
Gli ebrei a Amsterdam
Gli ebrei hanno svolto, nei secoli, un ruolo centrale nella crescita di Amsterdam. I primi documenti che ne testimoniano la presenza in città risalgono al XII secolo, ma la prima vera comunità vi si insedia a partire dal 1580, quando gli ebrei sefarditi spagnoli e portoghesi furono espulsi da questi due paesi e trovarono rifugio ad Amsterdam nella zona di Niuewmarkt che, con il tempo divenne, il quartiere ebraico.
Ad Amsterdam le gilde monopoliste, che riunivano i lavoratori in categorie, vietarono l’accesso agli ebrei, ma i sefarditi furono molto abili e aprirono attività che non richiedevano di appartenere a delle corporazioni come il commercio di tabacco, di diamanti, la finanza, la stampa.
Inoltre Amsterdam era la più liberale delle capitali europee, gli ebrei non erano confinati in un ghetto, potevano muoversi liberamente ed acquistare proprietà.
Durante il Secolo d’Oro una nuova ondata di ebrei ashkenaziti giunse in città in fuga dai pogrom dell’Europa orientale. Amsterdam divenne il maggior centro ebraico europeo. I precedenti divieti furono aboliti e gli ebrei poterono prosperare contribuendo con il loro lavoro al successo della capitale olandese fino al XIX secolo.
Quello che accadde nel Novecento è storia drammaticamente nota: Ad Amsterdam vivevano oltre 90mila ebrei, per un totale di 140mila nell’intero paese. I paesi Bassi furono invasi dalla Germania nel maggio 1940. Dopo la fine della guerra gli ebrei sopravvissuti erano 5500.