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Napoli è straordinaria sotto tutti i punti di vista. Alla fine del secolo scorso, Scarfoglio, il più illustre giornalista italiano del tempo, scrisse: "Questa è l'unica città dell'Oriente in cui non ci sia un quartiere residenziale per gli europei", la sua battuta regge ancora.
Norman Lewis, Napoli '44
Ironico e sagace Lewis, nel descrivere Napoli. E’ una città per la quale è facile abusare di aggettivi superlativi, più difficile è rendere la sua anima, perché un’anima c’è. Composta di molti aspetti diversi non tutti sempre trasparenti, alcuni più oscuri, che si addentrano nelle viscere della terra, anche questa oscurità ha una storia da raccontare, fatti di uomini, di vita e morte, che merita di essere ascoltata.
Napoli Sotterranea

Un’ altra delle meraviglie della città è la sua notevole stratificazione. Abitata già nel V secolo a.c. dai greci e poi successivamente dai romani, Napoli presenta nel sottosuolo una vera e propria città sommersa che, a seconda delle epoche, ha avuto utilizzi diversi. Scendendo a quaranta metri di profondità si incontra una città nella città.
Inizialmente usate come cave di tufo, per la costruzione della città stessa, queste cavità sono diventate, con i romani, un vero e proprio acquedotto che riforniva tutta la città di acqua potabile, dal fiume Serino, a settanta chilometri da Napoli. Un ‘opera di ingegneria unica, questa enorme rete di condutture e pozzi si snoda sotto tutta la città per permettere il rifornimento idrico alle singole abitazioni. L’acquedotto viene usato ed ampliato ininterrottamente per secoli. Nel 1615 alcuni editti proibiscono l’introduzione di materiale da costruzione in città, per tentare di limitare il numero esorbitante di abitanti. Si ricorre così alle cave cittadine di tufo da cui estrarre nuovo materiale. Cosi facendo non solo si continua a costruire in città ma si ampliano ancora di più pozzi e cisterne.

'O Munaciello
Particolarmente interessanti sono le figure dei pozzari, gli uomini addetti alla manutenzione dell’acquedotto, molto magri e agili per poter passare agevolmente negli stretti cunicoli e calarsi da altezze vertiginose senza imbracature. I pozzarisono profondi conoscitori dei cunicoli, abili e scaltri appaiono e scompaiono lungo quelle vie tortuose, spesso abbigliati con un mantello, molto simile ad un saio, per il freddo e la forte umidità. Sovente i pozzari non vengono pagati per il loro lavoro. Tuttavia attraverso i canali usati per calare il secchio possono arrivare dai pozzi direttamente nelle case. Rubando oggetti preziosi, vendicandosi così per il mancato pagamento. Spesso poi i pozzari si occupano anche, con maggiore interesse, della padrona di casa, che del pozzo.

Da qui nasce la leggenda del munaciello. Uno spiritello di natura benefica ma dispettosa, che talvolta ruba e talvolta dona.
In contrapposizione al munaciello c’è l’mbriana, l’anima buona della casa, il nome ‘mbriana, deriva da meridiana, quindi la luce. La contrapposizione tra la luce e il buio, il bene e il male. Usanza diffusa era salutare l‘mbriana quando si rientrava in casa e invece attribuire la colpa delle sparizioni degli oggetti in casa al munaciello.
Abbandono dell'acquedotto e Seconda guerra mondiale
Nel 1885, dopo una grave epidemia di colera, l’acqua dell’acquedotto sotterrano viene dichiarata insalubre e le cavità sotterranee cadono in disuso, finendo con il diventare delle vere e proprie discariche di materiali da costruzione.
La Napoli sotterranea viene dimenticata fino alla seconda guerra mondiale, quando la città è pesantemente bombardata dagli alleati. La necessità di rifugi antiaerei porta ad ampliare le vie di accesso a pozzi e cisterne, spesso tortuose, trasformandoli in rifugi.

Il 18 novembre 1944 una bomba cade all’interno di un pozzo dall’apertura esterna e uccide quattrocento persone, da quel momento tutti i collegamenti con l’esterno vengono murati, rendendo estremamente difficile la loro individuazione in superficie.
Se il murare le vie di acceso dei pozzi, li ha resi sicuri rifugi antiaerei, ha notevolmente peggiorato il compito degli speleologi che hanno riporta a nuova vita, la Napoli sotterranea.
Oggi usata anche come orto ipogeo per la produzione del basilico.

