sakkaline silenziosamente, mentre intorno i templi dorati vengono rischiarati dalle prime luci dell’alba. I fedeli buddhisti rigorosamente vestiti per l’occasione, con le spalle coperte da una stola e le gambe dal longyi, offrono loro, riso glutinoso, nutrono il corpo dei monaci in cambio ricevono le preghiere dei bonzi per nutrire la loro anima.
C’è qualcosa di mistico nel tak bat. Non è necessario essere buddhisti o credere in un’entità superiore per percepire la sacralità del momento. Una cerimonia vecchia di secoli che si ripete, sempre nuova, ad ogni alba.
All'alba avevo visto lo struggente spettacolo di centinaia di bonzi che escono dai loro monasteri e sfilano lungo l'acciottolato della via principale per ricevere le offerte di cibo dalla popolazione inginocchiata sui marciapiedi.
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse
Sono tra noi e sono tantissimi
Come è possibile rovinare uno momento così intenso? Pubblico e privato allo stesso tempo. Lo si può fare in molti modi, tutti hanno a che fare con la mancanza di rispetto e l’arroganza, piaga endemica che non conosce confini e si sposta per il mondo a bordo degli aerei sempre più carichi di essere umani senza umanità alla ricerca del “io ci sono stato“.
In quelle albe mistiche ho visto macchine fotografiche sparate a pochi centimetri dal viso dei monaci, flash che illuminavano il buio prima dell’alba. Purtroppo non c’è limite al peggio e si arriva ancora oltre. E’ nato un fiorente commercio che permette ai turisti di partecipare direttamente al tak bat. Prima dell’arrivo dei bonzi, venditrici di cibo spazzatura, cioè prodotti confezionati di infima qualità, vendono la loro mercanzia a ciurme di sprovveduti, che vogliono la loro bella foto, mentre scimmiottano i buddhisti laotiani. Non si acquistano meriti donando schifezze, si fa solo la figura degli imbecilli. I monaci, dal canto loro, accettano queste offerte di junk food, per poi liberarsene una volta girato l’angolo.
Viaggiare e conoscere l’altro è qualcosa che può cambiare il corso di una vita. Vedere un simile spettacolo fa sanguinare cuore e mente.
Come partecipare davvero al Tak Bat
Vedere il tak bat è una di quelle esperienze che fanno bene all’anima, se fatto con il rispetto dovuto. Quindi consiglio caldamente non parteciparvi attivamente. Basta stare sull’altro lato della strada e attendere, con rispetto, che il rito si compia. Nessuno laotiano si offenderà per essere stato fotografato alla giusta distanza, anzi nemmeno vi noterà. Il silenzio e un abbigliamento rispettoso permettono di essere in piena armonia con la cerimonia. Poi, ultimo consiglio, dopo qualche foto, vale davvero la pena viverlo e basta; un hic et nunc a cui non siamo più abituati, ma che Luang Prabang può ancora donare ad ognuno di noi.
Monaci e novizi
Aprono la fila della questua i monaci coloro che hanno almeno venti anni di studio in monastero e per tale motivo entrambe le spalle coperte. Subito dietro i novizi o gli studenti con dieci anni di studio riconoscibili per la spalla destra scoperta.
Luang Prabang capitale del Buddhismo Theravada
Visitare Luang Prabang significa prima di tutto rispettare questa città antica e irresistibile che ammaglia chiunque fin qui si spinga. Il Buddhismo theravada, letteralmente scuola degli anziani, è la più antica scuola buddhista si basa sui tre gioielli il Buddha, il Dhamma (il suo insegnamento) e il Sangha (la comunità dei monaci). Questo spirito permea Luang Prabang.
Il Buddhismo non verrà sconfitto dai nuovi modelli, ma accompagnerà il cambiamento senza cambiare il cuore del suo messaggio, mi ha ricordato Satu Sai, uno dei monaci più illuminati e intransigenti di Luang Prabang.
Laura Leonelli, Lem. Il viaggio iniziatico di un piccolo Buddha
Wat Phu Si
Seduto in cima alla collina di Wat Phu Si a Luang Prabang, a guardare nella dorata pace del tramonto la commuovente confluenza del maestoso, grande Mekong con il Nam Khan piccolo e impetuoso..
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse

