
Asia, Destinazioni, Vietnam / by PaolaVignati / Lascia un commento
Oggi Ho Chi Minh è una città vitale, energica in pieno sviluppo. Ma Saigon è stata teatro di uno peggiori conflitti che ha drammaticamente modificato la storia del Paese. A Saigon è possibile visitare tre luoghi della guerra del Vietnam: il Palazzo della Riunificazione, Il museo dei Residuati Bellici e le gallerie sotterranee di Cu Chi.
E' molto strano. Qui è impossibile distinguere alcuna traccia di allora. Chi passa da queste parti non s'immagina nemmeno quanto si sia combattuto ferocemente un tempo.
Le Minh Khue, Fragile come un raggio di sole
Nel 1883 i francesi impongono al Vietnam, dopo sanguinose battaglie, il protettorato. Il paese diviene colonia francese e lo rimarrà per settant’anni. I movimenti contro il colonialismo trovano il loro capo nel comunista Ho Chi Minh che fonda il Viet Minh, il movimento per la liberazione. Nel 1945 il Viet Minh controlla la maggior parte del paese. Ma i francesi non si arrendono e danno il via alla guerra d’Indocina che dura otto anni. Nel 1954 i francesi sono costretti a lasciare il Vietnam, che viene diviso in due, all’altezza del 17 ° parallelo: il nord comunista di Ho Chi Minh e il sud anticomunista.
Nel 1959 Ho chi Minh crea il Fronte di Liberazione Nazionale più noto come Viet Cong per liberare il sud e unificare il suo paese. La campagna comunista passa attraverso il celebre sentiero di Ho Chi Minh che, partendo da Hanoi, raggiungere Saigon.
Nel 1964, nell’ambito della politica americana di lotta al comunismo, in ogni parte del mondo, gli Usa danno inizio ai bombardamenti in Vietnam. La guerra che ne scaturisce è una delle più sanguinose, cruente e atroci del XX secolo che durerà fino alla caduta di Saigon il 30 aprile 1975.
Il libro che mi ha fatto da guida in questo percorso alla scoperta dei luoghi della guerra è Pelle di leopardo di Tiziano Terzani Terzani vive in prima persona i combattimenti visita il fronte e vive per lunghi periodi a Saigon. Inoltre è uno dei pochi giornalisti rimasti a Saigon per testimoniare l’arrivo dei Viet Cong in città, nell ‘aprile 1975. Terzani soggiorna all’Hotel Continental che, oggi, è un hotel di lusso nel cuore di Ho Chi Minh. Personalmente ho provato un brivido trovandomi di fronte all’hotel: all’epoca, era il luogo di incontro dei corrispondenti da tutto il mondo; pensare che Terzani ci fosse stato, che in quelle stanze avesse scritto i suoi pezzi sulla guerra è stata un’emozione.
Nel centro della vecchia città, con la sua facciata bianchissima, le finestre a vetrate sulla piazza dell'Assemblea, le stanze con i soffitti alti, i boys che dormivano sdraiati nei corridoi, i grandi ventilatori, i mobili all'antica, i letti immensi e nel bagno la giara sempre piena d'acqua nel caso quella del rubinetto non venisse, il Continental era stato il simbolo dell'Indocina coloniale.
Tiziano Terzani, Pelle di Leopardo
Il Palazzo dell’Indipendenza, Doc Lap, in vietnamita, prima, simbolo del potere americano, ma dal momento della liberazione diviene il simbolo nazionale dell’unità del Vietnam.
Doc Lap, il "palazzo dell'Indipendenza" costruito in cemento e vetro con dollari americani... era diventato la quintessenza, il simbolo del regime di Thieu: grigio, isolato, pesante, barricato, tagliato fuori dalla gente pur essendo nel cuore della città. Doc Lap è in mezzo ad un piccolo parco di grandi alberi.. ai tempi di Thieu avvicinarsi anche alla cancellata era impossibile: rotoli di filo spinato, reticolati, barriere di ferro bloccavano il viale e tutte le vie attorno.
