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Gerusalemme la Città Santa della Stella, della Croce e della Mezzaluna. Gerusalemme è un mondo a sé, un universo così profondo e stratificato che, visitandola per la prima volta, si può solo scalfire la superficie dei suoi infiniti livelli di lettura, come dimostrato la corposa letteratura sulla città.
La Città Santa è antichissima, la storia millenaria, le dominazioni, sono incise nelle sue pietre; pietre levigate dall’uomo e dal clima, pietre che raccontano l’umanità.
Gerusalemme è un simbolo vivente dell'unità originaria, genetica, sostanziale tra le tre fedi monoteiste.
Fosco Maraini, Le pietre di Gerusalemme
… Questa non è una città: questa è la vita di ciascuno di noi, che a volte ci illude e a volte ci fa disperare, a volte ci sembra irreale, a volte inutile. La nostra avventura interiore, il nostro eterno viaggio, la nostra vera crociata, è la conquista di un senso da dare alla vita. Questa è la Gerusalemme della quale abbiamo bisogno, alla quale aspiriamo…. Gerusalemme dentro le mura, la vera, la santa, l'eterna; Gerusalemme fuori la profana, l’assediatrice, la corruttrice, la profanatrice…
Franco Cardini, Gerusalemme
Quartiere Ebraico

Il quartiere ebraico si snoda intorno a Hurva Square e all’omonima sinagoga Hurva, simbolo della resistenza ebraica, due volte distrutta e due volte ricostruita, l’ultima nel 1948, dopo la fine della guerra arabo-israeliana.

Ancora le quattro Sinagoghe sefardite, fulcro della vita spirituale della comunità sefardita fino al XIX secolo, anch’esse più volte distrutte e ricostruite, tuttora luogo di culto. Furono scavate in profondità perché la legge dell’epoca vietava edifici di culto più alti delle moschee.
Durante l’occupazione romana Gerusalemme divenne Aelia Capitolina e proprio nel quartiere ebraico si può trovare un’importante testimonianza archeologica. Il Cardo Maximus, la via principale della città romana.
Gerusalemme è antica e stratificata e nel sottosuolo nasconde la storia dei secoli passati, motivo per cui gli scavi archeologi sono estremamente complessi.
La Porta di Sion, accesso al quartiere ebraico nel tratto di mura meridionali, conserva i segni dei duri scontri del 1967, crivellata di proiettili e la mezuzah (astuccio contenente i brani della Torah presente su ogni porta delle case ebraiche) è stata ricavata da un bossolo.

Western Wall

Il muro occidentale o Kotel è uno dei luoghi più commuoventi e spirituali di Gerusalemme. Il più importante luogo di culto per gli ebrei.
Nel 70 d.C. i romani distrussero il Tempio di Gerusalemme e l’unica testimonianza della sua esistenza è questo tratto di mura alte una quindicina di metri.
Già sin all'indomani della distruzione del Tempio, gli ebrei rimasti a Gerusalemme pare si radunassero lungo questa muraglia per piangere sulle sventure della patria. Col passare del tempo questo lamento, questa accorata meditazione sulle sfortune della stirpe, si ritualizzò e divenne un atto di vera e propria devozione, importantissimo nel complesso della religiosità ebraica...
L'avanzo del tempio di Erode Il Grande divenne per eccellenza "il muro del Pianto", "il muro delle lamentazioni"... il simbolo più sacro dell'unità ebraica nel mondo.Fosco Maraini, Le pietre di Gerusalemme

