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Marrakech è una città che mi ha stregato, con i suoi colori ma tra tutti i luoghi visitati ho subito il fascino in particolare dei Jardin Majorelle, della storia d’amore tra lo stilista Yves Saint Laurent e la città e della Mellah, il quartiere ebraico. Senza dimenticare i funduq.
Yves Saint Laurent e Marrakech

Nel 1966 Lo stilista e il suo compagno, Pierre Bergè, scoprono e si innamorano di Marrakech, che diviene una fonte di ispirazione continua per le sue collezioni sia di haute couture che pret à porter. Ma anche e soprattutto un luogo di fuga e pace rispetto alla frenesia di Parigi.
Prima di Marrakech tutto era nero. Questa città mi ha insegnato cosa sono i colori e ho abbracciato la sua luce, i suoi sfacciati contrasti e le sue intense invenzioni.
Yves Saint Laurent
Marrakech non è soltanto rossa, è anche blu. Il blu Majorelle. un colore splendido che l’ha resa celebre il tutto il mondo.
Le Jardin Majorelle

Le jardin Majorelle è il giardino più visitato di Marrakech. Ha una storia affascinante. Il pittore Jacques Majorelle infatuato di Marrakech nel 1923 acquistò il terreno, fuori le mura, e creò un giardino lussureggiante; nel 1931 costruì anche la sua casa all’interno del giardino. Nel 1947 decise di aprire al pubblico il giardino tropicale. Morì nel 1962, in seguito alla sua scomparsa, l’intera proprietà si trovò in stato di abbandono.

Nel 1980 Yves Saint Laurent, con Pierre Bergé, scoprono questo giardino lo acquistano, riportandolo all’antico splendore donandolo alla città.
Lo stilista ama così tanto Marrakech e in particolare il giardino da chiedere che, alla sua morte, le sue ceneri siano sparse per le Jardin.

Sono andato a sedermi -ci vado ogni giorno- davanti al monumento alla memoria che ho fatto erigere per te. C'erano molti turisti, molti visitatori. Alcuni intenti a scattare foto. Non mi disturbano. Sono contento che leggano il tuo nome, che pensino a te. E' questo che ho voluto.
Pierre Bergé
Le Musèe Berbère

La splendida villa di Majorelle oggi è un museo sulla cultura berbera in Marocco. Al suo interno pezzi favolosi, soprattutto i monili in argento, finemente cesellati, indossati dalle donne berbere.
La nascita del museo si deve al grande amore per l’arte di Saint Laurent e Bergé, che da tempo collezionavano, in forma privata, oggetti berberi.
I Berberi erano la popolazione autoctona del nord Africa prima della colonizzazione araba. All’epoca erano emarginati: non avevano il diritto di parlare la propria lingua ed era vietato insegnarla nelle scuole.
Bergé, con un vero e proprio atto politico, decise di aprire il museo, con più di seicento oggetti tradizionali.
Oggi il Re del Marocco, Muhammad VI, ha riconosciuto la lingua e la cultura berbera, sostenendo che la popolazione marocchina è metà araba e metà berbera.
Bisogna restituire ai marocchini la loro storia e la loro cultura, anzi la pluralità delle loro culture fra cui ci sono stati profondi scambi e ibridazioni nei secoli. E' importante valorizzare la cultura berbera, a lungo oscurata, come fa per esempio il Musèe Berbère nel Jardin Majorelle, dove si vede bene, tra l'altro come abbiamo convissuto per secoli e quanto si assomigliassero i berberi musulmani e i berberi ebrei. Sono intrecci significativi che aiutano a capire chi siamo e da dove veniamo, a non temere le diversità.
Jamil Hassoune, La Libraia di Marrakech
Il Blu Majorelle
Il colore blu, creato da Majorelle, un blu tra l’oltremare e il cobalto, risulta ipnotico e si trova non solo nella casa, ma in tutto il giardino.

La Galerie Love
All’interno del giardino una sala è dedicata ai biglietti augurali che Yves Saint Laurent disegnava personalmente ogni Natale e spediva ai suoi clienti più cari e agli amici.

Il Museo Yves Saint Laurent

In Rue Yves Saint Laurent, la via del Jardin Majorelle, si trova il museo dedicato allo stilista. Nato nel 2017, per volontà di Pierre Bergé.
https://www.museeyslmarrakech.com/fr/
Nel 2022 si celebrano i sessant’anni della Maison YSL, sessant’anni di moda, arte, viaggi in giro per il mondo e dell’ amore per Marrrakech, ricordata nel nuovissimo libro Yves Saint Laurent Museum Marrakech, che racconta la straordinaria collaborazione tra Pierre Bergé e lo studio KO per la realizzazione in 1423 giorni del museo.
Il testo è dedicato a Bergé, scomparso nel 2017 soltanto un mese rima dell’inaugurazione, che ha fortemente voluto e seguito in ogni dettaglio il progetto, un omaggio a Marrakech nei colori, nell’austerità e nelle materie prime utilizzate, tutto è un caldo omaggio al Marocco.