La Galleria Borbonica

Nuovamente nel sottosuolo, un’altra opera unica. Commissionato nel 1853 da Ferdinando II, re delle Due Sicilie, questo tunnel collega il palazzo reale con le caserme ed il mare. Dunque una rapida via di fuga della cavalleria in caso in intervento immediato. I moti del 1848 hanno minato il senso di sicurezza della monarchia. La galleria sarà ultimata nel 1856, ma non sarà mai utilizzata per il suo scopo. Nel 1861 si giunge all’Unità d’Italia.
Anch’essa diviene rifugio antiaereo durante la guerra.
L’accesso a Napoli sotterranea e alla Galleria Borbonica avviene unicamente con tour guidato, per ovvi motivi. Il primo dura un paio d’ore e il secondo più di un’ora. Pur non essendo una fan di gruppi numerosi, queste visite mostrano secoli di storia in un tempo limitato e offrono molte informazioni sul sottosuolo di Napoli.
Le Stazioni dell'Arte
Le stazioni della metropolitana di Napoli, specialmente quelle sulle linea 1, fanno parte del progetto Stazioni dell’Arte, nato dall’amministrazione comunale per rendere più attraenti i luoghi della mobilità e offrire a tutti la possibilità di un incontro con l’arte contemporanea.
Ma di sicuro la stazione più bella è Toledo che ha avuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali stazione metropolitana più bella d’Europa.

Per l’elenco completo delle Stazioni dell’Arte
http://www.anm.it/index.php?option=com_content&task=view&id=687&Itemid=295
Napoli e Maradona
Non bastano le parole per descrivere la venerazione dei napoletani per Maradona. Considerato al pari di una divinità ha anche il suo piccolo altare,all’interno del bar Nilo, in cui pare siano custodite delle reliquie: un capello e delle lacrime.

Il Murales di Bansky
In Piazza Girolamini, lungo Via dei Tribunali, si trova il murales di Bansky, una madonna sotto ad una pistola aureolata. L’artista aveva realizzano anche una seconda opera che è andata persa, ricoperta da un altro graffito.
Per tale motivo, questa opera è stata protetta con una vetro.

Quartieri Spagnoli
I "Quartieri" a Napoli, sono tutti i vicoli che da Toledo si dirigono sgroppando verso la città alta. Vi formicolano i gatti e la gente; incalcolabile è il loro contenuto di festini nuziali, di malattie ereditarie, di ladri, di strozzini, di avvocati, di monache, di onesti artigiani, di case equivoche, di coltellate, di botteghini del lotto: Dio creò insomma i "Quartieri" per sentirsi lodato e offeso il maggiore numero di volte nel minore spazio possibile... Il sole stesso percorre i "Quartieri" come può, ignorando interi edifici e concentrandosi furiosamente su uno scalino.. Il sole dei "Quartieri" è al tempo stesso capriccioso e zelante, trasforma in fulgide mitre certe crepe di muro e lascia buie e fredde le finestre dei tisici.
Giuseppe Marotta, L'oro di Napoli

I quartieri spagnoli non sono pericolosi
Premessa fondamentale: non è pericoloso visitarli, anzi si rivela anche una bella esperienza umana, visto il calore e dal disponibilità degli abitanti. Tutte le persone che ho ho incontrato passeggiando in questi vicoli si sono prodigate con consigli sulla visita. Quindi andando oltre i luoghi comuni e gli stereotipi posso dire che i quartieri spagnoli sono uno dei rioni più belli e veri di Napoli .
Devono il loro nome al viceré spagnolo Don Pedro da Toledo, che per i risolvere il problema degli alloggi, per le truppe spagnole, di stanza in città, fece costruire questi quartieri che si snodano verso l’altro partendo da Via Toledo. Presto diventeranno sovraffollati e malfamati, da qui la loro cattiva reputazione.
Oggi non è più così. Anzi è un vero piacere percorre questi vicoli caratterizzati dalle tipiche abitazioni napoletane: I bassi ‘o vascio, in dialetto napoletano, piccoli appartamenti al piano terra composti da uno o due locali. La cui caratteristica principale è che la porta di ingresso è l’unica fonte di luce e aria. Il basso da sempre indica miseria e difficoltà.
Il basso di Via San Liborio
In questa Via, Eduardo De Filippo ambienta la nascita, in un basso, di Filumena Marturano, la protagonista di una commedia tra le più belle di De Filippo. Filumena descrive il basso dove è nata e le condizioni di estrema povertà della sua famiglia:
Di me non devo dire niente! Ma di me fino ai miei diciassette anni, sì. Avvocato, conoscete quei bassi… A San Giovanniello, ai Vergini, a Forcella, ai Tribunali, al Pallonetto! Neri, affumicate… dove d’estate non si respira per il caldo perché la gente è tanta, e d’inverno il freddo fa sbattere i denti…Dove non c’è luce neanche a mezzogiorno… Pieni di gente! Dove è meglio avere freddo che avere caldo… In uno di quei bassi, al vicolo San Liborio, abitavo io con la famiglia mia. Quanti eravamo? Una folla! Io non so che fine ha fatto la mi famiglia. Non voglio saperlo. Non lo ricordo!... Sempre con le facce girate, sempre in urto l’uno con l’altro… Andavamo a dormire senza dirci: «Buonanotte!». Ce svegliavamo senza dirci: «Buongiorno!»
Eduardo De Filippo, Filomena Marturano
I panni stesi
I balconi erano tutti ingombri di cassette fiorite, e alle inferiate penzolavano come gualdrappe di cavallo, come bandiere, coperte imbottite gialle e rosse. stracotti celesti di bambini, lenzuola, cuscini e materassi esposti all'aria, e si snodavano le corde dei canestri che scendevano in fondo al vicolo per ritirare la verdura o il pesce offerto da venditori ambulanti. Benché il sole non toccasse che i balconi più alti (la strada era come una spaccatura nella massa disordinata delle case) e il resto non fosse che ombra.
Anna Maria Ortense, Il mare non bagna Napoli