Alla base del muro una folta fila di fedeli prega in piedi, con la faccia rivolta verso la pietra. I più pii leggono, o recitano, muovendo tutto il corpo in inchini ritmici, in una specie di danza che varia da persona persona.
Fosco Maraini, Le pietre di Gerusalemme
Nel 1948, quando la città vecchia passò sotto il controllo giordano, il muro occidentale era schiacciato tra le abitazioni e gli ebrei furono espulsi perdendo l’accesso al luogo sacro per ben diciannove anni.
Solo nel 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, i paracadutisti israeliani presero d’assalto la città vecchia e si fecero strada fino al muro: furono abbattute tutte le costruzioni intorno e si creò l’enorme piazza che svolge la funzione di una sinagoga invisibile. L’intero sito trabocca di spiritualità.
Il muro occidentale è sempre aperto, può essere visitato da persone di qualunque fede religiosa. E’ necessario superare dei controlli di sicurezza attraverso i metal detector ed essere vestiti sobriamente.
L’accesso è separato per uomini e donne. Usanza comune è lasciare un biglietto con una preghiera, un desiderio nelle crepe del muro.
I biglietti vengono recuperati dai custodi non per essere gettati, ma sepolti al Monte degli Ulivi.
Conoscere l'ebraismo
Lo Shabbat a Gerusalemme

Ogni venerdì trentasei minuti prima del tramonto (diciotto nel resto di Israele) una sirena risuona a Gerusalemme: annuncia l’inizio dello Shabbat, il sabato ebraico.
La Halacha (la legge rabbinica) segue le regole descritte nella Torah, sono vietate trentanove attività tra cui: lavorare, fare affari, acquistare o vendere, guidare, viaggiare. L’unica attività a cui è possibile dedicarsi è la preghiera.
Gli ebrei, il venerdì sera, si riuniscono in famiglia per consumare un lauto pasto, preparato precedentemente; perché durante lo Shabbat è proibito cucinare, accendere, fuochi, fumare e addirittura pigiare i bottoni siano essi di un ascensore, di un elettrodomestico o lo schermo di uno smartphone.
Ovviamente non tutte le famiglie israeliane sono osservanti, anzi la maggior parte sono laiche e non rispettano tutti questi divieti.
Trovarsi a Gerusalemme durante lo Shabbat, potrebbe apparire come un disagio: il sabato tutte le attività sono chiuse, i mezzi pubblici e i taxi non circolano, la città si ferma diventa silenziosa e deserta.
Tuttavia, superato lo stupore iniziale, è una splendida esperienza che rimarrà a lungo nei ricordi del viaggio.
Lo shabbat termina il sabato sera un’ora dopo il tramonto, o meglio quando sono visibili tre stelle in cielo.
Quartiere Cristiano
Il quartiere cristiano è un piacevole mosaico di piccole stradine, ristoranti, negozi e istituzioni religiose di oltre venti confessioni cristiane. Al centro la Basilica del Santo Sepolcro.
psicologia
La sindrome di Gerusalemme

Una volta uno psicologo israeliano ha lamentato il fatto che alcuni visitatori di Gerusalemme cadono vittima di una particolare specie di follia e diventano pericolosi invasati di Dio.
Mordercai Richler, Quest'anno a Gerusalemme
Ogni anno milioni di pellegrini si recano a Gerusalemme per fede. Alcuni di loro cadono vittime della Sindrome di Gerusalemme, uno scompenso psicotico indotto dai luoghi sacri, una sorta di estasi religiosa.
La sindrome fu descritta per la prima volta negli anni Trenta dallo psichiatra gerosolimitano Heinz Herman.
La città vecchia funge da elemento scatenante, non importa a quale fede religiosa si appartenga, nella maggior parte delle persone queste sensazioni sono innocue e si manifestano con il desiderio di partecipare a processioni nei luoghi sacri, recitare preghiere, fare sermoni. Una volta lasciata la città questo stato scompare.
Tuttavia nei casi più gravi, persone con disturbi psichiatrici pregressi, è necessaria l’ospedalizzazione (oltre 1000 persone) per deliri. Sono stati riscontrati casi eclatanti:alcuni si credevano Sansone, altri Maria, altri ancora erano certi di dover portare a termine missioni affidategli da Dio.
La Via Dolorosa