Il museo occupa una superficie di quattromila metri quadri è il ritratto architettonico di un genio. Realizzato da Oliveir Marty e Karl Fournier dello Studio KO, ospita una parte della collezione della Fondazione Pierre Bergè-Yves Saint Laurent. Oltre al museo in cui sono esposti i capovolti haute couture di Saint Laurent, c’è una biblioteca, un auditorium, un fornito bookshop e un gradevole caffè.
Mellah di Marrakech

Oltre quel muro, e da esso circondata su tutti e quattro i lati, si estendeva la Mellah, il quartiere ebraico.
Elias Canetti, Le voci di Marrakech
Gli ebrei in Marocco
In Marocco, fin dalla cacciata dalla Spagna nel Cinquecento, ma gia molto prima, c'è sempre stata una consistente popolazione ebraica, che negli anni Cinquanta del secolo scorso ammontava a circa duecentocinquantamila persone. Oggi sono forse cinquemila o al massimo settemila, per l'esodo che vi è stato con le tensioni createsi dopo il conflitto arabo-israeliano.
Jamila Hassoune, La libraia di Marrakech
Il quartiere ebraico a Marrakech, ha una storia antica. Gli ebrei fuggono dalla Spagna a seguito del Decreto dell’Alhambra, del 31 marzo 1492, con cui, la regina, cattolica, Isabella di Castiglia obbliga le espulsioni delle comunità ebraiche in tutto il territorio spagnolo. Gli ebrei riparano in Marocco, non solo a Marrakech, ma anche sui monti Atlas, la catena montuosa che circonda la città.
La popolazione nella Mellah continua a crescere fino a contare circa trentamila abitanti nel XIX secolo, diventando così la comunità ebraica più grande del Marocco. All’epoca c’erano circa trentacinque sinagoghe attive, oggi ne restano due.
Gli ebrei abbandonano in massa il Marocco negli anni Sessanta, poco dopo la fondazione dello stato di Israele.
La Sinagoga Lazama

L’unica Sinagoga rimasta nella Mellah, oggi è un museo. Nel suo cortile decorato con maioliche bianche azzurre, in passato c’era una scuola, ogni anno si iscrivevano circa quattrocento bambini ebrei.

L’unica Sinagoga rimasta nella Mellah, oggi è un museo. Nel suo cortile decorato con maioliche bianche azzurre, in passato c’era una scuola, ogni anno si iscrivevano circa quattrocento bambini ebrei.
Cimitero ebraico Miaara

Mi trovai in una piazza enorme e spoglia non vi cresceva un filo d'erba. Le pietre tombali erano talmente basse che quasi non si vedevano, e camminando capitava di urtarle come fossero pietre qualsiasi... Niente nella piazza si ergeva in altezza.
Elias Canetti, Le voci di Marrakech
Il cimitero israelita, con tombe anonime, sono circa ventimila, solo alcune recano il nome di importanti esponenti della comunità ebraica in passato, molto attiva. E’ un cimitero cristallizzato nel tempo, non ci sono nuove sepolture e le tombe presenti sono mute.
Affascinante il contrasto con le mura della Medina e i minareti sullo sfondo.
La Mellah oggi
Oggi di ebraico rimane molto poco, la popolazione che abita il quartier è musulmana, ma camminando per gli stretti derb, i vicoli, si può notare come le abitazioni siano le più alte di Marrakech, tipico dei ghetti, in ogni parte del mondo.
Mi trovai in un piccolo bazar all'aperto. Nei bassi stanzini vidi uomini accovacciati in mezzo alla loro merce... Perlopiù portavano in testa i neri berretti che qui servono agli ebrei per distinguersi e moltissimi avevano la barba.. C'erano gli "ebrei eterni" su tutta la figura era scritta la loro irrequietezza.
Elias Canetti, Le voci di Marrakech
Oggi il bazar del quartiere ebraico vende più o meno gli stessi prodotti che si trovano nei souq di Marrakech, tuttavia appare più autentico, forse per il minor afflusso di occidentali. Inoltre si trova ancora la merce esposta in grande quantità, nei sacchi, a differenza dei bazar centrali.

SCOPRIRE LA MEDINA
I funduq

I funduq sono i caravanserragli e si trovano un po’ dappertutto nella Medina, spesso nascosti dietro portoni chiusi, la maggior parte in ristrutturazione. Con un po’ di fortuna si può accedervi e respirare una storia vecchia di secoli, di rotte carovaniere attraverso il deserto, della magia di una viaggio cosi avventuroso, dell’intraprendenza dell’essere umano.
Al piano terra stalle e botteghe, al piano superiore le stanze per i viaggiatori.
Consigli di lettura
Lettere a Yves Saint Laurent di Pierre Bergé un libro splendido, intimo personale, che ripercorre la storia d’amore tra lo stilista Yves Saint Laurent e il compagno Pierre Bergé. Sotto forma di epistolario, Bergé scrive allo stilista dopo la sua morte avvenuta il 1 giugno 2008.
La libraia di Marrakech di Jamila Hassoune una storia vera, di grande coraggio e intelligenza. L’autrice nasce e vive a Marrakech. Cresce in una famiglia dove la cultura è importante. Il padre, dapprima insegnante, poi libraio. Jamila, cresce in mezzo ai libri, che le sono familiari ed amici. Una volta adulta, è lei a gestire la libreria del padre, oramai anziano.
Le voci di Marrakech. Note di un viaggio di Elias Canetti Un classico della letteratura di viaggio: Canetti giunge a Marrakech nel 1954 e vagando per la città, non solo la esplora, ma ne coglie l’anima immortale e vecchia di secoli avvolti dalla sabbia del deserto e dalla mura rosse che la proteggono sia dall’esterno che dall’interno.
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