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Narra la leggenda che un giorno Ercole, il figlio di Zeus, si innamorò perdutamente di una ninfa, una fanciulla bellissima, ma il loro amore fu spezzato dall’improvvisa morta di lei. Ercole disperato cercò a lungo un posto dove seppellire la sua amata; un luogo degno della bellezza selvaggia della ninfa e che gli ricordasse il blu dei suoi occhi, lo trovò tra gli scogli e il mare. La ninfa si chiamava Amalfi.
Dal mito inizia la storia di un paradiso sospeso tra i monti Lattari e il mare: la Costiera Amalfitana.

Il giorno del giudizio, per gli amalfitani che andranno in paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri.
Renato Fucini

Perché il paradiso ce l’hanno già a casa loro tra vallate, promontori, terrazze coltivate, spiagge e calette. Sedici paesi lungo un tratto di costa di appena cinquanta chilometri, in provincia di Salerno.
La costiera amalfitana è famosa in tutto il mondo per la sua bellezza e riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Un luogo unico, dove solo il mare è orizzontale e la terra ferma è quasi perpendicolare.
Un continuum di bellezze paesaggistiche, naturalistiche a cui l’ingegno umano ha dato forma, senza dimenticare lo straordinario patrimonio storico culturale e gastronomico.
La SS 163 questione di curve

Nel 1807 Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, curioso di visitare l’intero regno, al suo arrivo, rimane talmente affascinato dalla Costiera da volerla rendere raggiungibile. Nasce allora il progetto di una strada che colleghi Napoli all’intera costiera.
I lavori iniziano del 1816 portati avanti poi dal cognato di Napoleone, Gioacchino Murat. La strada viene terminata ed inaugurata nel 1854 da Ferdinando II Re delle due Sicilie.
Prima di allora i paesi della Costiera erano raggiungibili solo via mare o attraverso impervi sentieri.
La strada statale 163 Amalfitana lunga cinquanta chilometri in un susseguirsi di tornanti, curve gallerie e strapiombi sul mare collega i paesi da Vietri sul Mare a Meta di Sorrento.
Anche grazie alla strada, nel XIX secolo la costiera viene scoperta dai turismo internazionale: i viaggiatori del grand tour si avventurano in questo posto selvaggio che riesce a fare innamorare chiunque.
Nel 1879 il drammaturgo Henrik Ibsen passeggiando negli stretti vicoli e tra le scalinate dei paesi della costiera amalfitana completa la sua opera Casa di Bambola.
Amalfi

La Repubblica di Amalfi
Nel 839 d.C. nasce ad Amalfi la prima Repubblica marinara, per due secoli sarà più potente di Pisa, Genova e Venezia.
Ad Amalfi viene redatta la tabula amalfitana il primo statuto marittimo che stabilisce i diritti e i doveri di marinai capitani e armatori.
Gli amalfitani sono abili navigatori e commercianti, costruiscono navi forti e resistenti, esportano in Medioriente i prodotti locali e in cambio ottengono spezie, profumi, gioielli tessuti e tappeti da rivendere in Occidente.
Gli amalfitani fondano colonie e centri di rappresentanza ad Alessandria d’Egitto, Cipro e Bisanzio. La Repubblica marinara di Amalfi è il primo Stato occidentale a coniare monete d’oro dai tempi dell’impero romano d’Occidente la valuta si chiama Tarì ed è accettata in tutto il Mediterraneo.
Nel 977 un mercante di Bagdad racconta dei paesi da lui visitati nel libro delle vie e dei regni: “Amalfi è la più prospera città di Longobardia e la più nobile la più illustre per le sue condizioni la più agiata e opulente il territorio di Amalfi confina con quello di Napoli la quale è bella città, ma meno importante di Amalfi“.
Tutta la costiera amalfitana perde lentamente la sua importanza a causa dei continui attacchi dei pirati. Inoltre nel 1137 un assalto a sorpresa dei pisani si rivela devastante: cinquanta navi la mettono al sacco incendiano centinaia di case e distruggono decine di galee.
L’episodio più terrificante però avviene nel 1343, quando un maremoto distrugge gli arsenali e con loro anche la storica reputazione di Amalfi.
La costiera amalfitana nel mare ha trovato la sua fortuna ma è lo stesso mare a sancirne la fine non tornerà più libera e indipendente ma anche se non ritroverà la forza che aveva quando era una Repubblica nulla riuscirà a privarla del suo fascino eterno.
Il Duomo di Amalfi

Il duomo di Amalfi è il monumento simbolo della città, è stato più volte ritoccato nei secoli, risultato di una continua sovrapposizione di stili.
Nel 987 d.C. Amalfi era una potenza riconosciuta e con Giovanni XV diventa diocesi con sede arcivescovile. Duca Mansone I, sovrano di Amalfi, decide di costruire una nuova basilica accanto a quella più piccola dell’Assunta oggi Basilica del Crocifisso. Le due basiliche, fianco a fianco, insieme alla scalinata, sono il cuore della città.

