
Destinazioni, Italia, Tuscia / by PaolaVignati / Lascia un commento
I palazzi e i giardini della Tuscia sono tra i più spettacolari e poco conosciuti d’Italia: Palazzo Farnese a Caprarola, Villa Lante a Bagnaia, Castello Ruspoli di Vignanello e il Sacro Bosco di Bomarzo.
Palazzo Farnese a Caprarola è un trionfo del genio umano, oltre ad essere uno dei palazzi tardo rinascimentali più importanti d’Europa.
Palazzo voluto e realizzato dalla famiglia Farnese. Iniziato con il Cardinale Alessandro Farnese il Vecchio e terminato con il nipote Cardinale Alessandro Farnese il Giovane che, divenuto cardinale a soli quattordici anni, realizzò una straordinaria ascesa politica e culturale accumulando onore, incarichi e una immensa fortuna.
Tre gli architetti che lavorarono al progetto Antonio da Sangallo, Baldassare Peruzzi e Vignola, fino al completamento nel 1573.
Il cortile è fulcro dell’edificio, lo caratterizza una forma circolare iscritta in un pentagono estremamente rara per l’epoca.
Al pianterreno o piano dei prelati con le stanze che costituiscono l’appartamento invernale.
La Scala Regia o a lumaca o elicoidale è un’incredibile opera rinascimentale del Vignola con pareti totalmente affrescate da Antonio Tempesta.
Una volta giunti al piano nobile un susseguirsi di meravigliose stanze riccamente affrescate, eccone una brevissima selezione tra le più spettacolari.
Il fastoso salone è dedicato all’esaltazione della dinastia committente, i momenti salienti dell’epopea Farnesiana sono esibiti con solennità datati e commentati dalle iscrizioni di gusto classico.
L’ambiente circolare della cappella corrisponde in pianta allo spazio simmetrico della scala regia. Il pavimento disegnato da Vignola è la proiezione della cupola, la decorazione pittorica si deve a Federico Zuccari.
Salone di rappresentanza dell’appartamento invernale e celebre per le decorazioni di soggetto astronomico e geografico, filone figurativo di moda nel XVI secolo, dopo il generale interesse suscitato dalle grandi navigazioni; risponde all’esigenza di adeguare la rappresentazione del mondo alle nuove conoscenze.
La descrizione del cielo e della terra nasconde qui ulteriori significati -politici, religiosi e filosofici- tesi essenzialmente a celebrare il potere e le aspirazioni del committente.
La sala è dedicata agli angeli, celebrati come strumento della potenza e della giustizia divina. Negli episodi rappresentati gli angeli annunciano o eseguono la volontà del Signore: benevolo verso i giusti, ma sdegnoso nel confronto degli empi.
In corrispondenza del piano nobile si aprono a ventaglio due giardini quadrati collegati da ponti. Progettati dal Vignola.
Villa Lante a Bagnaia vale il viaggio anche solo per il suo splendido giardino all’italiana progettato dal Vignola che ha creato uno dei più bei parchi del Rinascimento.
Il Vignola sfrutta la pendenza di circa sedici metri per creare un giardino a tre piani visibile anche dal basso, quindi dall’ingresso della Villa, ma che dà il suo meglio dall’alto, anche e soprattutto per il significato simbolico:l’acqua come elemento primordiale che sgorga in un terreno incolto.
La Fontana del Diluvio è la genesi del giardino nel suo punto più alto, simbolicamente rappresenta la pioggia ovvero l’origine di tutte le fontane.
Scendendo di un livello si incontra la catena d’acqua o cordonata del Gambero, che collega la Fontana dei Delfini alla Fontana dei Giganti.
La caduta dell’acqua, che sgorga dalla branchie di un gambero, emblema del Cardinal Gambara, colui il quale porta a termine la costruzione della Villa nel 1566, è usata come elemento decorativo.
La Fontana dei Giganti in onore delle due imponente statue che sono la personificazione dei fiumi Tevere e Arno i simboli delle due anime della Tuscia.
La lunga tavola in peperino era usata come desco per i pranzi all’aperto.
Infine la Fontana del Quadrato con il suo ruolo simbolico e conclusivo del percorso dell’acqua all’interno della giardino di Villa Lante: il trionfo dell’uomo sulla natura che riesce a dare una forma geometrica all’acqua.
Villa Lante è stata nel corso degli anni un set per moltissimi film, ultimo della lunga serie The Young Pope.
Impossibile non ricordare Lenny Belardo che passeggia nel giardino all’italiana della Villa.
Castello Ruspoli di Vignanello è l’ ennesimo splendido esempio dei Palazzi e i giardini della Tuscia.
Il giardino ha attraversato il Rinascimento e il Barocco per giungere sino alla nostra epoca.
Le siepi sono di bosso nano, spesso si crede vedendo oggi i giardini all’italiana, che nel Rinascimento fossero solo verdi, invece non era così: le siepi ospitavano moltissimi fiori.
