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Tel Aviv è la prima città interamente ebraica, dopo duemila anni. Nata dal sogno dei sionisti, oggi è una metropoli moderna, vivace, cosmopolita, racconta e rappresenta lo spirito di Israele.

Qui i Mc Donald sono kosher, qui convivono spiagge, completamente isolate dalla vista, con l’accesso a giorni alterni per gli uomini e le donne frequentate solo dagli ebrei ultraortodossi e uno dei gay pride più grandi e famosi al mondo.
Il rispetto e la tolleranza degli abitanti si palesano in un alto senso civico dei cittadini.
Israele è un paese unico in ogni accezione del termine unico.
I grattaceli e il Tayelet
Il primo impatto con la città è la vista dei grattacieli, la passeggiata sul mare, conosciuta come Tayelet la spiaggia con sabbia bianchissima, le alte torrette dei bagnini; lo stile di vita rilassato, i colori vivaci, il blu del mare e del cielo.

A dire il vero, qui a Tel Aviv i grattacieli rappresentano una scelta ambiziosa, una velleità urbana, più che una via obbligata alla mancanza di spazio.
Elena Loewenthal, Tel Aviv

La città segue uno sviluppo verticale: i cantieri sono ovunque l’attività è frenetica, le altissime gru sono parte del panorama urbano. Dove non si progetta il futuro, si restaura il passato. Tel Aviv è giovane, ma non dimentica le sue origini, anzi le protegge dall’oblio.
I nomi delle vie e delle piazze sono stati scelti espressamente con questo scopo: ricordare i fondatori e loro storie, le vite dietro i nomi. Passeggiare a Tel Aviv significa ricordare le persone che hanno reso possibile il sogno di una città ebraica. La città non è solamente una piacevole località di mare, ma ha molto da raccontare.
Il Bauhaus a Tel Aviv

Tel Aviv è conosciuta come la città bianca. Per tale motivo è patrimonio Unesco dal 2003, è la città con la più alta concentrazione di edifici in stile Bauhaus originali.
La città che più al mondo conserva, restaura e ora celebra uno dei simboli più significativi della cultura tedesca del Novecento è dunque niente meno che Tel Aviv. Ironia della storia, forse anche atto di giustizia.
Elena Loewenthal, Tel Aviv
Il Bauhaus nasce in Germania dagli architetti Walter Gropius e Mies van de Rohe negli anni tra 1919 e il ’33. I nazisti considerano questo design, moderno ed essenziale, degenerato.
Tali ideali furono portati a Tel Aviv dagli architetti ebrei in fuga dalla Germania nazista. Furono così costruiti circa quattromila edifici Bauhaus bianchi.
La maggior parte si trovano lungo il Rothschild Boulevard, alcuni sono ancora da restaurare, ma la maggior parte è stata riportata al suo antico splendore.
Il Bauhaus Center propone dei tour alla scoperta di questo straordinario patrimonio architettonico.
Rothschild Boulevard

Il Rothschild Boulevard è il centro nevralgico e sentimentale della città: collega il mare al centro cittadino: un lungo viale con un percorso pedonale, ampi spazi verdi, tra panchine e piste ciclabili, a contorno gli immancabili grattacieli e numerosi edifici Bauhaus.
Lungo il Boulevard si trovano due importanti testimonianze storiche della città: l’Independence Hall e il Museo dell’Hanganah, qui la la loro qui la storia.
Il Rothschild Boulevard è’ la prima via di Tel Aviv, era un canalone tra due dune di sabbia. Originariamente si chiamava Via del Popolo, un nome altisonante e di stampo sionista, socialista.
Già nel 1910 un gruppo di residenti formulò una petizione per cambiare il nome della via e rendere il giusto omaggio al barone Edmond de Rothschild, pilastro dell'iniziativa protosionista e poi sionista. Poco vocato alla finanza, Edmond restò un incallito umanista e non meno incallito sognatore. Dedicò la sua vita (e qualche sostanza, va detto) al ritorno degli ebrei in terra promessa. Un ritorno attivo, non fondato sulle elemosine, però. Un ritorno di lavoro e vita attiva. Di rinascita congiunta, insomma: della terra e degli ebrei, insieme.
Elena Loewenthal, Tel Aviv
Dizengoff Square