I Murales
Iside

Iside dell’artista argentino Francisco Bosoletti, è ispirata alla celebre statua della Pudicitia custodita nella Cappella Sansevero.
Maradona

Dopo la vincita del secondo scudetto con il Napoli, nel 1990, Mario Finardi, grazie ad una colletta popolare, realizza il murales di Maradona con la maglia del Napoli.
Nel corso degli anni la pittura si è deteriorata, inoltre era stata aperta una finestra proprio in corrispondenza del volto del calciatore. L’ opera restaurata da Salvatore Iodice, con scarso successo di pubblico. Sarà Bosoletti a darle il volto definito durante la realizzazione della vicina Iside.
Quore Spinato

Negli ultimi anni altri,i due writers napoletani, Cyop e Kaf, creano il progetto Quore Spinato, dipingendo muri, porte e saracinesche dei bassi, con lo scopo di rendere più attrattivo il quartiere per un numero maggiore di visitatori. Le opere sono moltissime e si può trovare una mappa completa sul sito degli artisti. http://www.cyopekaf.org
Le edicole votive

La devozione a Napoli si sente e si vede. Trova la sua massima espressione nei Quartieri, attraverso i numerosi altarini improvvisati, ma molto curati. La loro creazione fu incoraggiata nel Settecento, quando la città non era ancora illuminata e preda di atti di vandalismo. Illuminare le edicole significava non solo ingraziarsi il santo al suo interno, ma anche alluminare i vicoli, scoraggiando così gli atti vandalici. Nemmeno il più crudele dei criminali avrebbe avuto il coraggio di profanare la casa di un santo.
Il mercato di Pignasecca
Uno dei più intensi mercati rionali si tiene tutti i giorni nei Quartieri, precisamente in via Pignasecca, i banchi di frutta verdura e pesce fresco si perdono nelle grida degli ambulanti e nel chiaro scuro di vicoli.
Sanità

Sanità uno dei rioni più veri e veraci di Napoli. Anche qui, come per i quartieri spagnoli, gli stereotipi sulla scarsa sicurezza finiscono per limitare la visita.
Pericoloso non pericoloso? Chissà perché quando si parla di Napoli il tema della sicurezza finisce sempre per spuntare da qualche parte. Camminando per il quartiere, la sensazione è che sia un rione popolare vivo, magari chiassoso, ma sinceramente tutto questo paventato rischio non l’ho trovato.
Si alterano bassi e vie simili a quartieri spagnoli con i panni stesi, che rendono Napoli un po’ più Napoli, a palazzi nobiliari di un’epoca passata, ma totalmente integrati con il rione.
Non mancano le edicole votive, a volte con richieste di offerte per mantenerle.
Questa è Napoli: i bassi si alternato ai palazzi prestigiosi, si passa da un quartiere all’altro e sembrano due città diverse. Napoli nel bene e nel male, una città con dei problemi, con un passato difficile, ma rinunciare a visitare certi quartieri, solo per sentito dire, significa rinunciare a conoscere la città, a cercare di capire qualcosa in più e questo è stupido.
La casa di Totò