La Via Dolorosa ripercorre, attraverso la città vecchia, il percorso di Gesù verso la crocifissione e termina alla Basilica del Santo Sepolcro che custodisce le ultime cinque stazioni.
Seguire la via crucis a Gerusalemme consente una visita nei luoghi della Passione di Gesù.
Partendo dalla prima stazione alla Porta di Santo Stefano o dei Leoni dove Ponzio Pilato condannò Gesù. In questo percorso è possibile visitare la Cappella della Flagellazione la prigione di Cristo, la basilica dell’Ecce Homo.
L' "Invenzione" dei Luoghi Santi
Per comprendere i luoghi santi di Gerusalemme da un punto di vista storico è necessario ritornare al ruolo svolto dall’imperatore Costantino e da sua madre Elena da poco convertita alla nuova religione, dopo che, nel 313 d.C., con l’Editto di Milano, venne concessa alla chiesa cristiana la libertà di culto.
Nel 326 l’ottantenne Elena, raggiunse Gerusalemme con lo scopo di individuare i luoghi sacri del Cristianesimo per i futuri pellegrini.
... Ella individuò tre luoghi santi degni di particolare devozione, tre" mistiche spelonche": un sepolcro scavato nella roccia rinvenuto sotto il tempio di Giove che Elena fece demolire; una grotta naturale sul Monte degli Olivi nella quale secondo la tradizione Gesù avrebbe istruito i discepoli e dove avrebbe dettato loro il Paternoster; e un'altra grotta naturale, quella di Betlemme.
Franco Cardini, Gerusalemme Una storia
Gli edifici che l'imperatore Costantino fece progettare ed erigere in Gerusalemme, per celebrare i luoghi in cui Gesù trascorse in tormenti le ultime ore terrene, e in gloria le prime celesti da risorto, furono grandiosi, semplici, nobili nella concezione fondamentale. La tomba vera e propria venne coperta da una grande rotonda a cupola detta Anastasis (resurrezione).
.... Il tutto costituiva un insieme organico e armonioso, logicamente collegato con la strada, e che riusciva a unire i tre luoghi sacri principali-tomba di Cristo, Golgota e pozzo della Croce-in modo che la visita si svolgesse lungo un itinerario naturale e intuitivo.Fosco Maraini, Le pietre di Gerusalemme
Basilica del Santo Sepolcro

La Basilica del Santo Sepolcro il luogo più sacro di tutta la cristianità, secondo la tradizione, si identifica con il Golgota e la sepoltura di Cristo.
Edificata, nel 335 d.C., in pietra di Galilea (la pietra con cui tutta Gerusalemme è costruita)nelle sue mura sono incise la storia, le devastazioni e la bellezza di questo luogo.
Al suo interno si trovano le ultime stazioni della Via Dolorosa.
All’ingresso la pietra dell’unzione commemora il luogo in cui Gesù è stato preparato per la sepoltura. I fedeli cospargono d’olio questa lastra (originariamente si trovava nel cortile antistante l’ingresso, ma i pellegrini ne asportavano delle parti, quindi è stata ricoperta da una pietra protettiva e trasferita all’interno) e assorbono l’olio in eccesso con dei teli da conservare come reliquie.

Salendo le scale si raggiunge la Cappella del Calvario con la decima e undicesima stazione delle Via Crucis. La dodicesima stazione è il luogo della crocifissione, il Golgota. All’interno dell’altare è stato praticato un piccolo foro per toccare la roccia sottostante.
Da un punto di vista storico
L'imperatrice, con l'aiuto della comunità cristiana locale, avrebbe identificato la roccia del calvario e, a poca distanza da essi, la grotta corrispondente al sepolcro… Lì Gesù sarebbe stato sepolto... Gerusalemme aveva ormai acquistato decisamente la fisionomia della città santa cristiana, una città-santuario.
Franco Cardini, Gerusalemme Una storia
Il Santo Sepolcro è un’edicola con marmi di vari colori, lampade ad olio, addobbi, ex voto ed immagini sacre.

