
Asia, Destinazioni, Thailandia / by PaolaVignati / Lascia un commento
Il Phuket Elephant Park è una meta imperdibile a Phuket, ma prima di raccontare di questo luogo occorrono alcune doverose premesse.
Amo moltissimo Phuket, ci torno una volta all’anno, Phuket, per me, è casa lontano da casa. Phuket, come quasi tutti i luoghi di grande impatto, è piena di contraddizioni.
Offre al turista ogni genere di attrazioni, anche le più becere, soprattutto quando si tratta di animali esotici. Capita spesso, in spiaggia, di vedere strani personaggi con iguane e serpenti e turisti sprovveduti che pagano per fare una foto con degli esseri viventi. Ancora peggio, continuano ad esserci tigri in cattività esposte ai turisti, che le possono accarezzare; spesso questi splendidi felini vengono drogati per mantenerli calmi ed evitare di aggredire i visitatori.
La stessa sorte tocca agli elefanti. Sono usati in show terrificanti in cui sono costretti a giocare a calcio, interagire con i turisti, dipingere con la proboscide dei quadri che vengono poi venduti.
Ancora, ci sono dei trekking della giungla in cui vengono cavalcati.
Come può un animale selvatico eseguire dei compiti assurdi che vanno contro la sua natura? Con la violenza. La violenza di un addestramento con il mahout, colui che si dovrebbe prendersi cura del pachiderma e invece lo tortura con pungoli metallici dietro le orecchie, le zampe vengono incatenate, la proboscide colpita duramente. In questo consiste l’addestramento: violenza e paura.
Gli elefanti adoperati per i trekking sono costretti a lavorare duramente ogni giorno, senza riposo, portando in groppa persone per un peso di duecento chilogrammi, mentre il mahout li pungola con uno strumento appuntito per farli obbedire.
Spesso questi animali sono anziani, malati, disabili, ciechi, non ricevono nessuna cura medica. Molti sviluppano disturbi emotivi gravi e, nei casi peggiori, impazziscono.
La condizione degli elefanti è terribile, non lo dico da animalista convinta quale solo, ma da essere umano che non riesce ad accettare la logica che governa tutto questo: il profitto. Se, da una parte ci sono gli sfruttatori, dall’altra ci sono i turisti, uso questa parola, perché un viaggiatore, una persona interessata a conoscere un paese, non si comporta in questa maniera. Rifiuta di essere parte della violenza.
L’elefante asiatico è molto diffuso in Thailandia, Laos, Cambogia e Myanmar. Un animale venerato sia dal buddhismo che dall’induismo, basti pensare al Dio Ganesh nel pantheon hindù, ma anche a tutti i templi buddhisti dedicati al pachiderma. Nella bandiera thailandese, navale e diplomatica, compare in bella mostra un elefante bianco.
L’elefante asiatico è un animale selvatico che vive nella giungla. La sua mansuetudine e la grande forza fisica attirano l’interesse dell’uomo. Così gli elefanti vengono catturati ed addomesticati per il lavoro nelle fattorie, nella coltivazione del riso e del tabacco, oltre al trasporto di alberi tagliati nel disboscamento intensivo della giungla. Il progresso, le macchine agricole, rende obsoleto l’utilizzo dei pachidermi. Tuttavia chi ha investito nell’acquisto, estremamente costoso di un elefante, circa un milione di bath, non vuole perdere una fonte di reddito. Inizia cosi un nuovo sfruttamento i mahout, con gli elefanti, si trasferiscono nelle città, nella nascente industria del turismo. Portare un animale della giungla in una città è una barbarie di cui solo l’uomo è capace.
Infine molti animali sono uccisi per le zanne, per ricavarne amuleti o per parti del corpo usate nella medicina tradizionale cinese.
Questa premessa per raccontare una storia di speranza; anche a Phuket ci sono dei segnali di cambiamento uno di questi è il Phuket Elephant Park . Un luogo di pace in cui gli elefanti, recuperati dallo sfruttamento, possono vivere liberi assecondando la loro natura.
Il Phuket Elephant Park nasce dall’iniziativa del Dott. Sutthi, interessato agli elefanti grazie al fratello, che possiede un campo tradizionale in cui gli elefanti lavorano. Il Dott. Sutthi resta affascinato da questi animali e decide di creare una casa per i pachidermi. In questa fase iniziale conosce Phongsak Phalaphol, responsabile del campo elefanti per turisti. Phongsak Phalaphol abbandona il campo e diventa il direttore del Phuket Elephant Park.
Qui è possibile trascorrere un mezza giornata con gli elefanti, attraverso una visita molto significativa: si conoscono le persone che si prendono cura degli elefanti, il direttore del parco Phongsak Phalaphol accoglie i visitatori raccontando la nascita di questa iniziativa, la storia del parco, la sua evoluzione, ma soprattutto la storia di ogni singolo elefante che vive nel parco. Dopo questa importante fase introduttiva, si fa conoscenza con i pachidermi, dando loro da mangiare. La visita prosegue conoscendo gli ospiti del santuario, e la loro triste storia di sfruttamento durata una vita intera.