Piazza Dizengoff, costruita negli anni Trenta segue lo stile Bauhaus tipico dell’epoca. Si tratta di una piazza circolare circondata da edifici dalla facciata bianca e dai balconi ricurvi. Porta il nome di Meir Dizengoff il primo sindaco di Tel Aviv.
Nel 1986, viene installata una fontana cinetica, “Terra e fuoco”, opera di Jacob Agam, che attira lo sguardo di ogni visitatore.
Hotel Cinema
L'Hotel Cinema nel cuore della città, in piazza Diezengoff, è uno dei più storici e simbolici edifici del Bauhaus cittadino si chiama così perché qui una volta c'era il cinema Ester, e tutto-dalle tovagliette per la colazione alle vecchie macchine da presa esposte-richiama quest'arte. E' bianco, come la città bianca.
Elena Loewenthal, Tel Aviv
Neve Tsedek

Neve Tsedek è un piccolo e tranquillo quartiere incastonato ormai dentro una città che sempre più frenetica… Le vie sono piuttosto strette, i marciapiedi anche. Fra un giardino e l'altro, dietro un muretto, una bassa ringhiera, gli alberi sembrano comunicare fra loro… A Neve Tsedek le case sono basse. Alcune nuove o rinnovate, altre ancora da rimettere in sesto. È divenuta da qualche tempo un'ambita zona residenziale, però non è affatto raro incrociarvi una baracca o una catapecchia con i vetri opachi di polvere e qualche vecchio ritornello religioso affisso sulla parete…
Elena Loewenthal, Tel Aviv
Neve Tsedek è il più antico quartiere di Tel Aviv. Racconta la storia degli ebrei della diaspora e il sogno di una città.
Neve Tsedek significa "pascolo di giustizia" ed è citato, nella Bibbia. Nel 1866 venne fondata un'associazione (...) il cui scopo era quello di assicurare a un piccolo gruppo di ebrei che abitavano a Giaffa una vita migliore più dignitosa, fuori da quella vetusta e insidiosa città. L'anno seguente si iniziò la costruzione di Neve Tsedek: un momento storico che segnò la direzione per i tempi a seguire. A nord di Giaffa, e verso nord Neve Tsedek non aveva ambizioni di autonomia: si configurava come un quartiere ebraico della città da cui aveva preso le mosse.
Le casa con il tetto di tegole rosse è un sogno, un'immagine della nostalgia. Un controsenso, da queste parti. Eppure Tel Aviv nasce con casette di mattoni dei tetti spioventi e tegoluti, perché vuole essere ebraica, tutta diversa dal resto perciò vagamente europea.
Fino agli anni Settanta, Neve Tsedek è andato inesorabilmente ingrigendo. Sempre più squallido, scalcinato cadente. Abbandonato all'incuria al degrado. Poi, come spesso capita, alcuni artisti metropolitani hanno cominciato a venire e abitare da queste parti. Il recupero ha significato innanzitutto l'apertura fisica degli spazi, ricondotti alle loro proporzioni originarie. Anche le case costruite dal nulla, qui rispettano gli equilibri di luce, ombra e sole e sabbia e mare.Elena Loewenthal, Tel Aviv
Sarona