In via Santa Maria Antesaecula 109, si trova la casa natale di Totò, non è in buone condizioni, e poco valorizzata ma la vale la pena visitarla, solo dall’esterno.
In un appartamento al secondo piano nasceva Antonio De Curtis il 15 febbraio 1898, c’è solo una semplice targa a ricordare il principe della risata, tuttavia l’intero quartiere, parla di lui, i bassi, la napoletanità verace e l’ironia dell’arte di arrangiarsi si respirano ancora in tutto il rione Sanità.
Palazzo San Felice

Ferdinando Sanfelice progetta e costruisce il palazzo per la sua famiglia nel 1728, in una zona fuori le mura, molto più salubre del centro città. La facciata scandita dalle aperture delle sette finestre, decorate con stucchi si alza per due piani.
La famosa scala aperta è stata l’ambientazione della trasposizione cinematografica della commedia “Questi Fantasmi!” di Eduardo De Filippo.
Palazzo dello Spagnolo

A Napoli anche una scalinata può diventare un capolavoro barocco, il palazzo anch’esso come il precedente progettato da Sanfelice, nel 1738, presenta una doppia rampa a cinque arcate. All’epoca era utilizzato anche dai cavalli che portano fino all’ingresso di casa i proprio cavalieri.
Forcella
Forcella di solito un quartiere poco visitato, merita una sosta almeno per ammirare il murales dedicato a San Gennaro di Jorit Agoch che, come Caravaggio, si ispira alla gente comune per raffigurare i santi, in questo caso a dare il volto al patrono della città è un amico dell’artista.

Castel del'Ovo

Il più antico castello di Napoli, deve il suo nome alla leggenda sul poeta Virgilio, che avrebbe seppellito nella struttura un uovo. In caso di rottura il castello e tutta Napoli sarebbero crollati.
L’uovo deve essere ancora al suo posto…..
E' un panorama per modo di dire, incompleto, la striscia che va da Mergellina a Castel del'Ovo con una curva in cui il mare si rifugia e dorme.
Giuseppe Marotta L'oro di Napoli
Il Castello dell’Ovo offre un panorama splendido sul golfo di Napoli, da un lato il Vesuvio e dall’altro Mergellina e Posillipo.
Certosa di San Martino

La Certosa di San Martino è un altro meraviglioso esempio del Barocco napoletano, la certosa, nel quartiere del Vomero, prima di tutto offre una vista splendida sulla città.

Al Vomero abbiamo preso posizione in un punto della collina dove la strada era stata appositamente allargata per consentire ai visitatori di godersi il panorama, che in effetti era magnifico. Tutta Napoli era distesa sotto di noi come un'antica mappa, sulla quale l'artista avesse disegnato con minuzia quasi eccessiva i molti giardini, i castelli, le torri e le cupole.
Norman Lewis, Napoli '44
Il chiostro dei Procuratori e il chiostro Grande sono annoverati tra i chiostri più belli d’Italia.
Unica è anche la collezione di presepi napoletani custoditi al suo interno.
Consigli di lettura
Napoli ’44 di Norman Lewis l’autore giunge a Napoli, con lo sbarco di Salerno il 9 settembre del 1943, il libro è un diario in forma privata di quanto succede al giovane militare, ma anche una cronaca precisa non solo di fatti, ma della storia di quel pezzo di guerra a Napoli e della straordinaria capacità di sopravvivere dei napoletani.
Il mare non bagna Napoli di AnnaMaria Ortense Un ritratto duro e difficile della propria città, costato molte critiche alla Ortense. In ogni racconto ci sono la miseria e la disperazione di una città povera.
L’oro di Napoli di Giuseppe Marotta l’autore racconta la sua infanzia e giovinezza a Napoli, senza tralasciare gli aspetti più umili come la vita nei bassi, ma mentre scrive la propria autobiografia disegna anche un grande ritratto della città attraverso i suoi abitanti. Da questo libro Vittorio De Sica ha tratto l’omonimo film.
Filomena Maturano di Eduardo De Filippo Una storia d’amore unica con un finale a sorpresa. Domenico Soriano ricco napoletano e Filumena Marturano prostituta semianalfabeta, si incontrano da giovani e il lato legame, seppur in un modo molto particolare continua per tutta la vita. Filumena, stanca di tutto questo, prende una decisione impulsiva. Da questo libro Vittorio De Sica ha tratto il film Matrimonio all’Italiana con Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
Libri su Napoli
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