Poche semplice regole di buon senso vanno seguite quando ci si avvicina ad un elefante: non spaventarlo con movimenti bruschi, non tirare la coda o le orecchie, non offrire del cibo e poi toglierlo.
Nutrire un elefante è una bellissima esperienza. Sono ghiottissimi di banane e le chiedono in continuazione con la proboscide. Si crea una connessione gioiosa e non forzata da ambo le parti.
Oggi il Phuket Elephant Park accoglie gli elefanti che, per tutta la vita, hanno lavorato nell’industria turistica. Qui vivono liberi e curati da veterinari e da un team di professionisti che quotidianamente li seguono in un percorso di recupero, nel loro habitat naturale in una riserva nel cuore della giungla.
Srinuan ha quarantasei anni, è parzialmente cieca, per una cataratta. E’ stata recuperata in campo trekking a Phuket . Il suo nome in thailandese significa la signora gentile. Lei è il “boss” del parco. Ogni nuovo arrivato viene “approvato” da lei. E’ molto ghiotta di bambù e fa di tutto per ottenere una dose extra.
Menhoi, ha cinquantadue anni, ha sempre lavorato nel trekking con i turisti prima a Pattaya, poi a Phuket.
Nella foto ha le zampe posteriori incrociate, indicano gioia, Menhoi è felice di gustare il suo spuntino.
Boonsib è la nonna del parco, ha più di settant’anni, anche lei viene, come quasi tutti gli ospiti del parco, da vita trascorsa a trasportare i turisti a Phuket.
E’ malata, in questa foto il direttore del parco e il suo assistente stanno somministrando i medicinali attraverso una flebo nell’orecchio.
Una nuova attrazione per turisti si sta diffondendo, negli ultimi anni, a Phuket, quella di poter fare il bagno con gli elefanti e lavarli. Al Phuket Elephant Park questo non è possibile. Il direttore spiega i motivi. Quello che sembra una scelta etica e amorevole verso gli animali è ancora una volta una nuova forma di sfruttamento di questi giganti.
Gli elefanti sono animali molto intelligenti, capaci di svariate emozioni, inoltre hanno una memoria notevole, ricordano le persone, sono in grado di distinguerle e ricordare, a distanza di anni, le brutte esperienze.
L’elefante con il suo mahout crea un rapporto speciale, basato sulla fiducia e sul rispetto. Questo rapporto è unico e si sviluppa nel corso del tempo, nessun altro essere umano riesce ad interagire con l’animale in questa modalità.
L’elefante, in natura, si lava da solo, entrando in pozze d’acqua fangose. Con la proboscide bagna tutto il corpo e lo ricopre di fango, questo protegge la sua pelle delicata dal sole e dagli insetti. Il pachiderma sa quando è il momento per fare un bagno. Non può e non deve essere costretto al bagno in continuazione, questo lo innervosisce e lo destabilizza. A nessuno fa piacere essere toccato e bagnato in continuazione per un selfie. Può diventare pericoloso perché va contro la naturale inclinazione dell’elefante. Il turista non conosce l’animale che ha di fronte e il pachiderma non conosce la persona che gli si avvicina per lavarlo.
A Phuket ogni anno giungono circa un milione di visitatori, le loro scelte possono portare ad un vero e reale cambiamento della condizione degli elefanti. Smettere di frequentare i trekking camp porterebbe alla loro chiusura o magari alla loro conversione in santuari per pachidermi. Phongsak Phalaphol ha più volte ha ribadito, durante la visita, spiegate a tutti i vostri amici che verranno a Phuket: “Non cavalcate gli elefanti!”
La visita al Phuket Elephant Park ha un costo importante, questo permette di sostenere economicamente il parco, con il denaro raccolto si acquistano medicine, cibo speciale e si permette al suo fondatore di salvare, comprandoli, altri pachidermi sfruttati.
Trascorrere del tempo al Phuket Elephant Park è una delle esperienze più significative che si possono fare a Phuket. Gli elefanti sono giganti buoni, animali straordinari, capaci di grande empatia verso i loro simili e verso l’uomo. Non è più accettabile saperli ancora sfruttati e violati nella loro natura. Un centro di questo tipo, grazie all’esperienza diretta con i pachidermi e al racconto dettagliato ( da cui ho tratto tutte le informazioni presenti in questo articolo), porta alla coscienza di ogni singolo visitatore quanto le scelte personali possono influenzare la vita di un essere vivente e senziente.
Purtroppo il Phuket Elephant Park è stato vittima del covid 19: senza visitatori sono venuti a mancare i fondi per il sostentamento degli elefanti, che sono stati ricollocati in altri santuari a Phuket.
Al di là delle parole di Carl Safina un viaggio straordinario tra gli animali: elefanti, lupi, scimpanzé, orche. Gli animali sono simili a noi, non è questo il presupposto da cui parte Safina in un. viaggio alla scoperta degli elefanti e non solo.
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Ciao, sono Paola, lettrice da sempre e viaggiatrice da molto. Libri e viaggi, più che passioni per me sono due vere ossessioni.
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