Nell'interno si aprono due minuscole celle; una è detta dell'angelo, dove si conserva un frammento della pietra sulla quale, secondo la tradizione, si posò l'angelo della resurrezione; la seconda più piccola ancora-per entrarvi occorre piegarsi quasi in due-sarebbe il sepolcro vero e proprio.....Però le ripetute demolizioni e radicali cambiamenti avvenuti nei secoli rendono l'identificazione positiva del luogo completamente illusoria.
Fosco Maraini, Le pietre di Gerusalemme
Le chiavi della Basilica e lo Status Quo
La Basilica durante la sua storia secolare ha conosciuto e tutt’ora conosce fortissime lotte interne tra le varie comunità cristiane (cattolici, greco-ortodossi, armeni ortodossi, siriani, copti ed etiopi) che si disputano cappelle ed altari. L’esempio più eclatante è quello del Monastero Etiope. Relegato sul tetto della Basilica: Questo piccolo monastero ospita alcuni monaci della Chiesa d’Etiopia, un tempo molto potente, ora costretti a vivere in mezzo alla rovine di un chiostro medievale costruito da crociati.
Le controversie erano ben note anche durante la dominazione turca di Solimano e proprio in quel periodo storico iniziò una tradizione che ancora oggi è parte integrante della storia della Basilica.
... Solimano e i suoi successori cercarono invano di imporre ordine e quiete tra le varie comunità cristiane… Alla fine, fu il sultano Murad III-rinnovando un privilegio che, secondo la tradizione, era stato il califfo Umar a fondare nel 638-ad affidare nel 1594 ai membri di due antiche famiglie arabe musulmani di Gerusalemme, i Nusseibeh e gli Yudeh, le chiavi del grande portale d'ingresso della basilica, con l'annesso compito di mantenere l'ordine al suo interno e di evitare le risse. Li ammiriamo ancora oggi, nei giorni di festa, i capi della polizia mussulmana interna del Santo Sepolcro incedere solenni e severi, paludati nel costume ottomano rosso e oro.
Franco Cardini, Gerusalemme Una storia
Lo Status Quo, emanato l’8 febbraio 1852, è un decreto che regola gli spazi, gli orari delle funzioni e dei tempi di accesso alle parti comuni delle varie comunità cristiane alla Basilica del Santo Sepolcro, alla tomba di Maria e alla Basilica della Natività a Betlemme.
Nessuna comunità può prendere decisioni autonomamente, ma ogni aspetto che riguarda la gestione degli spazi sacri deve essere comunitaria. Lo Status Quo è considerato come acquisito sia pure in modo controverso e fragile visti i complessi meccanismi che regolano e rendono possibile la convivenza in questi luoghi.
Gli ebrei ultraortodossi di Gerusalemme
Mea She'Arim

Mea She’Arim è il quartiere ultraortodosso di Gerusalemme. Un luogo fuori dal mondo e dalla ragione. La sensazione è quella di visitare uno shtetl (villaggio tradizionale ebraico) dell’Europa orientale della fine del XIX secolo. Gli Haredim (ebrei ultraortodossi) si traferirono a Gerusalemme dalla Polonia, dalla Germania e dalla Lituania, conservando intatte le loro tradizioni.
Gli uomini indossano completi scuri, sotto la camicia il tallit katan (un telo rettangolare con un foro per la testa, l’unica parte visibile sono le quattro frange ai lati), fedoras (cappelli neri a tesa larga) nei giorni feriali e spodik (cappelli di pelo) nelle festività ebraiche.
Portano capelli corti con i payot, i boccoli ai lati della testa.
Le donne, dopo essersi sposate, sono costrette a tagliare i capelli e coprire la capigliatura con una parrucca. Indossano gonne a metà polpaccio e le braccia devono essere sempre coperte, così come il resto del corpo, in nome della modestia.
Se questo abbigliamento rigoroso, poteva funzionare nella fredda Europa orientale del secolo scorso, stride fortemente con il caldo mediorientale di Gerusalemme.
La lingua di Mea She’Arim è l‘yiddish (un dialetto ebraico originario dell’Europa orientale con discendenze tedesche), l’ebraico è la lingua del Talmud e non può esser usato nella vita quotidiana. La maggior parte degli uomini non lavora, ma studia, per tutta la vita il Talmud, nelle Yeshiva, ricevendo sussidi da Israele, uno stato che non riconosce perché troppo laico e moderno.
Il tasso di natalità è il più elevato dell’intera città, con una media di 7,5 figli a donna. Le donne, oltre al gravoso carico domestico, sono costrette a lavorare per mantenere la famiglia.
I bambini ricevono un’istruzione esclusivamente religiosa, chi abbandona la comunità viene bandito dai suoi familiari e non più farvi ritorno.
Gli Haredim non possiedono televisori, ma si affidano solo alle pubblicazioni approvate dalla comunità per avere informazioni. Possiedono invece dei cellulari kosher, senza connessione ad internet e senza la possibilità di inviare sms, la cui unica funzione è telefonare.
Durante lo Shabbat il quartiere viene isolato dal resto della città per evitare il passaggio di veicoli a motore.
Consigli per la visita
Se come me avete letto ed apprezzato Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche (libro da cui è stata tratta la serie di successo di Netflix) e non vi siete persi una puntata di “Shtisel” ambientata proprio a Mea She’Arim vi consiglio questa visita ultraortodossa!

