
le scoperte del 2007
Gli ingegneri Khmer
Solo nel 2007, grazie all’ingegneria spaziale, con l’utilizzo di satelliti e fotografie aeree è stato possibile analizzare 2848 chilometri quadrati di suolo. I radar per il rilevamento terrestre hanno evidenziato leggere differenze dell’umidità superficiale nella crescita delle piante: un segno di rovine architettoniche nascoste sotto terra.
Con una tecnologia all’avanguardia è stata elaborata una mappa dettagliata della zona che circonda Angkor Wat. L’insediamento antico era enorme, una città immensa: la più grande città preindustriale al mondo.
Copriva un’area di ben mille chilometri quadrati. Per sei secoli la città aveva prosperato sotto la civiltà Khmer con migliaia di case, strade e canali e oltre un milione di abitanti, al centro di tutto il tempio.
I khmer costruirono la loro città nel cuore della giungla cambogiana in una pianura alluvionale praticamente deserta. Il terreno era fortemente impregnato d’acqua, oltre ai monsoni annuali, e costruire con la pietra era una sfida.
Grazie al rilevamento satellitare si è scoperta un’importante rete idrica composta da centinaia di canali, fossati e bacini idrici interconnessi per oltre 1200 chilometri quadrati. I khmer scavarono canali lunghi più di venti chilometri e larghi più di cinquanta metri, oltre a bacini che coprivano centinaia di ettari.
La stessa rete idrica, usata per immagazzinare e distribuire l’acqua in tutta la regione, permise la ritenzione idrica e, di conseguenza, la maggior stabilità del suolo per la costruzione dei templi .