Il portone del Duomo, ricavato dalla fusione di campane, arriva da Costantinopoli dove gli amalfitani, per primi, hanno avuto un loro quartiere, è un dono alla città di due ricchi commercianti amalfitani realizzato nel 1057.
Nel 1861 il Duomo subisce i cambiamenti più importanti, a seguito del crollo di un tratto del coronamento della facciata, vengono demoliti il portico con capitelli, le cornici, lo stesso intonaco, le basi e le paraste ovvero i pilastri incastonati nella parete per ricostruirli.
Anche l’interno del Duomo non conserva quasi nulla del primitivo impianto in stile romanico.
Sant'Andrea e la Cripta

Sant’Andrea protettore di Amalfi e dei pescatori muore martire a Patrasso in Grecia su una croce a forma di X che tuttora è chiamata croce di Sant’Andrea; il suo corpo viene trasferito nel 357 a Costantinopoli. L’8 maggio 1208 le reliquie di Sant’ Andrea arrivano ad Amalfi; secondo le cronache, il cardinale Pietro Capuano aveva preso parte alla quarta crociata le riporta da Costantinopoli per conservarle nella cripta appositamente costruita per il santo.
Sebbene sia oggi molto diversa da come si presentava nel XIII secolo la cripta è il tempio della celebrazione della vita e delle opere dell’apostolo. Sopra la tomba di Sant’Andrea si erge un imponente scultura in bronzo realizzata da Michelangelo Bernini ai suoi lati i santi Stefano e Lorenzo sono scolpiti nel marmo da Pietro Bernini padre del celebre Gianlorenzo.
Le volte e le pareti sono affrescate con scene della vita dell’apostolo.
La popolazione non smetterà mai di essere devota al Santo, che secondo la leggenda, interviene in aiuto degli amalfitani nel 1544: la flotta saracena guidata dal pirata Barbarossa si avvicina alla costa per assaltare la città, San Andrea scatena una tempesta che fa naufragare le navi nemiche.
Nella piazza del Duomo anche la fontana è dedicata al Santo.
Il chiostro del Paradiso

Tra il 1266 e il 1268 l’arcivescovo Filippo Augustariccio ordina la costruzione del Chiostro del Paradiso che in origine era un cimitero per i nobili amalfitani.
Un quadriportico dalle volte a crociera inframezzato da archi acuti tipici dello stile arabo, gli archi si intrecciano e poggiano su 120 colonnine di marmo.
Ai lati del colonnato si trovano sei cappelle decorate con affreschi del Trecento, come la crocifissione attribuita a Roberto d’Oderisio uno dei principali pittori attivi in Campania noto soprattutto come abile divulgatore dello stile di Giotto.
Una pausa golosa
In piazza del Duomo la delizia al limone della Pasticceria Pansa.

Il centro storico di Amalfi

Il centro storico di Amalfi racconta epoche lontane: le strette viuzze e i sottoportici, partendo dalla Porta della Marina. Per arrivare alla Piazza Santo Spirito che, in epoca medievale, segnava la fine del borgo. Qui si trova la fontana De Cape ‘e Ciucci, un arredo urbano realizzato nel corso del XVIII secolo che evidenzia due facce umane scolpite in marmo. Il suo appellativo ricorda la tradizione del beveraggio degli asini, i ciucci, che scendevano dal villaggio di Gerola con carichi di frutta, verdura e legname. Sin dal 1974 nella fontana viene allestito un caratteristico presepe realizzato con pietre calcaree e tufacee prelevate nella parte interna della Valle dei Mulini e modellate dalle acque fluviali.
Il Museo della Carta