Quartiere Armeno

Il quartiere Armeno è talmente piccolo (appena 0,1 chilometri quadrati) da passare inosservato.
Nel 300 d.C. l’Armenia fu il primo stato cristiano, a seguito della conversione del suo re. Moltissimi armeni si trasferirono a Gerusalemme e, quando nel IV secolo, l’Armenia fu occupata, la Città Santa divenne la capitale spirituale per questo popolo. Arrivando a contare venticinquemila armeni residenti. Oggi la comunità armena è notevolmente ridotta: circa duemila persone. Nel quartiere è possibile visitare, ma spesso non facile (dato che è quasi sempre chiusa) la Cattedrale di San Giacomo.
Più semplice è farsi ammagliare dai colori delle ceramiche armene e dai laboratori, nati nel 1919 per il restauro della Cupola della Roccia.
Molti abitanti si impegnano ad informare i visitatori delle atrocità del genocidio armeno nel 1915-18 ad opera degli ottomani.
da non perdere
Mar Morto

Il Mar Morto è il punto più basso della terra: 431 metri sotto il livello del mare.
Questo specchio d’acqua è chiamato mare di sale, in ebraico, per il suo tasso di saturazione salina, il più alto del mondo: una concentrazione pari al trentaquattro per cento. Dieci volte quella dell’oceano. La salinità elevata non consente la vita di flora e fauna, da qui il suo nome.
Alimentato dal fiume Giordano con l’evaporazione dovuta alla alte temperature del deserto, la concentrazione di sali e minerali aumenta in modo esponenziale. Oggi il corso del fiume Giordano è stato deviato per consentire le coltivazioni dei paesi circostanti e il Mar Morto si sta lentamente prosciugando.
Il Mar Morto è conosciuto, fin dall’antichità, per le eccezionali proprietà curative delle sue acque e dei fanghi per varie malattie dermatologiche.
Ancora, l’altissima concentrazione di ossigeno nell’aria e il basso livello di UV sono terapeutici per le malattie respiratorie.
Senza dimenticare il piacere e la sorpresa di galleggiare senza nessuno sforzo!
Consigli di lettura
Le pietre di Gerusalemme di Fosco Maraini Un viaggio a Gerusalemme, attraverso la pietra e le sue infinite forme. Con queste premesse Fosco Maraini si appresta a visitare e raccontare la città sacra delle tre religioni monoteistiche, camminando per le strade intrise di storia millenaria.
Gerusalemme una storia di Franco Cardini Un testo imperdibile per avvicinarsi all’universo Gerusalemme. L’autore, con grande maestria e molto amore, racconta la storia millenaria della Città Santa. Attraverso i secoli e le dominazioni, Gerusalemme, sacra e profana, stratificata, contesa, in perenne guerra, sopravvive all’uomo e alla sua forza distruttiva.
Quest’anno a Gerusalemme di Mordercai Richler Richler proviene da una famiglia ebrea osservante, per tutta la sua infanzia ha dovuto rispettare i precetti dell’ebraismo. Durante l’adolescenza abbandona la fede per una visione laica della vita e ripone le sue speranze nel sionismo e nel sogno di trasferirsi a Gerusalemme.
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