Tiziano Terzani, Pelle di Leopardo
Dall'angolo del Caravelle vidi venire giù dalla Cattedrale nel mezzo della via Tu Do deserta, una grande bandiera del Fronte di Liberazione Nazionale su una jeep americana con otto giovani in civile, i braccialetti rossi, le mani in aria, che urlavano "Giai Phong! Giai Phong! (Liberazione! Liberazione!)... Sul viale Thong Nhat una lunga fila di carri armati su cui sventolavano i colori del fronte rotolavano rumorosamente verso Doc Lap... L'ingresso del palazzo era spalancato. Il grande cancello di ferro era rovesciato, tutto d'un pezzo, per terra e sull'erba rasata del giardini di Thieu c'erano profonde strisciate pesanti dei cingoli... Una grande bandiera rosso-blu con la stella d'oro a cinque punte nel centro sventolava, soffice, sul tetto di Doc Lap. La guerra di trent'anni era finita. L'insurrezione cominciata 117 anni prima per cacciare dal suolo vietnamita gli stranieri invasori aveva vinto e il popolo vietnamita era di nuovo padrone del suo destino.
Tiziano Terzani, Pelle di Leopardo
Dal quel 30 aprile 1975 molto tempo è passato il Palazzo della Riunificazione oggi si può vistare, camminando per i suoi enormi saloni, deserti, con la consapevolezza che la storia è passata da qui.
Il carro armato esposto in giardino è una replica del mezzo che, nel giorno della caduta di Saigon, abbatte i cancelli del palazzo.
Il museo dei Residuati Bellici in passato era il Museo dei Crimini di guerra Cinesi e Americani. Ho visitato due volte il museo la prima più di dieci anni fa, all’epoca era più piccolo, meno organizzato e oltre che meno famoso. Oggi è stato notevolmente ampliato, arricchito con immagini a testimonianza dell’orrore.
Il museo è suddiviso per aree tematiche: al piano terra i volantini e le fotografie di manifestazioni contro dal guerra del Vietnam provenienti da ogni parte del mondo. Al piano superiore fotografie di guerra, dei massacri di civili, scattate da entrambi i fronti (vietnamita e americano), tra le varie fotografie esposte anche i lavori di Tim Page, Larry Burrows e Robert Capa.
Non è una visita facile. Nulla è lasciato all’immaginazione, le gigantografie mostrano tutte le atrocità della guerra, mutilazioni, effetti del napalm e dell’agente arancio, ampiamente utilizzato dagli americani per deforestare la giungla vietnamita in cui si nascondevano i Viet Cong.
L’accusa che viene rivolta al museo è di raccontare la guerra solo dal punto di vista vietnamita. Ritengo questa accusa del tutto scorretta. Non si può ricondurre una simile tragedia ad un’ideologia, quando a farne le spese, come in ogni guerra, sono sempre e comunque civili inermi.
A più di quarant’anni dalla fine del conflitto appare chiaro quanto questa guerra fosse inutile e assurda, ma se qualcuno avesse ancora dei dubbi una visita al museo dei Residuati Bellici può fugare ogni incertezza.
Abbiamo sbagliato, abbiamo commesso un terribile errore. E dobbiamo spiegare alla generazione future perché.
Robert McNamara, ex segretario alla Difesa Usa
Nel cortile esterno si possono vedere i mezzi militari che gli americani hanno abbandonato in Vietnam al momento della fuga.
Per un approfondimento http://warremnantsmuseum.com
La gente a Saigon era in quei giorni così convinta che i vietcong sarebbero arrivati facendo terribili massacri, che era pronta a correre qualsiasi rischio, a fare qualsiasi pazzia pur di scappare. Da mesi gli americani avevano parlato del grande "bagno di sangue" che avrebbe avuto luogo Saigon se i vietcong fossero entrati nella capitale..... L'evacuazione cominciò accompagnata da una campagna pubblicitaria umanitario-anticomunista che avrebbe dovuto camuffare la sconfitta e la fuga americana.... All'inizio dell'evacuazione un americano che voleva portarsi dietro dei vietnamiti con cui non era legato da parentela, doveva presentare i dovuti documenti... Quando, all'uscita del DAO, un marine chiamava per l'imbarco "Smith", oltre al solito giovanottone biondo, si presentano tanti altri "Smith" vietnamiti...A Saigon corse voce che in questo modo ogni americano poteva portare con sé fino a dieci vietnamiti e cominciò così il più grosso mercato della disperazione della paura. Famiglie benestanti che non erano riuscite a scappare in altro modo si comprarono "il loro americano" per cinque-diecimila dollari a testa per essere portare via.
