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E’ impossibile raccontare della Cambogia senza scrivere di uno dei più atroci regimi del XX secolo, la Kampuchea Democratica, nata il 17 aprile 1975, quando Khmer rossi di Pol Pot prendono il potere nel paese e per quattro anni fino al 7 gennaio 1979 creano un’aberrazione: la Kampuchea Democratica, uccidendo due milioni di cambogiani su una popolazione di otto.

Quando ho deciso di visitare la Cambogia, non è stato solo per la bellezza della sua capitale, la magia di Angkor e di tutti i suoi templi, ma anche e soprattutto per un grande desiderio di comprensione. Come è potuto accadere che un popolo sterminasse se stesso in nome di un’ideologia? Come tutto questo è accaduto senza che la comunità internazionale intervenisse? Purtroppo simili domande sono rimaste senza risposta, almeno per me. Anzi se ne sono aggiunte molte altre che mi hanno portato a approfondire questo tema.
Lo stesso Primo Levi, nei suoi scritti su Auschwitz, spiega che, solo il genocidio cambogiano, può essere paragonato alla Shoah.
I Khmer rossi di Pol Pot nei libri
Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia di Tiziano Terzani Tiziano Terzani segue la storia cambogiana prima dell’olocausto e tutti gli articoli scritti in quel periodo e fino agli anni Novanta diventano il libro . Il giornalista racconta di come si è arrivati a questo terribile regime, partendo da un piccolo Paese del sud est asiatico, in pace, governato da re Sihanouk. Il monarca, con una certa abilità, riesce, da una parte, ad aiutare i vietnamiti, già in guerra con gli Usa, facendo passare il sentiero di Ho Chi Minh in territorio cambogiano e, dall’altra, accetta i bombardamenti americani contro i vietcong. Fino al 1970 anno in cui il re viene spodestato con un colpo di stato militare, appoggiato dalla Cia. Prende il potere il filoamericano generale Lon Nol, fine della neutralità cambogiana.
L’ America bombarda la Cambogia per combattere i vietnamiti, questi bombardamenti hanno pesanti ripercussioni sui civili, che ripongono le loro speranze su un piccolo gruppo, i khmer rossi. I contadini si arruolano nelle loro file con il desiderio di liberare il proprio paese. Nel 1973 la Cambogia è ridotta allo stremo e sopravvive solo grazie al ponte aereo Usa, che quotidianamente fornisce cibo, molte zone del paese sono nelle mani dei Khmer rossi, Phnom Penh ancora no. Gli Usa nello stesso anno abbandonano la Cambogia alla sua sorte e si ritirano. Continuano i combattimenti e il 17 aprile 1975 i khmer rouge entrano come vincitori a Phnom Penh.
Inizia l’incubo. Due libri di Rithy Panh ho trovato molto significativi circa quel periodo. L’autore è un regista cambogiano che ha vissuto personalmente l’incubo dei Khmer rossi.
L’eliminazione di Rithy Panh , in questo testo racconta la sua storia personale e l’intervista a Duch, il capo dell’S-21, la terribile prigione in cui sono morte più di quattordicimila persone innocenti.
S-21. La macchina di morte dei Khmer rossi di Rithy Panh l’autore partendo da questo luogo, oggi trasformato in museo nel cuore di Phnom Penh, incontra vittime (le poche rimaste in vita) e i carnefici, cercando un confronto.
Il "popolo nuovo" deve essere eliminato
Fin dalla presa del potere, riorganizzarono completamente la società. Gli abitanti delle città sono costretti a trasferirsi nelle campagne. Sono considerati il "popolo nuovo" o i " 17 aprile", il nemico inquinato dalle influenze straniere e da rieducare totalmente. La moneta è abolita. Si organizzano cooperative per svolgere in comune il lavoro nei campi. Nelle alte sfere dello Stato vengono fissati precisi obiettivi di produzione. I ritmi infernali non tengono conto dell'indebolimento di uomini e donne sottoalimentati. I bambini diventano i migliori strumenti del Partito e devono denunciare gli "atteggiamenti antirivoluzionari" dei loro genitori. Tra il 17 aprile 1975 e il 7 gennaio 1979 questi uomini istruiti, spesso formati all'estero, hanno voluto far entrare il loro paese nell'era della rivoluzione socialista. Lo hanno distrutto. In questo lasso di tempo, un quarto della popolazione cambogiana è sparito, quasi due milioni di vite umane sono state annientate. Uomini, donne, bambini, vecchi sono morti di fame, di stenti, di malattia oppure sono stati giustiziati. Amarsi, portare gli occhiali, rompere un cucchiaio o un germoglio di riso erano considerati crimini, e potevano portare alla morte.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi
Tutto è stato pianificato dall’Angkar, l’organo responsabile della politica che dirige la Kampuchea Democratica, detto anche Angkar occhi d’ananas, per la capacità di vedere ovunque.
L’angkar è Pol Pot con i Khmer rossi, anche se lo si vuole far apparire come un organo democratico.
La modifica del vocabolario
La pianificazione dell’olocausto cambogiano ideata lucidamente da Pol Pot, istruito alla Sorbona, passa dalla dissoluzione della famiglia, per arrivare alla modifica del linguaggio.
Prendendo in esame il dizionario e i libri per le scuole pubblicati dai khmer rossi risulta evidente la preoccupazione di controllare il pensiero degli individui. Le parole utilizzate veicolano la propaganda e le idee dei loro padroni. I khmer rossi hanno ripreso semplici parole del vocabolario cambogiano cambiandone il significato.... Nel 1938... "Hoeung sar" è il male che si fa ad un altro. L'uomo non dovrebbe provare questo desiderio.... Nel 1977 la definizione è "combattimento per la vita e la morte che il popolo ingaggia contro un gruppo politico o un avversario".... Il senso è stato completamente alterato... Houeng ser nella versione khmer rossa incoraggia ad uccidere l'altro.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi
Leggendo queste parole non posso non citare 1984 di George Orwell , in cui la creazione della neolingua permette al Grande fratello un controllo maggiore sugli uomini.
L'S-21, oggi Museo del Genocidio
Lasciarti vivere non è un guadagno; eliminarti, non è una perdita.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi

In centro a Phnom Penh c’è un liceo che i Khmer rossi hanno trasformato nell’S-21, la prigione da cui sono uscite vive sette persone su oltre quattordicimila. Dopo la liberazione della Cambogia da parte dei vietnamiti l’S-21 è diventato il Museo del genocidio.
Le persone che qui sono state imprigionate non hanno commesso crimini, ma nella Kampuchea Democratica tutto è un crimine. Le confessioni sono estorte con la tortura, totalmente inventate dai prigionieri pur di smettere di soffrire. In ogni confessione devono essere fatti altri nomi, denunciate altre persone, così da poter continuare la follia della distruzione.
La tortura è la verità, la denuncia no.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi
Il tutto accuratamente annotato sui registri della prigione.
La rivoluzione non ha bisogno di sette milioni di persone. Con due milioni soltanto la rivoluzione può riuscire.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi
La prigione
Gli edifici dell'antica prigione sono rimasti immutati. Quattro immobili chiudono il cortile su tre lati. Sono a tre piani, con stretti corridoi tipo nave che collegano ogni piano. Un edificio basso, a forma di croce, occupa il centro del cortile: un grande prato si estende tra gli immobili.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi

Una delle cose che mi hanno colpito di più all’S-21 sono le foto dei prigionieri, che venivano schedati e fotografati al loro ingresso. Sui loro visi si legge tutta l’angoscia e la disperazione.

Una moltitudine di visi che turbano, angosciano e perseguitano il visitatore oltre le porte del museo.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi
I prigionieri vivono in condizioni tremende, in attesa degli interrogatori che condurranno, in ogni caso, alla condanna a morte, ma nel frattempo ci sono regole inumane che vengono ripetute in continuazione e sono scritte nel cortile della prigione.


Choeung Ek, il campo di sterminio

Choeung Ek si trova poco fuori Phnom Penh, si trova uno dei tanti campi di sterminio creati dai Khmer rossi, questo è quello utilizzato per i prigionieri dell’S-21. Oggi trasformato in museo, perfettamente organizzato come luogo di memoria: ci sono delle audioguide, in moltissime lingue, compreso l’italiano, indispensabili per capire cosa sia avvenuto, a cui si aggiungono le testimonianze dirette dei pochissimi fortuiti sopravvissuti. Consiglio di fare il percorso ascoltando queste testimonianze, solo così si può tentare di avvicinarsi a questo orrore. Capire no, quello è impossibile.
Nella base di Choeung Ek, è stato eretto uno stupa per raccogliere le ossa dei prigionieri dell'S-21 qui giustiziati. Erano state scoperte in occasione dello scavo delle fosse sparse ovunque nel vasto territorio. Tutto qui è rimasto uguale, segno della volontà manifestata dal governo di ricordare i massacri perpetrati in questi luoghi.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi
Ancora oggi camminando, si vede spuntare un lembo di tessuto.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi

Non solo tessuto, ma anche ossa emergono dal terreno. Queste zone sono state recintate per evitare il calpestio.
Intorno ai paletti della recinzione i visitatori lasciano come segno di rispetto dei braccialetti.