Sarona è un quartiere verde di Tel Aviv, ma quello che oggi sembra un tranquillo luogo dedicato alla shopping e alla ristorazione con casette basse di gusto europeo, circondato da grattacieli ha una storia ben diversa.
Nell'agosto del 1854 a Ludwigsburg, Germania, un gruppo di cristiani luterani fonda una "società per il raduno del popolo di Dio a Gerusalemme". Una vera e propria organizzazione religiosa, fondamentalista e piuttosto eretica che prende il nome di "Deutscher Tempel".
Sono i moderni templari. Il dettato fondamentale dei nuovi templari è quello di venire qui, in Palestina. Inoltre, così facendo si affretta la venuta di Cristo e l'avvento dell'era messianica....
Nel 1868 il primo nucleo lascia la Germania e raggiunge il porto di Haifa...
I templari si spostano su e giù per la Terrasanta. Guidati da uno dei loro capi, Christoph Hofmann, arrivano a Giaffa. Qui Hofmann acquista 600 dunam di terra. Un pendio di calcare, tanta malaria e paludi... La terra è di proprietà di un monastero greco e viene battezzata "Sarona". Siamo nel 1871 e l'anno successivo dei 125 coloni di Sarona ne sono già morti 28: le condizioni di vita sono quasi proibitive. Ma i templari sono tipi tosti e, a forza di lavoro sodo e di eucalipti piantati (insostituibili nella bonifica delle paludi..), la colonia tiene. Nel 1889 sono 269, contano 41 abitazioni e alcuni edifici comuni.
Sarona è composta di due strade che si incrociano, campi giardini e amene casette due piani, anche qui con il tetto spiovente. I templari si specializzarono nella coltivazione degli agrumi, ed è davvero una beffa della storia il fatto che il celebre marchio Jaffa sia comparso per la prima volta sui loro prodotti.
Ma Sarona a quell'epoca è lontana: da Tel Aviv che non è ancora fondata, dal mare, dai pionieri ebrei. Ad avvicinarsi l'uno all'altra provvederanno, tempo dopo, i profughi dalla Germania, gli ebrei braccati dal nazismo che paradossalmente verranno qui a cercare un po' di quella "atmosfera ariana" da cui erano fuggiti.Elena Loewenthal, Tel Aviv
La casa Baldenhofer, trasformata in museo, originaria del 1905 su due livelli più un seminterrato racconta come si svolgeva la vita quotidiana dei suoi proprietari l’ingegnere Karl Baldenhofer e sua moglie.
Ancora, è possibile visitare anche l’antico frantoio di Sarona del 1912.
A Sarona verrano issate le bandiere naziste, ma questa è un’altra storia che potete leggere qui.
Rabin Square

La piazza- è un enorme "piazzale", a dire il vero- del municipio è una sorta di cittadella amministrativa, ma anche un luogo dove lo spazio si concede a eventi, manifestazioni. Qui sono segnati momenti storici per il paese. L'assassinio di Itzhak Rabin, il 5 novembre del 1995, durante una manifestazione per la pace, ha dato un terribile contributo a questo luogo. Che ha assunto da allora una veste nuova. Simbolica quasi rituale, nel contesto dell'identità israeliana illuminata e liberale, per la quale quell'omicidio rimane una ferita insanabile, ma anche un catalizzatore di energie.
La vastità del luogo è accentuata dal grande edificio a vetri disegnato da Menachem Cohen. La piazza che ora si chiama Rabin, prima di quel giorno di novembre del 1955 si chiamava "Re d'Israele".
C'è un monumento memoriale, di pietra scura. Anzi, di enormi massi di pietra scura affastellati. Uno di essi porta l'iscrizione. Mi ricorda i sepolcri nel deserto, segnati da cumuli di sassi per proteggerli dalle devastazioni e riconoscerli nello spazio indistinto. Da questa atavica, preistorica immagine, deriva l'usanza ebraica di deporre un sasso, quando si va in visita ad una tomba.Elena Loewenthal, Tel Aviv
da vedere
Costruzioni insolite
Tel Aviv, baluardo del Bauhaus e non solo, infatti passeggiando per la città non mancano costruzioni degne di nota, a volte bizzarre.
La El Al Hous, primo edificio brutalista, a più piani, in Israele, progettato dagli architetti Dov e Ram Carmi, Zvi Melzer, nel 1963, con una drammatica scala di emergenza a chiocciola.

La Crazy House dell’architetto Leon Gaignebe non smette di stupire dal 1985, anno della sua costruzione.
Su due lati distinti dell’edificio Gaignebe ha rappresentato: il mare, con i balconi che sembrano onde, mentre, nella parte anteriore, il deserto con l’affresco raffigurante un wadi che lo attraversa.

La House on Boardwalk dell’architetto Tzvi Harel era solo un schizzo per una rubrica su una vista di architettura, ma divenne reale quando il business man Piltz la realizzò sul lungo mare di Tel Aviv.

