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La Valle d’Itria di una bellezza paesaggistica straordinaria offre attrattive naturalistiche e borghi incantanti sospesi nel tempo, masserie fortificate dedicate alla produzione dell’olio, oltre che all’accoglienza del viaggiatore. Il passaggio è punteggiato da ulivi secolari che rendono la Puglia la prima regione d’Italia per la produzione dell’olio extravergine.
La Valle d’Itria ha una storia antichissima che inizia con i Messapi una civiltà di presunta origine egeo anatolica giunta nella Valle D’Itria, nel IX secolo a.C. Quasi tutte le città costruite dai messapi sono posizionate in un luogo elevato e cinto da mura difensive: Ceglie Messapica, Ostuni, Lecce, Otranto, Gallipoli, giusto per fare qualche esempio. Proprio ai messapi si deve la coltivazione dell’ulivo, all’epoca selvatico, e del grano. Due eccellenze pugliesi.

Tutta la campagna è cinta dai muretti a secco un’arte millenaria riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità .

L"'Arte dei muretti a secco" riguarda il saper fare costruzioni in pietra accatastando le pietre una sopra l'altra senza usare altri materiali se non, a volte, la terra secca. I muretti a secco, utilizzati per l'allevamento, l'agricoltura o come abitazioni e diffusi in molte aree rurali, soprattuto nei terreni scoscesi, hanno modellato molti paesaggi testimoniando metodi e pratiche usati sin dalla preistoria per organizzare gli spazi dove vivere e lavorare ottimizzando le risorse locali naturali. I muretti a secco, la cui stabilità è assicurata dall'attenta selezione delle pietre e dal loro preciso posiizionamento, rivestono un ruolo primario nella prevenzione di frane, alluvioni e valanghe e nella lotta contro l'erosione e la desertificazione, allo stesso tempo rafforzano la biodiversità e creano adeguate microcondizioni climatiche per l'agricotura. Essi riflettono un rapporto equilibrato con l'ambiente e la relazione armoniosa tra l'uomo e la natura. L'"Arte dei muretti a secco" è iscritta nella Lista del Patrimonio Immateriale come elemento transnazionale di 8 paesi: Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
Unesco
Ancora i borghi della valle sono splendidi e bianchissimi ricchi di storia e tradizione.
Ostuni la città bianca

Ostuni, sulla cima di una collina, nel cuore della Valle d’Itria, appare come un diamante accecante nel sole del mezzogiorno. Così bianca da abbagliare, cinta da mure difensive aragonesi e bastioni.
Il bianco, oltre a dare maggiore luminosità ai vicoli stretti del paese, si deve alla credenza medievale, che la calce viva, risorsa naturale della Valle date le sue proprietà disinfettanti contribuisse all’evitare del diffondersi della peste. Di fatto nel XVII secolo l’epidemia di peste non colpì così duramente Ostuni rispetto agli altri borghi dove la popolazione fu decimata.
Sant'Oronzo e Palazzo Municipale
Partendo da Piazza della Libertà si incontra la guglia dedicata al San Oronzo, il patrono della città.

Sempre in piazza il palazzo comunale, ex convento francescano , nei mesi estivi addobbato a festa con luminarie che sembrano centrini all’uncinetto tanto la loro trama e intrecciata e complessa.

Un elemento decorativo e di devozione che si trova in quasi tutti i paesi della Valle.
Altrettanto bianca ed abbagliante è la Cattedrale di San Sabino, consacrata nel 1292, con l’imponente rosone a 16 petali.
Ogni anno alle ore 17.10 del 21 giugno, nel giorno del solstizio d’estate, i raggi del sole filtrano dal rosone centrale e illuminano il rosone disegnato all’interno in corrispondenza della navata centrale, la festa della luce è un evento molto sentito in città.
La basilica di Santa Maria Assunta

Costruita interamente in pietra locale e dominata dall’imponente rosone centrale.
La si raggiunge passando sotto all’Arco degli Incalzi.

La vera bellezza di Ostuni risiede dei suoi vicoli, nelle strade strette e spesso scivolose, nelle pietre levigate consumate dal calpestio, negli affacci improvvisi sull’intera valle, nella vita che scorre lenta appena fuori dalle vie turistiche.