Tiziano Terzani, Pelle di Leopardo
La parola d'ordine arrivò sul tetto dell'Hotel Caravelle.. un giornalista televisivo americano capogruppo dei residenti dell'albergo, che teneva i contatti con l'ambasciata attraverso un walkie-talkie, urlò: "We go!". Gli elicotteri neri e grigi dell'Air America... andavano... a prendere gli ultimi "vietnamiti importanti" con le loro famiglie. Gli uomini che avevano organizzato l'evacuazione avevano scelto edifici alti che avessero terrazze a tetto. Dall'alto del Caravelle si vedano qua e là sui tetti grappoli di persone che si battevano, si spingevano su per delle scale di ferro che salivano, salivano verso questi improvvisati punti di atterraggio. Il sogno americano finì col rombo delle grandi macchine volanti che avrebbero dovuto pacificare questo paese di asiatici ribelli e che invece servirono solo a portare in salvo i loro pretesi pacificatori.
Tiziano Terzani, Pelle di Leopardo
Le gallerie sotterranee di Cu Chi sono un luogo imperdibile, un luogo di memoria. Uno dei luoghi più simbolici della guerra del Vietnam a Saigon, da cui dista circa cinquanta chilometri. Qui si trova la spiegazione alla vittoria vietnamita della guerra: la tenacia, la volontà, lo spirito di sacrificio, il desiderio di libertà del popolo Viet sono racchiusi in questi cunicoli.
Una rete sotterranea di più di 250 chilometri di tunnel. Costruite negli anni Quaranta, come rifugio, dai Viet Minh, durante la guerra d’Indocina contro i francesi. Il loro ampliamento, e la conseguente fama, avviene nel 1960, quando queste vecchie gallerie vengono ripristinate dai Viet Cong.
Nel momento di massima espansione i tunnel arrivavano fino al confine cambogiano. Al loro interno, disposti su vari livelli: abitazioni di fortuna, cucine, fabbriche di armi, ospedali da campo e centrali operative per un totale di 420 chilometri quadrati.
Il tutto nascosto con abili camuffamenti , come , ad esempio, le cucine eliminano il fumo attraverso degli sfiatatoi nel terreno a diversi metri di distanza da dove realmente queste si trovano.
La grande abilità dei Viet Cong, oltre alla realizzazione dei tunnel, consiste nella capacità di non farsi mai scoprire dagli americani. Attraverso una serie di ingegnosi espedienti, come coprire le piccolissime botole di accesso con foglie e terreno.
Oltre all’utilizzo di trappole mortali disseminate nel terreno.
Già nel 1963, i tunnel di Cu Chi permettono agli agenti Viet cong di infiltrasi a Saigon, inoltre consentono attacchi a sorpresa alla base Usa nel villaggio di Cu Chi, posizionata proprio sopra alle gallerie. Gli americani vengono uccisi, di notte, nelle loro tende, senza il minimo segno di attacco o lotta. La zona viene soprannominata il Triangolo di Ferro, gli Usa inviano sempre più uomini, usano il napalm e incendiano con il gasolio l’intera giungla, senza fermare gli attacchi; anzi l’intenso calore degli incendi crea delle piogge tropicali che spengono il fuoco favorendo ancora una volta i Viet Cong.
Quando la 25 Divisione Usa prende coscienza dei tunnel la situazione non migliora. Vengono inviati uomini e cani nei cunicoli che non fanno più ritorno. Cu Chi è dichiarata territorio a bombardamento libero. Tutti i piloti d’artiglieria hanno l’ordine di scaricare le bombe, il napalm sulla zona di Cu Chi prima di fare ritorno alla base. Queste decisioni scellerate hanno un impatto ancora oggi sulla zona: i defoglianti sono ancora presenti nel terreno e nelle falde acquifere creando problemi di salute alle generazioni che sono nate dopo la guerra, a questo si aggiunge che i raccolti di riso sono scarsissimi.
I villaggi di Cu Chi dopo la fine della guerra sono stati insigniti del titoli di villaggio eroico. E’ davvero eroismo quello che ha portato questi uomini e donne a vivere per settimane, a volte mesi, sottoterra senza mai vedere la luce del sole o respirare aria fresca.