Nel rione Vagliendondola merita la visita il Museo della Carta.
Negli anni della Repubblica marinara, grazie al commercio fiorente, si sviluppano lungo la costa nuove attività e nel medioevo gli amalfitani diventano maestri fabbricatori di carta e raffinati ceramisti.
Nella Valle dei Mulini, alle spalle di Amalfi scorre il fiume Canneto, sorgono così, una dopo l’altra piccole fabbriche dove si produce un tipo di carta speciale la carta bambagina, realizzata con una tecnica che gli amalfitani imparano dagli arabi: per crearla non si usa la cellulosa, ma la stoffa. La bambagina infatti è il termine con cui si indicano i pezzi di cotone scartati dalla filatura.
Stracci di lino e cotone vengono ridotti in poltiglia e poi magistralmente lavorati con acqua colla naturale. I fogli ricavati da questo processo delicati e pregiati sono tanto apprezzati da essere richiesti dalle corti e dai vescovadi per i documenti ufficiali.
La cartiera, oggi trasformata in museo, risale al 1200, è la più antica d’Europa; il museo nasce nel 1969 per volontà di Nicola Milano ultimo discendente di una dinastia di cartai amalfitana che crea il museo per mantenere viva la tradizione della bambagina ad Amalfi.
La carta arriva ad Amalfi dalla Cina negli anni della Repubblica e si diffonde in costiera, attorno all’anno 1000 c’erano circa sessanta cartiere attive. Grazie al fiume Canneto è possibile attivare la ruota dei mulini la materia prima per la produzione erano gli stracci raccolti e venduti alla cartiera dagli straccivendoli.
Gli stracci venivano sbiancati e spappolati, la crema, ottenuta dopo circa ventiquattr’ore, veniva pressata e, una volta trasformata in foglo, asciugata al sole.
La carta una volta asciutta mostrava la filigrana tratto distintivo e di pregio. La carta così prodotta dura migliaia di anni non come quella realizzata con cellulosa che nel giro di settant’anni si distrugge.
La bambagina continua ad essere prodotta ad Amalfi ovviamente oggi non si usano più gli stracci, ma solo cotone.
Per maggiori informazioni: https://www.museodellacarta.it
Atrani

Atrani dista qualche centinaio di metri da Amalfi ha un fascino straordinario che racconta al suo meglio la costiera prima dell’arrivo del turismo, un grappolo di case le une unite alle altre, per un totale di circa novecento abitanti, con il primato di paese più piccolo d’Italia per estensione.
La bellezza di Atrani è un salotto circondato da una piccola spiaggia con intorno un intreccio di stradine di abitazioni. E' uno spettacolo serale quando le luci colorate la fanno diventare un quadro d'autore. Inerpicarsi per le stradine e vicoletti è sempre un'impresa affascinante sembrano delle scatole cinesi, spariscono e riappaiono nella piazzetta storica che, sin dai tempi lontani ospitato nobili e regnanti. La sua struttura geografica è rimasta intatta nei secoli, nonostante le disavventure sopportate: cortili, piazzette, vicoli e le famose scalinatelle.. Atrani è l'unico paese della costiera amalfitana a conservare intatto il suo antico borgo di pescatori.
Vero e proprio centro vitale del paesino è la piazza, luogo di incontri ed intrattenimenti, da dove si accede direttamente alla spiaggia al mare… Tutto il paesaggio rende questo piccolo lembo di terra unico e prezioso.Gennaro Cuomo, Ritorno a d Atrani
Un paese compatto geograficamente protetto dalla parete di roccia e dall’unità dei suoi abitanti legati da un rapporto di odio e amore con la vicina Amalfi.
Nel 1260 per punire Atrani che si era schierata con il papato, il re Svevo Manfredi aveva imposto una colonia di saraceni: costoro avevano compiuto violenze di ogni tipo, lasciando traccia del loro passaggio anche nei tratti somatici e in alcune espressioni dialettali. Così sino alla fine dell'ottocento molti abitanti della costiera avevano addirittura paura a venire qui tanto la popolazione era chiusa.
Andrea Cavaliere

Un blocco di case bianche divise soltanto da viuzze ed infinite scale un saliscendi senza fine.
La spiaggia separata dal centro abitato da alcune arcate della SS163 che scavalca la valle di Atrani.
La Torre dello Ziro

Lungo la costiera si susseguono torri e fortificazioni; sono circa una trentina i baluardi difensivi edificati in più riprese nel tempo, da Vietri sul Mare a Positano. Queste costruzioni testimoniano gli ottocento anni di lotte sostenute dalle popolazioni locali contro le frequenti incursioni dei saraceni. Questo è il motivo per cui vengono chiamate erroneamente torri saracene.
La Torre dello Ziro, che sovrasta Atrani sulla cresta del Monte Aureo,è famosa per una storia assai triste, di cui esistono varie versioni.
La torre è stata la prigione di Giovanna d’Aragona, la moglie del duca di Amalfi, Alfonso Piccolomini, la donna rimasta vedova molto giovane, si innamora del suo amministratore Antonio Bologna, anche se appartiene un rango inferiore, Giovanna lo sposa in segreto. Quando i fratelli di Giovanna scoprono lo scandalo uccidono Antonio Bologna e la rinchiudono per sempre, con i suoi figli, nella torre dello Ziro.
Consigli di lettura
Ritorno ad Atrani di Gennaro Cuomo Andrea il protagonista torna nella terra d’origine del padre, Atrani, dopo essere nato e cresciuto a Milano.
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