Mercato del Carmelo

Il Mercato del Carmelo è il più antico di Tel Aviv: ogni mattina va in scena, tra grida, confusione e bancarelle che vendono un po’ di tutto.
Il mercato del Carmelo venne creato dei profughi ebrei giunti qui dalla Russia, durante la rivoluzione bolscevica-verso il 1917. Questo gruppo, giunto senza più sostanze, ottenne dalla municipalità, e con il sostegno del lungimirante Mier Diezengoff, il permesso di aprire un mercato, turbando con ciò quella certa natura borghese che la città aveva mantenuto sino a quel momento. Non c'è niente di meno borghese di un mercato, e di un mercato come questo: vociante, sguaiato come ogni mercato che si rispetti.
Elena Loewenthal, Tel Aviv
Florentin

Questo quartiere, che porta il nome di David Florentin, un ebreo greco che acquistò la zona negli anni Venti, oggi è il quartiere hipster di Tel Aviv.
Per gli amanti dei libri
Robinson Book

Nella affascinante via Nakhalat Binyamin si trova Robinson Book.
Robinson è un libraio di cose (non solo libri...) usate. Ma è anche ben di più. Qui, in tempi remoti in cui i motori di ricerca non esistevano ancora qualunque cosa cercassi, ovunque fosse stata stampata e sempre che non fosse ormai sepolta dentro una scheda bibliografica, in un repertorio reso inaffidabile dal tempo, Robinson me l'avrebbe trovata. Tomi in ebraico, yiddish , svariate lingue europee, sottili estratti di riviste accademiche, formulari, rari saggi dal tema ininfluente: Robinson non solo te la cercava, ma sapeva anche dove trovarla e, nel giro di qualche settimana, un pugno di mesi al massimo l'oggetto del desiderio arrivava a casa, in Italia avvolto in polverosa carta da giornale, protetto da un involucro improvvisato. Robinson era, ed è ancora, la fonte di riferimento un libraio più attendibile ed infallibile che si possa immaginare.
Elena Loewenthal, Tel Aviv
Giaffa

Giaffa può essere raggiunta a piedi da Tel Aviv con una piacevole passeggiata sul lungomare.
Giaffa, invece, è una delle città più vecchie del mondo. Ormai non c'è più interruzione fra i due luoghi, fra le due dimensioni del tempo che essi rappresentano. La passeggiata prosegue sin lassù, da dove nel 1909 scesero i pionieri per fondare il Tel Aviv.
Elena Loewenthal, Tel Aviv
Giaffa o Yafo è una città a prevalenza araba, antichissima e citata nella Bibbia per il suo porto.
Divisa in Giaffa alta, interamente ricostruita a scopo turistico, offre una splendida vista d’insieme su Tel Aviv, e Giaffa bassa, più autentica, con la torre dell’orologio, costruita nel 1903 e il famoso mercato delle pulci.

L’albero di arancio galleggiante racconta la storia di Giaffa e della coltivazione delle sue arance celebri in tutto il mondo.

I controlli aeroportuali
Un piccola nota pratica: gli aeroporti israeliani sono famosi per i controlli e le “interviste” fatte ai passeggeri in partenza, non in arrivo.
Motivo per cui è necessario arrivare con largo anticipo in aeroporto, almeno tre ore.
Ovviamente la scelta di sottoporre i passeggeri a queste interviste è data dall’alto rischio di terrorismo.
Ho letto, in rete, racconti di episodi poco piacevoli con raffiche di domande piuttosto strane, volte a cercare un falla o un’insicurezza per chi ha obiettivi diversi dal turismo.
Per quanto riguarda la mia esperienza posso raccontare l’esatto contrario: il personale è stato estremamente cortese, mi è stato chiesto se avessi preparato il bagaglio da sola, se fosse rimasto incustodito e cosa avessi acquistato in Israele. Niente di drammatico o fastidioso.
Consigli di lettura
Tel Aviv di Elena Loewenthal Il viaggio (personale e mai definitivo, come lo sono tutti i viaggi) dell’autrice a Tel Aviv. Città, sorta nel 1909, la prima città completamente ebraica dopo duemila anni.
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