Nel caso del castello Ruspoli erano decorate con moltissimi tulipani, il fiore più costoso dell’epoca, che arrivava direttamente dall’Olanda; un’evidente dimostrazione di ricchezza.
Inoltre l’altezza del bosso era regolata in modo che uscisse solo il bulbo del tulipano per un effetto scenico garantito.
Il principe Francesco Maria Ruspoli organizzava lungo i viali del giardino splendide feste.
Nel ‘700 l’estetica prevaleva sulla funzionalità, come dimostrato dalla presenza degli agrumi diventati di moda nei giardini nobiliari i quali non mancavano nemmeno al Castello Ruspoli.
Nel parco si trova anche un giardino segreto, il luogo privato di Francesco, che ospitava piante e animali esotici provenienti da tutto il mondo. Sapientemente orientato a mezzogiorno nel giardino si era creato un microclima ottimale.
Il Castello era di prosperità dei Marescotti la famiglia nobiliare discendeva da Mario Scoto giunto in Italia come mercenario dalla Scozia per difendere lo Stato Pontificio. l Marescotti erano diventati Ruspoli dopo che un loro antenato aveva accettato di prendere il cognome della moglie per poter acquisire la corposa dote e l’intero patrimonio della sposa.
La forma attuale del Castello Ruspoli è più quella di un palazzo del Settecento che di un vero castello, proprio in quell’epoca era stato aggiunto un piano oltre le merlature per la servitù.
Il piano nobile era destinato solo ai principi e alle mogli, gli anziani al piano inferiore, bambini e ragazzi a quello superiore.
I mobili del piano nobile sono quello che rimane dopo la vendita all’asta di Dado Ruspoli, il nobile proprietario che ha ispirato, con il suo eccentrico stile Fellini per il film La Dolce Vita.
Ovviamente un castello ha molte storie da raccontare, una delle più curiose riguarda questo quadro, il ritratto di Francesco Maria Ruspoli con il suo adorato cane bolognese.
Il principe possedeva un’ingente quantità d’oro, avvisato della presenza di briganti, decise di sotterrare nel bosco del castello il tesoro. Dopo la sua morte, in molti hanno cercato senza risultati il tesoro, ma in certe notti, ancora oggi, si sente il principe a cavallo che nel bosco controlla il suo oro, e proprio in quelle notte il cane sparisce dal quadro.
Un altra storia riguarda Clarence Marescotti obbligata dalla, famiglia a diventare monaca di clausura, la giovane donna ama la vita, il lusso e la sua condizione privilegiata accetta di entrare in convento, con il nome di Suor Giacinta, a condizione di avere un appartamento privato e vivere separata dalle altre monache come una nobile. Dopo un certo periodo si ammala gravemente e davanti ad un frate francescano che le impartisce l’estrema unzione Clarence si pente e si converte; accade il miracolo e le viene risparmiata la vita.
Suor Giacinta rinuncia a tutti i suoi privilegi per dedicarsi ai poveri, chiedendo costantemente aiuto alla famiglia per avere sempre a disposizione fondi.
Suor Giacinta è stata proclamata santa nel 1807 ed è compatrona di Vignanello.
Il Sacro Bosco di Bomarzo o Parco dei Mostri per la presenza di sculture mostruose. Il parco ideato dal principe Pier Francesco Orsini e realizzato da Pirro Ligorio nel 1552 rientra a pieno titolo negli splendidi giardini all’italiana del Rinascimento, pur essendo un unicum tra i palazzi e i giardini della Tuscia.
Il parco si estende per circa tre ettari in una foresta di conifere e latifoglie, in cui la natura dialoga con le sculture in bizzarro, ma riuscito connubio.
Le creature del Bosco sono state scolpite in loco, infatti nella selva erano presenti moltissimi massi generati da movimenti tellurici.
I massi si sono così animati dando vita a sculture mostruose inquietanti, ma anche piacevoli, svincolate tra loro e dalle regole della prospettiva.
Molti studiosi storici filologi e naturalisti hanno tentato di dare un’interpretazione di questo labirinto di simboli, senza però arrivare ad un’ipotesi convincente.
La casa pendente, una delle maggiori attrattive del parco, insieme al famosissimo Orco, è un piccolo edificio costruito su un masso inclinato.
Causa smarrimento al semplice sguardo, ma una volta al suo interno la cinetosi è assicurata, così come la volontà di stupire e sconvolgere il visitatore.
Si ipotizza che la casa fosse originariamente l’entrata al Bosco.
Il Sacro Bosco di Bomarzo unisce leggerezza e incubo in un contesto onirico.
Il bosco è un autentico labirinto di simboli che avvolge chiunque lo visiti, ma che evita qualsiasi spiegazione palese, anzi aggiunge solo didascalie ancora più enigmatiche, la cui soluzione viene affidata al singolo.
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Ciao, sono Paola, lettrice da sempre e viaggiatrice da molto. Libri e viaggi, più che passioni per me sono due vere ossessioni.
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