Entrare in un tunnel è un’esperienza unica: si cammina accovacciati nel buio più assoluto, manca l’aria, il percorso sembra non finire mai. Percorrere pochi metri di gallerie mi ha permesso di capire il coraggio e la determinazione del popolo vietnamita, lo spirito di sacrificio che ha portato la popolazione civile a combattere per la libertà, vivere in quelle condizioni mette a dura prova il fisico e la mente.
Va aggiunto che le gallerie sono state allargate per renderle visitabili, così come le botole di accesso: oggi sono servite da comodi ingressi, per rendere la visita più facile per tutti. Ed è una visita obbligatoria se si vuole davvero conoscere la storia dei Viet Cong dipinti in Occidente sempre e solo come dei feroci assassini.
La strada che da Hanoi porta i rifornimenti a Saigon e supporto logistico ai Viet Cong attraversa il Vietnam e anche parte della Cambogia e del Laos. Qui uomini e anche donne hanno combattuto e dato la vita per mantenere il sentiero aperto. Sono soprattutto giovani ragazze, spesso adolescenti, a lavorare sul sentiero.
Il nostro compito consisteva nello stare lì. Quando cadeva una bomba, dovevamo uscire di corsa, calcolare quanta terra serviva per riempire la buca, contare gli ordigni inesplosi ed eventualmente farli brillare. Ci chiamavano la "Squadra di ricognizione del terreno.
Le Minh Khue, Fragile come un raggio di sole
Vita e morte erano vicinissime. Chi mai poteva sapere?
Le Minh Khue, Fragile come un raggio di sole
La guerra del Vietnam ha segnato il XX secolo con pesanti ripercussioni in tutto il sud est asiatico. Come, ad esempio, in Laos: https://paolavignati.com/laos-una-storia-che-deve-essere-raccontata.
Oltre ai milioni di morti, vietnamiti e americani, ai civili storpiati e mutilati dalle bombe e dal napalm. I danni psicologici su intere generazioni sono ancora più difficili da stimare.
A questo va aggiunta la tragedia umanitaria dei boat people, le migliaia di persone che lasciano il proprio paese in cerca della libertà.
I vietnamiti scappano a bordo di barconi, sfidando il mare e i pirati malesi che li attaccano, in cerca di una vita migliore.
La loro unica colpa è di possedere beni materiali e di aver collaborato con gli americani. Per tale motivo il governo comunista li imprigiona nei campi di rieducazione.
Il Vietnam diventa comunista e le speranze di una rivoluzione basata sugli ideali di unificazione vanno tragicamente perduti. Ancora una volta, Terzani è una fonte preziosa. il suo libro Giai Phong! La Liberazione di Saigon viene adottato nelle scuole come testo scolastico che racconta la lotta dei Viet Cong. Inoltre nel 1976 è invitato dal governo di Hanoi a visitare il Vietnam liberato.
Per due settimane viaggiai in macchina da nord a sud attraverso un paese dove la gente, nonostante la propaganda sulla riunificazione, era ancora profondamente divisa, dove non c'era stata alcuna riconciliazione nazionale, e dove i "perdenti" venivano trattati come paria, mentre i "vincitori" avevano assunto i privilegi, l'arroganza e tutti gli altri difetti di quelli che avevano spodestato. Le cosiddette "nuove zone economiche" altro non erano che campi di concentramento, mentre la tanto vantata rieducazione s'era rivelata una trappola in cui centinaia di migliaia di potenziali oppositori politicizzati erano stati abilmente attirati.
Tiziano Terzani, Pelle di Leopardo
Pelle di leopardo di Tiziano Terzani Il libro è composto da due testi Pelle di Leopardo, il diario di corrispondente durante la guerra del Vietnam, e Giai Phong!, pubblicato nel 1976, è il racconto della rivoluzione che è seguita alla fine della guerra.
Fragile come un raggio di sole di Le Minh Khue I dieci racconti del libro attingono alle esperienze personali dell’autrice che, durante la guerra, si arruola come sminatrice volontaria lungo il sentiero di Ho Chi Minh.
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Ciao, sono Paola, lettrice da sempre e viaggiatrice da molto. Libri e viaggi, più che passioni per me sono due vere ossessioni.
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