Di solito, i figli dei nemici chiamati "bambini-nemici", venivano sbattuti contro un tronco d'albero.
Rithy Panh, L'eliminazione

Le loro anime sono là
Visitare l’S-21 e Choeung Ek è doloroso, fa male, si soffre, ma non si può non farlo. Non si può pensare di andare in Cambogia e non confrontarsi con il suo passato. Evitare significa voler dimenticare, fare finta che non sia accaduto, non onorare i morti, gli uomini, le donne, i bambini che hanno perso la vita per l’assurda ideologia di creare un uomo nuovo.
Le loro anime sono là.
Rithy Panh, S-21 La macchina di morte dei khmer rossi
Non ci sono giornate della memoria per questo genocidio, difficilmente se ne sente parlare, certo non è corretto fare una classifica del dolore, ma quando un olocausto è stato commesso, non si può cancellare. E’ successo, potrebbe accadere di nuovo. E’ inutile girarsi dall’altra parte di fronte all’orrore, così sono cominciate le peggiori atrocità della storia.
La memoria deve restare un riferimento. Quello che cerco è la comprensione della natura di questo crimine non il culto della memoria. Per impedire che si ripeta. A quelli che sono riusciti a scappare in tempo, a quelli che sono scampati ai Khmer rossi, a quelli che hanno dimenticato o che non vogliono vedere: che possano vedere. Che vedano.
Rithy Panh, L'eliminazione
Per me invece, la comprensione è impossibile, pur avendo letto tanto sui Khmer rossi di Pol Pot e la loro barbarie non sono riuscita a capire come l’idea di riformare una società per renderla giusta ed equa debba passare attraverso due milioni di morti. Quello che sono riuscita a fare è non dimenticarlo mai. Ho dimenticato i particolari dei templi di Angkor, non ricordo più i nomi di tutti i wat visitati in Cambogia, ma la sensazione di camminare in quei luoghi di dolore e sentire le anime di chi lì ha sofferto non mi ha mai abbandonato.

Sento ancora le urla nella notte
Questo orrore ha fine il 7 gennaio 1979, quando il Vietnam invade la Cambogia e pone fine all’orrore. Segue un lungo periodo di guerra, in cui a farne le spese sono ancora una volta i cambogiani. I khmer rossi, compreso Pol Pot, scappano nella giungla, al confine thailandese, e non verrano mai catturati. Pol Pot morirà nel suo letto nel 1998.
Pol Pot se ne è andato avendo sulla coscienza il massacro di almeno un milione e mezzo , forse due milioni di cambogiani e la distruzione di una civiltà. Con lui scompare una delle figure più inquietanti del secolo. Inquietante, perché dietro la sua apparente follia omicida, diventata politica, c'era una logica che ha attratto tanta attenzione e tante simpatie nel mondo. Quella logica si chiamava rivoluzione.
Tiziano Terzani, Fantasmi
Ancora peggio la Kampuchea Democratica ha avuto un seggio all’Onu fino al 1991.
Dopo l’olocausto non si è parlato subito di giustizia, ma di riconciliazione, i khmer rossi sono liberi e hanno ripreso la loro vita nelle stesse comunità in cui vivono le vittime, che continuano ad avere paura di loro. Le ripercussioni psicologiche sono forti, non solo su chi ha subito direttamente l’orrore, ma anche sulle generazioni successive. Portano questo trauma dentro di loro impresso nel dolore che i genitori sopravvissuti hanno trasmesso loro.
Lavoro qui perche cerco una riposta. Ho letto montagne di documenti, ma la risposta non l'ho trovata", mi dice Ing Pech.. incontrato nel vecchio liceo Tuol Sleng (S-21) "sento ancora le urla nella notte. A volte credo che quelle urla mi faranno diventare sordo.
Tiziano Terzani, Fantasmi
L'impunità dei Khmer rossi di Pol Pot
Il tribunale per i crimini dei Khmer rossi è stato istituito nel 2006. Solo la data spiega l’assurdità della procedura seguita, ventisette anni dopo la fine del regime. Sono stati condannati sono tre uomini, i khmer rossi fedelissimi a Pol Pot : Khieu Samphan, capo di stato del regime, Noun Chea ideologo e Duch, il capo dell’S-21. Nient’altro è stato fatto, tutti i khmer rossi con incarichi meno importanti non sono nemmeno stati giudicati.
I cambogiani lo sanno da secoli: la vita è una ruota e la Storia non è progresso. Alla guerra segue la pace, alla morte una rinascita e poi di nuovo la morte.
Tiziano Terzani, Fantasmi
Sono tristemente d’accordo con questa frase di Terzani, che non considero pessimista, ma molto reale, purtroppo è sempre accaduto così e difficilmente l’uomo impara qualcosa dal passato. Troppo spesso i peggiori criminali della storia, saliti al potere, sono stati definiti pazzi, folli. Ma non è vero nessuno di loro lo era, anzi erano persone dotate di una lucida capacità di raziocinio. Accettare la tesi della follia finisce per giustificare certi atroci atti, che non devono e non possono essere liquidati con un disturbo mentale inesistente.
Era di notte che i suoi ricordi riprendevano vita, e si rendeva conto che anche fantasmi degli assassinati riprendevano vita e vagavano per le terre. Nei villaggi lo sapevano tutti.
Laurence Osborne, Cacciatori nel buio
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