Ecco un luogo unico che contribuisce a rendere ammaliante la vecchia capitale reale del Laos, che vale la lunga e faticosa scarpinata per raggiungere la sommità della collina.
C'è una collina che si innalza bruscamente nel centro della città, e in cima si trova una pagoda scintillante. La risalita fino a questo edificio.... si rivelò talmente spossante da esaurire ala scorta di energia del giorno. Quando finalmente ci arrivai la pagoda era molto piccola.....Dovunque si rivolgesse lo sguardo indugiava uno scenario molto cinese di montagne e fiumi appena abbozzato nella nebbia.
Norman Lewis, Un dragone apparente
Il Wat Phu Si è piccolo, all’ora del tramonto molto affollato. Ma ricompensa di tutta la fatica e i disagi: c’è un’aura di solennità nel vedere tramontare il sole sopra il Mekong, la spiritualità di Luang Prabang al Wat Phu Si diventa tangibile, qualcosa di fisico ti avvolge, qualcosa che ha a che fare con la pace dell’anima.

I rintocchi d'un gong, scendevano dal Wat Phu Si, il tempio sulla collina sacra, dove, si dice, siano sepolte alcune delle 84.000 reliquie di Buddha e dove, secondo la leggenda lao, si nascondono due draghi mostruosi che usciranno per mangiare tutti gli abitanti del Paese il giorno in cui non sentiranno più il pulsare del gong.
Tiziano Terzani, In Asia
I ponti di bambù sul Mekong

Questi ponticelli di canne di bambù, ce ne sono a centinaia, sorvegliano ogni gomito del fiume...
Tito Barbini I giorni del riso e della pioggia
I ponti in bambù si attraversano per pochi kip e poco conta dove conducono; la magia è nell’attraversarli e provare il brivido di esserci riusciti, perché non sempre sono stabili.
Costruiti ogni anno durante la stagione secca e distrutti dalla piena durante il monsone, questi fragili e, allo stesso tempo, resistenti ponti raccontano il rapporto dei laotiani con il fiume, lo dominano quando è tranquillo e si assoggettano al suo volere durante la stagione delle piogge, non tentano di opporvisi costruendo qualcosa di definitivo, ma usano solo il bambù che il fiume, ogni anno, puntuale si porterà via. Molto buddhista. L’impermanenza delle cose, qui, si vede anche nei dettagli.
I templi di Luang Prabang
Monasteri e pagode donano a Luang Prabang, la sua atmosfera di pace, sono molti, e si possono visitare tutti a piedi con una piacevole passeggiata, ma nel 1975 non era proprio così:
Poi, una volta salito al potere il Pathet Lao ha chiuso i monasteri, solo tre sono rimasti aperti, Vat Xieng Thong, Vat Sene e Vat Manorom. Ma non potevamo andare a trovare i monaci, né fare loro offerte. Se la polizia vedeva due o tre persone insieme le arrestava e addirittura la popolazione doveva denunciarsi a vicenda.
Laura Leonelli, Lem. Il viaggio iniziatico di un piccolo Buddha.
Il culto del Naga

Nel sud est asiatico capita praticamente ovunque di vedere tetti e pagode decorate con serpenti molto simili a draghi. Tuttavia in Laos il serpente o meglio il naga ha un ruolo importante, non solo a livello simbolico ma nella tessitura delle stoffe. Il Laos ha fatto richiesta all’Unesco per inserire la tessitura laotiana tradizionale del naga nel patrimonio culturale immateriale.
Il culto del naga ha origini antichissime in Laos: una leggenda narra di una bellissima tessitrice attirata nelle profondità del Mekong da uno spirito metà serpente e metà umano per diventare la sua sposa.
Il Laos è incuneato tra Thailandia, Cambogia, Vietnam, Cina e Birmania. Senza sbocco sul mare, l’agricoltura e la pesca nei fiumi erano mezzi di sussistenza in stretta connessione con l’acqua.
Gli spiriti acquatici sotto forma di serpenti, draghi e coccodrilli erano adorati già duemila anni fa.
Celebrato nell’artigianato, nell’architettura e nei festival, il naga, o nak in Laos, unisce i diversi gruppi etnici del paese integrando le credenze animiste con quelle buddiste: quando il buddismo fu introdotto nel XIV secolo, il naga divenne il protettore della religione. Infatti, quando i giovani laotiani sono ordinati monaci buddisti, sono chiamati nak, poiché prendono i loro voti per conto del naga.
Il naga abbellisce le preziose stoffe tessute in Laos, gli orli delle colorate gonne delle donne laotiane, dimostrando come nei villaggi è parte integrante della vita quotidiana. Il naga abbellisce e protegge i templi buddisti impreziosendo corrimani lungo le scale sia nel Triangolo d’Oro dove il Mekong entra in Laos fino al sud del paese.
Palazzo Reale di Luang Prabang
Quello che un tempo era la residenza reale, dopo l’avvento dei Pathet lao è stato trasformato in museo nazionale.

