Angkor uno di quei pochi, straordinari luoghi del mondo dinnanzi ai quali ci si sente orgogliosi d'essere membri della razza umana.
La scoperta di Angkor e dei suoi templi millenari nascosti nella giungla la si deve a Henri Mouhot, un naturalista francese in viaggio in Indocina, da poco diventata colonia francese. Nel 1860 Mouhot seguendo un resoconto di un frate va alla ricerca di strane rovine nella giungla e incontra la città di Angkor. Dal suo resoconto iniziano ad arrivare molti esploratori. Il resto è storia.

All’inizio del secolo Pierre Loti arrivò ad Angkor, in Cambogia, con la trepidazione di un pellegrino, a bordo di un carro tirato da buoi neri per chiedere ospitalità ai bonzi che allora vivevano nei templi. Vent’anni dopo c’era già la società Cooks che organizzava escursioni, spettacoli di danza la notte, in mezzo alle rovine, e vendeva pietre-ricordo ai turisti. L’uomo che nel 1860 aveva "scoperto" Angkor per l’umanità – e per i turisti – aveva pagato quella sua conquista con la vita. Pochi sanno che la sua tomba è ancora lì, a est di Luang Prabang, e io volli andare a rendere omaggio a quell’avventuroso scienziato, Henri Mouhot, la cui storia mi ha sempre affascinato.
I Khmer
Strana storia quella dei Khmer! fra il nono e l'undicesimo secolo avevano costruito questa immensa, straordinaria città. Poi, nel 1431, i thailandesi li avevano attaccati , avevano saccheggiato e messo a ferro e fuoco Angkor e loro, senza più una capitale, avevano dovuto ritirarsi nella giungla, poi nel basso corso del Mekong. Col passare dei secoli si erano costruiti un'altra capitale: ma niente di paragonabile a quel che si erano lasciati dietro. Era come se i Khmer non fossero più gli stessi, come se avessero dimenticato il loro passato. In verità l'avevano dimenticato: come se gli italiani non sapessero più del Colosseo... i Khmer si erano dimenticati di Angkor della vita che c'era stata, della grande arte che era stata prodotta. Incredibile destino.
Come visitare Angkor

Ci sono vari modi per avvicinarsi ad Angkor. Uno può farlo leggendosi una delle ormai tante erudite guide ai monumenti ed andando poi di tempio in tempio ripassare la storia, a controllare i dettagli, ad imparare i nomi dei vari re che costruirono questo o quell'edificio, a rendersi conto di ogni simbolismo, a cercare di capire se la faccia che sorride dalla pietra sia quella di Shiva o quella di Buddha... io ho scelto l'approccio più naturale: niente lezioni preparatorie, niente carta da portarsi dietro. Solo la propria pelle, permeabile come una spugna...senza essere appesantiti dalla tante e spesso irrilevanti nozioni di cui le guide sono infarcite. Capire serve, ma la cosa fondamentale è sentire.
Ho scelto questo secondo approccio. Arrivare ad Angkor conoscendo il minimo indispensabile, la lettura sarebbe arrivata dopo. Non ho voluto approfondire ogni dettaglio prima della visita. Il desiderio era vedere questa grandezza con occhi nuovi senza racconti che la anticipassero.
Non è affatto indispensabile sapere che per i costruttori di questa immensa città-monumento ogni dettaglio aveva un preciso significato, che ogni pietra, ogni scultura, ogni cortile, ogni pinnacolo era un tassello nell'immenso mosaico che doveva raffigurare i vari mondi, compreso quello superiore adagiato attorno al mitico monte Meru. Non occorre essere buddhisti per capire. Basta lasciarsi andare per sentire che ad Angkor in qualche modo si è gia stati.
E’ davvero così. Davanti alla grandezza di Angkor , le parole non servono, la meraviglia e lo stupore che si prova dinanzi a tanta immensità, non può essere guastata dalle informazioni, che possono arrivare in un secondo tempo. Non è il mio modo di viaggiare, ma questa eccezione è stata doverosa per uno dei luoghi più belli e misteriosi della terra.
Le rovine di Angkor mi erano già apparse nelle visioni dell'infanzia, erano già parte del mio museo.
Angkor Wat
Si ergono delle torri a forma di tiara, torri in pietra grigia che si stagliano nella luce sbiadita del cielo.

Le torri, ora solo di pietra, erano un tempo coperte da uno strato d'oro.