Alberobello

Alberobello il paesino delle fiabe, simbolo della Valle d’Itria, preso d’assalto dai turisti per i trulli. Queste singolari abitazioni dal tetto a cono affondano le loro origini nella storia: nel XV secolo un editto del Regno di Napoli prevede una tassa per ogni nuovo edificio costruito. I conti Acquaviva di Conversano consigliano i contadini di costruire piccoli rifugi facilmente smontabili e trasferibili in altre terre. Nascono così i trulli: edificati a secco, con il tetto a cono in pietra. Le abitazioni con vari coni indicano la presenza di più locali, dalla cucina alle stanze da letto.
E il trullo è una cupola fatta col sistema della tolos, che è poi il sistema con cui si ottiene la volta, indi la cupola, mettendo uno sull'altro in cerchi concentrici tante file di pietre, con quelle di sopra sempre un pochino più sporgenti sulla fila di sotto: finché l'uovo si chiude.
Cesare Brandi, Un pellegrino di Puglia

I pinnacoli e i tetti sono spesso decorati con simboli primitivi magici e successivamente cristiani. Di norma, viene decorato, con la calce, il cono più grande, quello di ingresso. I simboli possono rappresentate il padrone di casa, ma anche gli animali usati in agricoltura, amuleti talismani e varie divinità.

Oggi Alberobello conta circa 1500 trulli, patrimonio Unesco dal 1996, concentrati tra il Rione Monti (la zona più turistica) e il Rione Aia Piccola ( in cui i trulli sono ancora abitazioni private).
La Chiesa di Sant’Antonio con la cupola e il campanile a forma di trullo è stata realizzata con le donazioni dei pugliesi emigrati in America nei primi del Novecento.
Dal Belvedere Santa Lucia una vista d’insieme sulle cupole.

Cisternino

Cisternino da anni bandiera arancione che lo inserisce di diritto tra i boghi più belli d’Italia.

La piccola Piazza Vittorio Emanuele con la torre dell’orologio simbolo della città.
Cisternino è diviso in rioni:
Bère Vécchie (borgo vecchio)quartiere nord occidentale del centro storico il più antico del paese.
Li Signuredde o Scheledd( le giovani signorine o le scalette)rione settentrionale del centro storico deve il suo nome al Palazzo De Vito Franceschi che apparteneva ala parroco di Cisternino, le cui sorelle nubili erano dette Li Signuredde . Scheledd fa riferimento ad una serie di piccoli gradini posti in passato in Via S.M. Costantinopoli.
l‘Isule,(l’isola) quartiere a levante del centro storico deve il suo nome alla sua forma quadrata ben isolato dal resto.
U Pantène (il pantano), dovuto alla sua posizione più bassa in passato spesso allagato, nella zona sud del centro storico.
U Bbùrie ( il borgo) il quartiere più recente del centro storico lungo Corso Umberto I, si sviluppa nel XVI secolo quando un maggiore benessere degli abitanti fece sorgere le prime case oltre le vecchie mura.

Martina Franca

Martina Franca enclave barocca nella valle dei trulli. Questo stile architettonico domina la città a partire dal Palazzo Ducale
E questa volta, invece, sono entrato a Martina Franca. L'ingresso è un po' spropositato, la piazzetta triangolare è sversata, il portone del Palazzo Ducale sogna una piazza di Roma...
Cesare Brandi, Un pellegrino di Puglia
con l’accesso dalla Porta di Santo Stefano

La Basilica di San Martino nominata dall’Unesco monumento messaggero di una cultura di pace.
Ma bastò procedere per una straduzza che porta alla grande, altissima Cattedrale di San Martino, che senza fretta sovrasta tutto il paese....
Cesare Brandi, Un pellegrino di Puglia

Finché si arrivò in piazza e qui salì al cielo la facciata della chiesa così gentilmente spropositata...
Cesare Brandi, Un pellegrino di Puglia
La splendida Piazza Maria Immacolata: il porticato in passato ospitava il mercato cittadino.
Il quartiere Lama che si raggiunge da Piazza Maria Immacolata è una delle zona più belle di Martina Franca: quello che in passato era una zona povera e soggetta ad allagamenti e pantani per la confluenza delle acque piovane, oggi è un dedalo di bianche strade e case ricche di balconi fioriti.
Dovunque si voltasse l'occhio e la capricciosa disposizione delle straduzze e dei vicoli moltiplicava i punti di vista, dovunque si incontravano balconcini e portaluci.
Cesare Brandi, Un pellegrino di Puglia

Locorotondo

Un balcone sulla Valle d’Itria che offre vedute su uliveti e vigneti con un’architettura barocca in pietra locale mischiata al bianco del paese. Locorotondo fa parte del circuito Borghi più belli d’Italia.
Ancora una volta, come tutti i paesi della zona la bellezza risiede nel dedalo di stradine del centro storico.
Ceglie Messapica

Ceglie Messapica è un altro piccolo borgo bianco il suo nome racconta la sua storia antica.
Piazza del Plebiscito con la Torre dell’Orologio è il cuore del borgo.

Oggi Ceglie Messapica ha acquisito una straordinaria importanza gastronomica, il piccolo paese conta un numero molto alto di ristoranti di qualità che la rendono una meta culinaria imperdibile in Puglia.

Consigli di lettura
Pellegrino di Puglia di Cesare Brandi un racconto di molti viaggi in Puglia e delle sue tante anime, con uno sguardo attento alla storia e all’arte della regione.
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