Wat Ho Pha Bang

Wat Mai Suwannaphumaham

Wat Xieng Thong

In questo monastero è ambientato uno dei libri più affascinati sul Laos Lem. Il viaggio iniziatico di un piccolo Buddha. Ediz. illustrata di Laura Leonelli. Una giornalista italiana unica occidentale e unica donna, ad essere ammessa al monastero per seguire il percorso di vita monastica di Lem, un giovane laotiano di dodici anni, che rimarrà al Wat Xieng Thong per sei anni, con lo scopo di ricevere un’istruzione non solo religiosa.
Nel monastero ogni notte giovani novizi diventano custodi del tempio dormendo insieme all’Illuminato e prima dell’alba tornano nelle loro kuti, le celle.
Wat Visun

Wat Manorom

Wat Pa Phai

Questi templi sono una selezione dei numerosi templi di Luang Prabang, ognuno affascinante a modo suo.
Una pausa dai templi

Morning market e night market
La mattina lasciano alle spalle il palazzo reale ci si immerge nei colori del mercato.
Ogni sera invece, viene allestito, il night market sempre lungo la via del Palazzo reale, un mercato ad alta densità di bancarelle, che oltre alle street food vende artigianato locale. Camminare al suo interno, totalmente coperto da ombrelloni e tende, non è facilissimo, per gli spazi ridotti e la ressa, ma è comunque molto suggestivo. L’aspetto che lo rende unico è il silenzio, tanto da essere definito il mercato più silenzioso di tutta l’Asia. Ancora una volta i laotiani mostrano la unicità, rispetto al resto dell’Indocina.
Le cascate di Tat Kuang Si

Le cascate si trovano ad una trentina di chilometri da Luang Prabang, inutile dire che sono un spettacolo naturale splendido.
Il Tat Kuang Si Bear Rescue Centre

Durante la salita a piedi alle cascate, si può vistare il Tat Kuang Si Bear Rescue Centre un centro di recupero per gli orsi della luna. Così chiamati per il collare bianco su manto nero.
Questi bellissimi animali sono vittime di bracconaggio, perché la loro bile viene usata nella medicina tradizionale cinese, alcuni vengono allevati in cattività in condizioni atroci. Gli orsi che si trovano al centro sono stati recuperati dalle mani di trafficanti senza scrupoli. Visitare il centro e fare una piccola donazione o acquistare una gadget permette il sostentamento degli orsi e del progetto. Ho apprezzato il centro molto più delle cascate, non perché non siano splendide, ma il centro è portatore di speranza, di aiuto concreto a questi paciosi orsi.

Consigli di lettura
Un dragone apparente. Viaggi in Cambogia, Laos e Vietnam di Norman Lewis Il racconto di viaggio nella vecchia Indocina, nel 1949. il Sud est asiatico, sta vivendo grandissimi cambiamenti: il colonialismo è prossimo alla fine, la seconda guerra mondiale ha declinato nuovi equilibri geopolitici, che finiranno per avere un enorme impatto su questa aerea .
Un indovino mi disse di Tiziano Terzani Nel 1976 Terzani riceve un avvertimento da un indovino di Hong Kong, che gli suggerisce di non volare per un anno intero, il 1993, per evitare il rischio di morire. Terzani non dimentica questa profezia e giunto al fatidico anno rinuncia a prendere aerei.
In Asia di Tiziano Terzani una raccolta degli scritti di Terzani inviati ai giornali italiani e al tedesco Der Spiegel nel corso della sua lunga carriera in Asia.
I giorni del riso e della pioggia dal delta del Mekong alle sorgenti del Tibet di Tito Barbini L’autore racconta un viaggio epico, spirituale, non solo fisico, lo si evince già dal titolo poetico, dal delta del Mekong alle sue sorgenti.
Lem. Il viaggio iniziatico di un piccolo Buddha. Ediz. illustrata di Laura Leonelli Un racconto unico nel suo genere con splendide fotografie che ritraggono Lem e i suoi compagni in vari momenti di vita monastica.Un testo che permette di capire l’enorme importanza dei monasteri che spesso, in situazioni economiche difficili, si sostituiscono alla scuola permettendo l’istruzione di molti giovani altrimenti destinati ad esserne esclusi. Un viaggio nei riti antichi del Laos, dove Buddhismo e animismo convivono pacificamente, dove i nat, gli spiriti buoni o cattivi, sono venerati e il Buddhismo theravada è parte integrante della vita quotidiana.
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Girovagando in Asia...
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