Dopo aver soppiantato il culto di Brahma, antica divinità d'Angkor.... è insediato un gigantesco Buddha, dominatore, e dolce, con le gambe incrociate e gli occhi semichiusi abbassati.
Sono finestre molto molto eleganti, adornate da cesellature così fini da sembrare merletti distesi sulla pietra, sorrette da piccoli pilastri inanellati che sembrano colonnine di legno lavorate al tornio in modo magistrale, ma che invece sono di granito come tutto il resto delle mura!

Angkor Thom

Angkor Tham (Angkor la Grande) le mura, i terrazzamenti, i templi, lo sviluppo dei lunghi viali pavimentati, i cui lati erano adornati da divinità., serpenti a sette teste, piccole torri e colonnine.

Porta della Vittoria
Davanti alla Porta della Vittoria, sopra la quale sorride un enorme viso umano.

Bayon

E su ogni torre i quattro visi rivolti ai quattro punti cardinali guardavano dall'altro in ogni dove attraverso le palpebre socchiuse, con la stessa espressione d'ironica pietà, con lo stesso sorriso: affermavano in modo ossessivo l'onnipresenza della divinità d'Angkor.
Banteay Serei

Il tempio era inizialmente consacrato a Shiva, prima dell’avvento del Buddhismo.
Il Fico delle rovine
Il fico delle rovine cui nulla resiste. E' lui che oggi regna su Angkor. Sopra ai palazzi e ai templi che pazientemente disgregato con la sua pallida ramificata ossatura, maculata come i serpenti e l'ampia cupola di foglie.

Ta Prohm

Ta Prohm che Jayavarman VII fece erigere per ospitare il culto della madre.. non offre nessuno dei panorami spettacolari di Angkor Vat o le sorprese architettoniche del Bayon.. Ta Prohm è un cataclisma arrestato. Nella sua invasione, la foresta non vi ha fatto irruzione ma si è rovesciata sopra dall'alto... Quando si entra in un cortile è come entrare in un nuovo mondo vegetale, non quello di rami e foglie che conosciamo, ma quello delle radici... Le radici seguono il profilo dell'opera in muratura, raddoppiano colonne e pilastri.

Il Piccolo e il Grande circuito
La visita classica a Angkor segue questi due percorsi, che sono ormai diventati molto noti, la mia intenzione è di viaggiare attraverso le parole degli scrittori, per tutte le informazioni di carattere pratico si può fare affidamento su Cambogia Lonely Planet utile, pratica nell’indicare i siti.
Gli dei-re di Angkor, con le loro facce di pietra sono già sopravvissuti per dieci secoli nel verde della foresta. Il tempo non ha distrutto il loro misterioso, impenetrabile sorriso Khmer.
Consigli di lettura
Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia di Tiziano Terzani grande appassionato di Cambogia e di Angkor, racconti i suoi viaggi inusuali e fuori dai schemi turistici ad Angkor.
Un pellegrino ad Angkor di Pierre Loti Pierre Loti grande esploratore francese visita il sito di Angkor nel 1901, agli albori della sua scoperta, un vero viaggio avventuroso, partito da Saigon raggiunge via fiume le rovine. Qui tutto è ancora avvolto nella giungla. Egli visita Ankor Wat, Angkor Thom e il Bayon, molto resta da scoprire ancora nascosto nella fitta vegetazione. Le sue sono le impressioni di un viaggiatore occidentale dell’epoca, ma le descrizioni sono calzanti ancora oggi. Il privilegio unico di aver visitato Angkor, prima di chiunque altro in un’atmosfera che non esiste più, soggiornando presso i templi in baracche di fortuna costruite per lo scopo. Il racconto della visita ai templi intrecciato con le sue sensazioni, con le molte domande su una cultura scomparsa da secoli. Un vero libro viaggio, o meglio un libro scritto da un vero viaggiatore, in cui il tempo gioca ancora un ruolo, il viaggio sul fiume dura molti giorni, un avvicinamento lento che invoglia la riflessione.
Un dragone apparente. Viaggi in Cambogia, Laos e Vietnam di Norman Lewis Il racconto di viaggio nella vecchia Indocina, nel 1949. il Sud est asiatico, sta vivendo grandissimi cambiamenti: il colonialismo è prossimo alla fine, la seconda guerra mondiale ha declinato nuovi equilibri geopolitici, che finiranno per avere un enorme impatto su questa aerea . L’Indocina, luogo di magia e mistero, simbolo di un Oriente distante e mitizzato dall’Occidente, sta sparendo sotto le pressioni economiche e politiche.
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